“Ma perché paghiamo le mascherine molto più le mascherine di quello che pagano altri paesi?” questa la domanda a cui il servizio di Rosamaria Aquino cercherà di dare risposto.
Poi un servizio sugli youtuber, infine come regioni e ministero gestiscono i dati dalle aziende sanitarie sul covid.
Il business delle mascherine
Nei primi mesi della pandemia avevamo bisogno di mascherine e così il governo ha deciso di passare attraverso un commissario, cui affidare questi acquisti che per lo più sono stati fatti senza gara.
Ma nella fretta è successo che li abbiamo pagati di più di quanto li hanno pagati altri, perché in Italia non avevamo nemmeno più una filiera capace di produrre questi dispositivi e siamo così dovuti andarli a cercare all'estero.
Passando anche attraverso intermediari, tra il commissario Arcuri e delle aziende cinesi: “il più grande consorzio cinese” assicura uno di questi personaggi, Mario Benotti proprietario della Micriproducts SRL e presidente del consorzio Optel.
Ma chi sono queste aziende cinesi? I giornalisti di Report sono andati fino a Wenzhou dove ha sede la Wenzhou Light a cui Arcuri ha commissionato quasi 800ml di euro di mascherine.
Nei confronti dei giornalisti quelli di Wenzhou si dimostrano molto diffidenti, non rilasciano molte informazioni: si capisce però che non fabbricano mascherine, ma sono solo una società di export.
Report è allora andata a visitare una fabbrica che confeziona mascherine poi esportate in tutto il mondo: loro producono per società che fanno export, non sanno a quali paesi arriveranno i loro prodotti – racconta un responsabile.
Sappiamo però che qui in Cina una mascherina costa alla produzione 2 centesimi e sono vendute a partire da 3 centesimi in su: la nostra struttura commissariale le ha pagate 55 centesimi l'una.
Report ha provato a presentarsi come acquirente ma è stato dirottato verso una società di trading: a Wenzhou c'è una delle sedi della Luokai trading, l'altra società a cui Arcuri ha commissionato le mascherine, per 633 ml. Si trova in un quartiere blindato dove si trovano le sedi del partito comunista, dentro un comprensorio dove ha anche sede la corte suprema cinese.
Facendo una semplice visura, Report ha scoperto che la Luokai trading viene creata cinque giorni prima della commessa italiana. Mentre l'altra, la Wenzhou lighit, è piena di ingiunzioni di pagamento.
Siamo sicuri che fossero le aziende (o le aziende di trading) a cui ci siamo rivolti, fossero le migliori?
Oggi Benotti, assieme a Daniele Guidi e Andrea Tommasi è indagato per traffico di influenze, proprio per questa operazione e per le provvigioni prese da queste due aziende cinesi.
C'è un'altra mediazione in cui quest'ultimi sarebbero sotto osservazione dal Tribunale di San Marino : si tratta della mediazione per l'acquisto di un villaggio turistico in Tunisia (che ha un valore di 20ml di euro), con crediti concessi dalla banca CIS in modo poco trasparente.
In Italia, nel periodo dell'emergenza, si è anche pensato a riconvertire aziende italiane alla produzione di dispositivi, per essere indipendenti rispetto a i fornitori stranieri.
Il commissario Arcuri coinvolge la sua Invitalia assegnando un finanziamento a fondo perduto di 50ml a 130 aziende di cui una ottantina si riconverte per produrre mascherine: è una delle misure contenute nel decreto Cura Italia.
Sarebbe dovuto essere un contributo a fondo perduto, ma non sempre è stato così: Maurizio Corazzi responsabile ricerca e sviluppo della Alter Eco di Tivoli a spiegato che si doveva completare il progetto entro 15 giorni, ma avendo loro comprato i macchinari nel periodo del lockdown, si è bloccato tutto.
Potrebbero produrre 50mila mascherine al giorno ma in questo momento sono bloccati, perché la protezione civile potrebbe arrivare in qualunque momento a prendersi i dispositivi per cui l'azienda si era impegnata. La Alter Eco ha preso 350mila euro ma non ha mai avuto un ordine dalla struttura commissariale: insieme ad altre venti aziende che si sono riconvertite per fare dispositivi, a maggio ha scritto ad Arcuri chiedendo un accordo per la fornitura. Il commissario risponde che per legge non può prendere impegni coi futuri fornitori.
