Il problema sono le domande, magari le risposta, non l'intervistato.
Compito del giornalista è questo, fare informazione, fare domande, anche scomode, trovare le notizie, informare, permettere alle persone di poter esprimere poi un loro giudizio.
Sorprende l'ondata di indignazione per l'intervista di Riina jr: sorprende che questa arrivi anche dai politici che ieri e anche domani siederanno proprio nel salotto di Vespa.
Inquietano non le risposte date dal figlio del boss mafioso, non le domande: come se la famiglia Riina fosse una famiglia qualsiasi, come se non sapesse chi fosse il padre, che mestiere facesse ...
E' questo servizio pubblico, si sono chiesti ieri in tanti?
Da Vespa sono passati anche Dell'Utri e Contrada. Concorso esterno in associazione mafiosa. Niente indignazione.
E, tanti anni fa, Biagi e Zavoli in RAI hanno intervistato mafiosi e brigatisti, ponendo loro domande.
L'indignazione a tempo passerà in fretta, come quella montata per la scoperta di tanti patrioti (anche italiani) coi conti offshore.
Come se non avessimo avuto fino a ieri un presidente del consiglio che aveva ideato una ragnatela di società offshore per nascondere soldi al fisco.
Quanto durerà questa indignazione? Un giorno, una settimana?
Ci indignamo per la mafia in TV e non facciamo niente per la mafia nelle liste elettorali, per contrastare il voto di scambio, la penetrazione dentro l'economia.
Indignados per un giorno.
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