Enrico Fierro sul FQ del 6 aprile 2016, sul filone dei rifiuti, scrive
"Al Centro oli di Viggiano i dati venivano addomesticati. Quelli sulle emissioni, sulle fuoriuscite di agenti inquinanti e sugli incidenti sul lavoro. Un operaio sviene intossicato dall’H2S,un responsabile minimizza: “Si è sentito male per i cazzi suoi, dice che non aveva mangiato la mattina”. Ecco come nelle carte dell’inchiesta carabinieri del Noe e magistrati giudicano l’atteggiamento del management Eni: “È emersa una gestione con modalità comportamentali osservate dai tecnici e dirigenti indagati, assolutamente non trasparenti ed emblematiche all’inverso di una preordinata e accanita pervicacia nel nascondere la reale entità del problema ambientale e i rischi connessi alla salute dei lavoratori”.Anche sugli “sforamenti emissivi” stessa linea. “La strategia del management Eni è stata improntata a occultare agli organi di controllo le evidenti anomalie dell’impianto”.Lei metterebbe allora la mano sul fuoco sul comportamento dell'Eni a Viggiano?
Sempre sul FQ del 6 aprile, Marco Palombi cita in un successivo articolo un ebook di Greenpeace sulle trivelle:
IL LIBRO si chiama Trivelle insostenibili. Come far uscire l’Italia dall’oscurantismo energetico (Arianna editrice) e sarà presentato dal Wwf domani all’Università La Sapienza. Il Fatto, però, ha potuto leggerne una parte in anteprima. Scrivono gli autori: “Secondo i dati del ministero dello Sviluppo Economico (escludendo le 4 strutture “Ombrina Mare 2”, “Panda 1”,“Panda W1”,“Benedetta 1”) sono 88 le piattaforme e strutture emerse entro le 12 miglia che fanno capo a 31 Concessioni a coltivare.Salta agli occhi che ben 42 di queste 88 piattaforme sono state costruite prima del 1986”. Tradotto: “Il 47,7% delle piattaforme a cui il governo vorrebbe prorogare la concessione nella fascia offlimits non sono mai state sottoposte a valutazione di impatto ambientale”.Domanda semplice: siamo sicuri allora che convenga lasciare le cose così come sono sulle trivelle e che questo governo non stia facendo alcun regalo alle lobby?
CURIOSO, infine, un altro dato ministeriale: delle 88 piattaforme di cui sopra, ce ne sono 8 classificate “non operative” (sette estraggono gas e 1 petrolio, tutte dell’Eni); altre 31 (tutte a gas) sono classificate “non eroganti”, cioè non estraggono alcunché e non si sa da quando né fino a quando. Tradotto: il 44% delle piattaforme è lì senza alcun motivo sensato. Scrive il Wwf: “Si tratta di capire se la non erogazione sia legata solo a manutenzione o invece si tratti di piattaforme che, in realtà, hanno cessato la produzione ma che le aziende non dichiarano per non smantellarle evitando così di affrontare i costi per la loro demolizione e per il ripristino dello stato dei luoghi, come stabilisce dal Codice dell’Ambiente”. Una domanda a cui dovrebbe rispondere il ministero dello Sviluppo, finora mostratosi però fin troppo at-tento alla lobby petrolifera.
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