Così ora Alter Eco dovrà restituire il prestito e vendere le mascherine all'estero: perché in Italia, si sono resi conto dalla Alter Eco, girano solo quelle cinesi.
Strano perché Arcuri ha scritto a Report spiegando come da luglio non compriamo più nulla dall'estero e nemmeno dalla Cina. Ma sullo stesso sito del commissario sono riportati acquisti dall'estero a settembre: l'ultima settimana di novembre arriva un sms alla giornalista in cui si parla di un volo dalla Cina con 40 tonnellate di dispositivi, notizia poi confermata dal responsabile delle dogane dell'aeroporto di Fiumicino, che spiega come a Malpensa continuino ad arrivare dispositivi dalla Cina anche in questa seconda fase.
Report racconterà la storia di un imprenditore, Pier Luigi Stefani, che ha proposto ad Arcuri l'acquisto di mascherine dalla Corea a 70 centesimi, da aprile a dicembre, per un totale di 100ml di pezzi.
Stefani che non si era proposto come intermediario, ha passato la proposta ad Assolombarda, alla regione Toscana e al senatore di FI Mallegni che a sua volta trasmise il tutto ad Arcuri, Borrelli, Conte.
Da Arcuri non ricevette alcuna risposta.
Il non aver affidato questi acquisti alle gare ha avuto un costo:
“fare una gara sarebbe stato complicato in quel momento poiché c'era un'emergenza, ma lo Stato in quel caso deve comportarsi come imprenditore, un commissario straordinario dovrebbe fare quello che avrebbe fatto qualsiasi imprenditore, prende un aereo e va a trattare in Cina ..” - ha risposto Stefani che poi aggiunge “alla fine vince sempre il criterio dell'amico dell'amico perché questo signore di cui si parla [Benotti] era amico di Arcuri .. Arcuri ha bisogno di un amico per avere contatti con aziende a cui si danno 1 miliardo e 100 milioni?”.
La scheda del servizio: GLI SMASCHERATI di Rosamaria Aquino con la collaborazione di Norma Ferrara e Edoardo Garibaldi
Dall’inizio della pandemia gli appalti per l’acquisto di dispositivi di protezione sono stati affidati dal Commissario per l’emergenza coronavirus quasi sempre senza gara, anche per grandi importi. Come è andata? Parallelamente agli acquisti all'estero e in particolare dalla Cina bisognava creare una filiera nazionale di produzione, l’Italia ci è riuscita? Dalle aziende cinesi da cui sono state comprate mascherine a prezzi altissimi, alle imprese del Cura Italia, fino al maxi appalto Fca, il viaggio di Report tra mediatori diventati milionari e mascherine cinesi che l’Italia non compra più, ma ancora arrivano negli aeroporti della penisola.
Chi lavora in diretta video
Giuliano Marrucci si è specializzato nell'analisi delle piattaforme social: questa volta è il turno di Youtube e del concorrente di Amazon, Twitch, usate dai gamer, appassionati di giochi che condividono con altri le loro performance.
Perché con youtube si può anche guadagnare, PewDiePie lo youtuber più famoso, ne è l'esempio: ha iniziato 10 anni fa caricando video mentre giocava, oggi la sua pagina ha 108 ml di iscritti e afine 2020 si stima che abbia guadagnato poco meno di 60 ml di dollari.
Favij è italiano e ha iniziato a giocare ai videogiochi su youtube nel 2012, il suo canale ha poco meno di 6ml di iscritti, miliardi di visualizzazioni dei suoi video che gli avrebbero fatto guadagnare circa 2ml di dollari.
Ce ne sono altre decine di youtuber famosi in Italia, ragazzi come St3pny, che sfornava video a dozzine ma non aveva aperto la partita iva e così la finanza gli ha fatto visita, contestandogli un'evasione da 600mila euro di ricavi non dichiarati e 900mila euro di iva non pagata per tutto il suo volume d'affari (“il contribuente non faceva dichiarazioni ai fini iva” spiega l'ufficiale della finanza).
E' stata la prima indagine della finanza ad uno youtuber, un ritardo che ci potrebbe costare svariati milioni, esiste un limite nella retroattività con cui si può indagare, che è di cinque anni. Gli altri anni di guadagni non dichiarati ce li siamo persi.
