Una stanza. Spoglia, pareti di cemento grezzo, l'aria condizionata insufficiente a stemperare il caldo torrido di luglio. Eppure la vedova pare non farci caso. Pallida, quasi immobile, se ne stà lì, seduta dietro un largo tavolo metallico inchiodato al pavimento. Senza dire niente, senza fare niente. Una telecamera fissata in alto, sulla parete di fronte a lei, rimanda a qualche schermo di controllo ogni suo più piccolo movimento, ogni cambio d'espressione, ogni sospiro. Cercano di capire cos'abbia in mente, là fuori. Cercano di capire perché ha fatto quello che ha fatto. Vogliono rendersi conto. Rendersi conto, già, pensa lei. Come se fosse facile. Come se fosse facile comprendere quel desiderio bruciante, invincibile .. Quel desiderio che ancora adesso ..Basta, dice la vedova a se stessa. Meglio non ripensare a certe cose. Si chiama Annamaria e ha trentasette anni. È ancora bella, anche a guardarla da un freddo monitor di sorveglianza. Belle le mani lunghe e sottili, bello il volto regolare, splendidi i folti capelli corvini, anche ridotti a macchie in bassa definizione.
Se volete capire quella che è la vita
dei familiari di un boss mafioso, piuttosto che seguire le interviste
di Riina a Porta a Porta, dovete leggervi questo noir di Pasquale
Ruju, costruito attorno al confronto di due donne, profondamente
diverse per la loro storia, per il bagaglio culturale, ma entrambe
donne forti, di carattere.
Annamaria, la vedova del boss
Marcello Nicotra, 'u primu (primogenito del vecchio boss
Salvatore Nicotra), da una parte del tavolo della stanza, e
Silvia Germano, il procuratore della Repubblica che ne sta
registrando su nastro il racconto della sua vita.
Si svolge tutto in lunghi flash back
che vanno indietro nel passato, il racconto, che parte dal loro primo
incontro, nel piccolo paese nella Locride in cui Annamaria è nata:
“Aveva undici anni la prima volta che si videro. Viveva ancora laggiù, nel profondo della Locride, in un paesino arroccato fra l'altipiano e il mare. Insieme a Caterina sua sorella minore, prendeva tutti i giorni una corriera per raggiungere una cittadina appena più grande, sulla costa, in cui tutte e due frequentavano l'istituto magistrale”.
Lei una adolescente con le sue forme da
donna fatta, lui il promettente primogenito della cosca dei Nicotra,
dedita allo spaccio della droga, al traffico dei rifiuti interrati
nei terreni agricoli.
La loro storia d'amore, perché anche
di questo stiamo parlando, nasce seguendo antichi rituali, dove si
giocava tutto sugli sguardi:
“Funzionava così da quelle parti. Una ragazza che non conoscevi non ti avrebbe mai guardato apertamente né tantomeno ti avrebbe rivolto un sorriso.Dovevi essere pronto, se eri così fortunato da piacerle, a cogliere quel lampo nei suoi occhi, quello sguardo fuggevole che sarebbe durato appena un istante”.
Ma Silvia Germano non è interessata
solo a questi aspetti della loro vita. Sanno già tante cose degli
affari della famiglia, hanno già delle informazioni. Ma ha ora
bisogno da Annamaria dei riscontri, sulla rete di relazioni tra le
'ndrine e tra coloro che si mettevano al di sopra, per sanare gli
attriti tra le famiglie rivali, per il bene della “Società”.
Gente come il Battista:
“Annamaria non fece altre domande. Era la prima volta che sentiva parlare del Battista. Un pezzo dell'altra vita di Marcello, quella di cui non bisognava chiedere, presto sarebbe entrato in casa sua.Era anche la prima volta che avvertiva nella voce di suo marito una nota di timore reverenziale, diverso perfino da quello che nutriva nei confronti di sua madre.Dunque esisteva qualcuno di cui Marcello aveva soggezione.[..]Era un uomo magro, non particolarmente alto, già avanti negli anni. Portava una giacca di velluto a coste un po' fuori moda e una camicia scura abbottonata fino all'ultima asola, senza cravatta”.
Il Battista ha in mente un progetto ben
preciso per Marcello (e anche Annamaria): dovranno trasferirsi al
nord vicino Torino, per seguire più da vicino tutti gli affari che
le cosche stanno portando avanti in quelle zone del paese. Gli
appalti, i finanziamenti a strozzo agli imprenditori, un po' di
traffico di droga (usata sia per il piccolo spaccio che per oliare
certi meccanismi con politici e professionisti) e sopratutto i
rapporti con gli imprenditori: attraverso le memorie di Annamaria, il
libro spiega in modo chiaro come
sia avvenuta la penetrazione delle cosche nel tessuto sociale,
imprenditoriale, politico, del nord. In modo semplice e consenziente.
