“Trenord non gestisce soldi pubblici”
- così si giustificava l'ex presidente di Ferrovie Nord Milano (la controllata che si occupa di trasporto pubblico in Lombardia),
Noberto
Achille, nell'intervista in cui Marco Lillo gli contestava le
spese “pazze” che si faceva rimborsare dal fondo di presidenza. Soldi pubblici, perché rimane una società controllata dalla regione Lombardia, i cui
vertici in questi anni sono sempre stati legati alla regione stessa (Formigoni prima e Maroni ora).
Quali sono queste spese? Le multe dell'auto: una da 1000 euro,
per un totale di 17mila euro, su auto che la società mette a
disposizione della dirigenza e che invece, in alcuni casi, erano in
uso ad altre persone.
I quadri comprati alla Galleria
Sacerdoti per 17 mila euro.
Spese per i telefonini per migliaia di
euro.
“Le spese pazze di Norberto Achille, presidente della società controllata da Regione Lombardia e partecipata da Fs: 70mila euro dal 2011 al 2015. Tra poker sul web, abbigliamento, carburante, telefonino e multe. Continua l'inchiesta del Fatto Quotidiano.
La procura acquisisce gli estratti conto, il cda commissiona un report per verificare illegalità. Interrogazioni M5S” [Fatto quotidiano del 11 maggio 2015]
A tutte queste contestazioni, che non
hanno trovato molto spazio sui giornali, l'ex presidente ha risposto
che toccherà alla magistratura dare una risposta, che FNM non è
pubblica, che mica può ricordare tutto...
Forse perché sono un pendolare, a me
queste risposte danno molto fastidio: come tante altre persone, ogni
giorno mi scontro con ritardi, treni affollati, dove d'estate manca
l'aria condizionata.
Magari cambierà qualcosa con la nuova
dirigenza, chissà. Ma rileggendosi l'intervista, gli articoli,
rimane l'impressione di di un manager che considerava quella poltrona
come un feudo personale.
Che si è interrotto grazie agli
accertamenti dell'audit interno, che con grande coraggio e
senso dell'etica, hanno fatto le pulci alle spese per quadri, scarpe,
viaggi e pranzi, per cui Norberto Achille è stato indagato per
peculato e truffa e l’ex presidente del collegio sindacale Carlo
Alberto Belloni per tentato favoreggiamento.
Si chiama Andrea Franzoso, il
funzionario dell'audit: la sua storia però non ha avuto lieto fine,
FNM lo ha rimosso dal suo ufficio, niente più funzioni di controllo
per questa persona colpevole di aver collaborato coi magistrati e non
aver tenuti i panni sporchi ben nascosti.
Dal Fatto Quotidiano del 22 dicembre
2015: si parla del colloquio che Franzoso ha registrato parlando con
l'ex capo dell'Audit Belloni
“Io vi avevo spiegato, sia a te che a Nocerino, di non insistere sulla strada su cui stavate insistendo”.
Belloni è amareggiato perché dopo l’arresto del precedente capo del servizio audit voleva promuovere proprio le due serpi piene di un veleno chiamato onestà che si era cresciuto in seno. “Io pensavo da voi, o da te o dall’altro di tirare fuori il responsabile dell’Internal Audit… non l’avete voluto capire… sono uscite cose che negli audit non andavano scritte… io te lo dico con molta franchezza: dal 26 maggio in poi quell’ufficio lì (Internal Audit, ndr) viene smantellato”.
La questione interessante è che Belloni sta parlando del nuovo corso di Andrea Gibelli, il nuovo presidente leghista: “Gibelli secondo te cosa fa? Si tiene questo audit? Si tiene questo Odv (Organismo di vigilanza, ndr)? si tiene questa gente qua? Secondo te? Gibelli la cambia. Il minimo che deve fare. Se a te ti mandano a Como? E Nocerino lo mandano ad Iseo? Cosa facciamo? Eh? Ci hai pensato a questo? Ci avete pensato, te e Nocerino, a questa roba qua? Che forse bastava venire su e dire le cose man mano che venivano avanti, e seguire quello che vi dicevo io, e stare più prudenti… e non farvi prendere dalla foga di capire, di avere”.
Belloni fa un ragionamento sottile. Franzoso e il suo collega hanno sbagliato a usare quelle carte nell’interesse della società e non nel loro. Come direbbe Razzi, “fatti un po’ i c… tuoi”, sembra dire Belloni. “Non dicevo che non bisognava trovarle… bisognava trovarle, fare come faceva Orlandini (l’ex responsabile Internal Audit Fnm, poi arrestato per altre storie, ndr), a cui le davate le cose. Orlandini veniva dal presidente e le mediava… a suo vantaggio, a suo vantaggio… che Orlandini fosse un figlio di puttana lo sapevate. Bastava dirmele le cose”.
