Il 77 esimo posto nella libertà distampa ce lo siamo guadagnato, anno dopo anno, grazie al modo
italiano di raccontare il paese.
Leggete le prime pagine e vedete cosa
raccontano: il fronte del si contro il fronte del no, l'acutizzarsi
dello scontro politica magistratura, chi vuole le riforme e chi non
le vuole fare.
Giustizia, lavoro, riforme,
immigrazione, rischi terrorismo. E poi le inchieste giudiziarie, ad
orologeria, la barbarie delle intercettazioni, la magistratura che
entra nelle questioni politiche, nella politiche industriali,
distrugge la vita delle persone ..
Cambiano i personaggi, non sempre, ma
il succo rimane quello.
Dietro questa cortina, c'è un paese
che non viene raccontato: sul tema del lavoro sarebbe stato
interessante leggere del perché dello sciopero dei metalmeccanici,
le loro ragioni, quelle di confindustria.
Lo sciopero dei dipendenti di Versalis,
il settore chimico che Eni vuole vendere.
L'eterno presente (le polemiche, gli
scontri, i meravigliosi piani, le riforme) ci porta a dimenticare che
è in corso un processo a Roma su mafia capitale, dove i
testimoni devono essere accompagnati in aula perché intimoriti. Dove
gli avvocati difensori se la prendono coi magistrati e coi
giornalisti che hanno raccontato dei clan, dei rapporti politica e
mafia, della spartizione del territorio.
Sta per finire nel dimenticatoio anche
la storia di Giulio Regeni, troppo poco importante di fronte
alle questioni di politica internazionale e agli accordi con
l'Egitto.
Ancora qualche settimana e qualcuno
romperà il tabù dicendo che se l'è andata a cercare. Ops.. è già stato fatto.
La storia delle banche: Report ha raccontato anche in modo chiaro, come si è arrivati al crac delle
popolari, in Veneto e in Toscana. Come aveva raccontato anche prima
la storia di MPS, spolpata dagli amministratori per finanziare
imprese degli amici, per clientelismo. Del ruolo di Bankitalia,
che sapeva della situazione e che ha “solo” sanzionato i vertici
degli istituti di credito.
Interessa ancora a qualcuno che diverse
migliaia di italiani sono stati truffati?
Mesi fa su Expo c'erano tutte le
prime pagine, ora il silenzio. Niente chiusura ufficiale del bilancio, il futuro
dell'area è poco chiaro.
Di chiaro, nella vicenda di Brescello,
è che i clan sono ben insediati qui al nord, nelle città e nella
provincia. Ma la mafia al nord, nel cattivo giornalismo italiano
(salvo poche eccezioni) non ha lo stesso appeal dell'Isis.
Certo, questa brutta posizione nella
classifica di Reporters sans frontieres arriva dopo il
processo a Nuzzi e Fittipaldi, ma è in Vaticano e più che
fare pressioni (che non vedo) si può far poco.
Da una parte abbiamo il giornalismo 2.0
de l'Unità (il falso scoop sulla candidata Raggi), il
#matteorisponde senza intermediazione di giornalisti con domande
scomode (si chiamerebbe populismo), i giornali nelle mani di gruppi
imprenditoriali. Dall'altra i giornalisti minacciati, precari,
costretti a fare da portavoce a questo o quello.
Il Botswana ora ci guarda
dall'alto.
Non ci dovrebbe meravigliare:
astensione, poca partecipazione alla cosa pubblica, la distanza tra
cittadini e palazzo che aumenta, poco interesse nel voler
approfondire nella lettura delle notizie sono tutte questioni legate.
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