Nessuna remora a stringere le mani a
questi signori del sud che però si presentavano in giacca e
cravatta, come uomini d'affari e, cosa più importante, avevano tanti
soldi.
Soldi e voti, con cui comprarsi un
posto in comune, in provincia e perfino in regione. Chissà, forse
anche in Senato.
Posti da cui, gli amici eletti
avrebbero poi garantito appalti e subappalti alle aziende giuste,
senza farsi troppi problemi.
“Buste piene di banconote avevano cambiato di mano, con discrezione. E consiglieri comunali, presidenti, sindaci, gioiosi ed energici rappresentanti del nuovo che avanza, si erano legati a doppio filo ai nuovi finanziatori. Lo avevano fatto sull'esempio di personaggi ancora più potenti, gente che comandava a Milano e a Roma. Non era sembrato vero a questi signori seduti dietro le scrivanie al cui cospetto un tempo si arrivava dopo lunghe ore in sala d'attesa, di avere accesso a fondi pressoché illimitati. Soldi facili, con cui si poteva fare tutto. Arrivare dappertutto. Permettersi di sognare perfino un seggio nella capitale, il che significava fama e fortuna, inviti nei salotti che contano, ancora più potere e denaro. C'era un lavoretto da far fare, un permesso da concedere, una pratica da facilitare? Pronti, bastava chiedere. I loro nuovi amici, così gentili e generosi, persone a modo, come non sé ne vedono spesso, si erano rivelati efficienti, organizzati, affidabili e riconoscenti. Soprattutto assai riconoscenti. Nuovi quartieri, nuove strade, capannoni, porti, ospedali venivano tirati su un po' dovunque”.
Così, mentre la crisi economica
iniziava a mettere in crisi le famiglie italiane, bloccando i
consumi, gli ordini delle imprese e la loro chiusura, le cosche
ingrassavano. Più il paese andava male, più loro ci guadagnavano,
prendendosi pure i pezzi migliori, a prezzi di saldo.
Prestiti ad usura per imprenditori in
crisi.
Pacchetti di voti per politici senza
scrupoli e per partiti senza elettori.
“Gli affari avevano ripreso a
prosperare come non mai. La cosca, tutte le cosche, sembravano
nutrirsi della crisi economica che attanagliava il paese come
sanguisughe appese alla carne di un animale morente. I prestiti a
strozzo crescevano, cresceva il gioco d'azzardo e il consumo della
cocaina, alternativa all'ansia e alla depressione offerta a prezzi
vantaggiosi.
La scolarizzazione sempre più
breve, unita all'immigrazione clandestina e alla mancanza di lavoro,
alimentava le file dei picciotti al Nord come al Sud. Gli
imprenditori facevano la fila per garantirsi finanziamenti e appoggi.
E al posto dei vecchi amministratori, che si erano giocati la
poltrona fra inchieste e scandali, ne erano arrivati altri, magari di
schieramento opposto ma ugualmente pronti a venire a patti con
chiunque pur di riempirsi le tasche.
Così andavano le cose. Nel peggiore
dei modi , a guardarle da un certo punto di vista. Da un altro,
invece, quello dei Nicotra, andava per il meglio”.
Un caso come gli altri si rivela
un racconto della 'ndrangheta vista dal suo interno, raccontandone
affari e intimidazioni, tensioni e di invidia tra le famiglie col
rischio che esplodano nuove guerre. Un mondo in cui ci sono anche i
rapporti familiari tra i personaggi che emergono in modo
preponderante nella storia.
Perché
le tensioni possono esplodere anche all'interno della famiglia, anche
tra persone con lo stesso cognome, perché il destino di una persona
non è scolpito nel suo sangue ..
a
la forza del racconto è nel mostrare lo stesso mostro visto da due
punti di vista diversi: quello di Annamaria e quello di Silvia.
Annamaria
che, da innamorata, non ha voluto vedere il male, nella persona che
aveva a fianco, vedendone il lui solo la quotidianità della vita di
tutti i giorni.
Silvia
invece, deve sforzarsi a capire, i perché dei vari omicidi e deve
andare fino in fondo per fare il suo dovere.
Un
racconto che infine, è anche una storia d'amore: perché è anche
per amore se Annamaria è arrivata fin lì, in quella stanza grigia,
di fronte al magistrato, per raccontare la sua vita e dare delle
risposte, tranne quella forse più importante. Perché ha deciso di
collaborare?
«Lei che cosa ne pensa?» ripete.La Germano esita, forse ha la testa altrove.(Ti proteggerò. A qualunque costo.)Poi si strinse nelle spalle.«Cosa dovrei pensare? È solo un caso Morelli».(Finché avrò vita, ti proteggerò.)«Un caso come gli altri» dice.Ed esce.Fuori c'è di nuovo il sole.
La scheda del libro sul sito di
Edizioni
E/O
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