Poi c’è l’apologo agghiacciante sul campo di sterminio: “Il comandante di Auschwitz, che di certo non era uno stinco di santo (…) l’unica cosa che non ha mai fatto è indagare sui revisori dei conti che gli mandava Berlino. Mai. Mai fatto. Aveva il Comitato di controllo interno, aveva l’Odv interno del campo, fatto da Ss. Quando una Ss si svegliava, in questo caso l’Ss Quaini (ex membro del Cda, ndr) si svegliava e diceva: bisogna indagare sul comandante, su su… sul presidente dei revisori dei conti che arriva da Berlino, gli diceva: ‘Guarda, tu non sei ariano perfetto, comincia ad accomodarti dentro al forno crematorio’”. La leghista Laura Quaini era allora presidente del Comitato controllo e rischi, ed è stata decisiva nell’aiutare i controllori onesti come Franzoso. Dopo essere stata paragonata da Belloni al controllore onesto di Auschwitz, non è stata confermata nel cda scelto dalla Regione a guida leghista.
Di
tutto questo si occuperà il servizio di
Emanuele Bellano per Report: il tallone d'Achille
Carburante auto per uso privato, pranzi in giorni festivi e scommesse sportive. Tutte spese effettuate da Norberto Achille, presidente di Ferrovie Nord Milano, il gruppo controllato dalla Regione Lombardia che gestisce il trasporto ferroviario lombardo e caricate dal presidente sulle casse della società. Di domenica il presidente Achille paga con la carte di credito aziendale 480 euro in un ristorante a Forte dei Marmi. Ma a spese della società va anche in discoteca: 900 euro al Twiga, il locale di Flavio Briatore in Versilia. Le spese vengono raccolte nel rapporto dell'internal audit, l'organo di controllo interno di Ferrovie Nord, stilato da Andrea Franzoso insieme ad altri funzionari incaricati di controllare i conti. Tra le spese anomale individuate dall'audit anche l'acquisto di tre quadri, in totale 17 mila euro, pagati da Ferrovie Nord e regalati all'allora presidente di Regione Lombardia Roberto Formigoni. E non solo: appalti sospetti a una società di Comunione e Liberazione per oltre un milione di euro, consulenze, sponsorizzazioni e favori a compagni di partito e associazioni amiche. Nonostante controllare i conti e denunciare le anomalie sia il suo compito, Franzoso riceve intimidazioni dai vertici della società. Il funzionario non si ferma e denuncia la vicenda in procura. Oggi che fine ha fatto? Il nuovo presidente di Ferrovie Nord Andrea Gibelli, nominato per risollevare l'azienda dopo lo scandalo delle spese anomale, lo trasferisce in un altro ufficio e oggi Franzoso non si occupa più di controlli. Chi è Andrea Gibelli? Era il vice di Formigoni in Regione.
Il secondo servizio
riguarda i gettono d'oro, con cui la RAI premia i vincitori
dei concorsi. Ma è tutt'oro quel che luccica? Una signora che ha vinto un premio ha voluto controllare..
Chi vince i gettoni d’oro si sente baciato dalla fortuna e non gli viene in mente di andarci a guardare dentro. Perché a caval donato di solito non si guarda in bocca. Noi invece siamo talmente rompiscatole che l’abbiamo fatto. La Rai sborsa ogni anno dai 6 ai 10 milioni di euro in gettoni d’oro che acquista dalla Istituto Poligrafico Zecca dello Stato. Sono i gettoni con cui premia i vincitori dei concorsi a quiz. Il premio in gettoni d’oro è ormai un meccanismo consolidato dal 1955, con la trasmissione Lascia o Raddoppia; i gettoni vengono usati al posto del denaro contante per non violare la legge sul gioco d’azzardo. Ma la Rai si distingue perché è l’unica televisione al mondo a premiare con gettoni d’oro 999,9, che significa che su un chilo ci sono più di 999 grammi di oro: il massimo della purezza. Le altre emittenti televisive, come Mediaset, pagano con gettoni in oro 750. La Rai ha un contratto di fornitura esclusiva con la Zecca dello Stato, la quale conia i gettoni d’oro e li certifica. Ma è davvero tutto oro quello che luccica, anche se proviene dalla Zecca? E soprattutto, da chi compra la Zecca i lingotti d’oro per coniare i gettoni della Rai?
Terzo e ultimo
servizio, i costi di produzione delle targhe delle auto:
privatizzarle ci farebbe risparmiare soldi?
In Italia la produzione delle targhe auto è affidata in regime di monopolio al Poligrafico dello Stato. L'automobilista le paga oltre 42 euro, mentre nei paesi europei dove il servizio è privatizzato i costi sono molto più bassi. Ma cosa succede se la targa prodotta dallo Stato si rovina? Secondo il codice della strada va sostituita e per il cittadino arriva un'altra beffa perché c'è un conto ancora più salato da pagare.
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