Giuliano Marrucci ha intervistato altri ragazzi che lavorano su queste piattaforme, come Sara Setanizzi una delle influencer più famose che è stata la prima a sbarcare su Twitch dove “lavora” dal lunedì al sabato dalle 14 alle 19, più due serate a settimana dove invece che di giochi si parla di libri e giochi di ruolo. Sono sei, sette ore di streaming al giorno, un lavoro, oltre a tutto ciò che sta dietro, come le collaborazioni con le aziende. Non c'è tempo per fermarsi, nemmeno per prendersi delle vacanze.
Un altro ragazzo che vive sulla piattaforma è Wesley Josuè Caideco Luque (“Los amigos”): fa lo streaming da un loculo di pochi metri quadrati dove sono condensati cucina, studio e camera da letto.
Per fare streaming questi ragazzi devono fare parecchi investimenti: lo spiega Roberta Sorge: nella sua camera ha due postazioni, dove fa giochi e disegno, perché questa ragazza non gioca ma disegna le emoticon in diretta e c'è chi se la guarda per tre quattro ore al giorno.
“E' un tipo di interazione anche questa, una cultura dove non siamo passivi ma in mano a persone vere, dove tu puoi scegliere se guardare o meno, ma puoi anche dirgli io sono d'accordo .. cosa ne pensi di questa cosa? Secondo me è rivoluzionario”
Persone che stanno collegati anche per cinque ore al giorno sulla piattaforma di Amazon, per seguire il lavoro di queste persone
La scheda del servizio: IN DIRETTA di Giuliano Marrucci con la collaborazione di Eleonora Zocca
Sono passati dieci anni da quando PewDiePie, il più famoso youtuber al mondo caricava la sua prima clip che lo riprendeva mentre giocava ai videogiochi. Oggi i suoi video sono stati visti circa 26 miliardi di volte e si stima che a fine 2020 abbia guadagnato poco meno di 60 milioni di dollari. Il gaming è un settore in continua crescita che ha esplorato, negli anni, nuove forme di espressione. Di recente abbiamo assistito a un esodo di influencer che da Youtube sono passati al meno noto Twitch. Con il 90% delle ore complessive di livestreaming, la piattaforma di proprietà di Amazon non ha rivali nel settore. Report ha provato a ricostruire i motivi del successo creando un canale ad hoc, e ha individuato le numerose lacune finanziarie che ancora affliggono il settore del gaming. Quanti soldi ha perso l’erario italiano per non aver creato un codice Ateco rivolto agli streamer?
L'analisi dei dati sulla pandemia
Per contenere l'epidemia e per uscire il prima possibile da questa emergenza servono i vaccini e serve anche il tracciamento dei contagi.
Il che significa raccogliere dati sui contagiati dal territorio e poi saperli elaborare: la perdita o la mancata comunicazione di contagi può causare lo sviluppo in una determinata zona.
Il primo problema è che se le persone non vengono tracciate, continuano ad andare in giro a frequentare la comunità pur avendo la possibilità di essere loro stesse contagiose – spiega il direttore de Diritti di cittadinanza per la Toscana.
In questa regione a partire dal numero dei positivi e dal numero dei positivi la regione calcola la sua capacità di tracciamento e la comunica all'ISS: questo è uno dei dati che serve per valutare lo scenario di rischio di ciascuna regione.
Mentre invece il dato che attesta se effettivamente i contatti possono aver contratto il virus siano stati ricercati non viene richiesto.
Se una regione ha fatto il 100% vuol dire che ha parlato con tutti i contatti: tra le regioni che lo hanno fatto, c'è la Basilicata, significa che per tutti i positivi si riesce a ricostruire la catena dei contatti, “è quello che ci dicono dalle periferie” spiega il responsabile della task force regionale Ernesto Esposito.
Ma a report dalle periferie arrivano altre indicazioni: persone positive al covid che non sono state contattate e che lamentano della “sindrome dell'abbandono”, cioè lasciate sole dopo anche 14 giorni.
Per l'assessore alla salute se i positivi al covid non sono contattati non è una responsabilità del dipartimento regionale competente ma dei medici addetti al tracciamento.
Insomma, la regione Basilicata e l'assessore Leone, darebbero all'ISS dei dati non veri.
C'è poi lo scontro tra regioni e ministero sui test rapidi che le prime vorrebbero fossero equiparati ai tamponi molecolari.
In Emilia Romagna comunicano il dato dei tamponi molecolari, mentre il Piemonte ha conteggiato tra i tamponi anche i test antigenici rapidi fino a quando è intervenuto il ministero della Salute per correggere il calcolo e così il numero dei tamponi effettuati per la regione Piemonte è drasticamente diminuiti da un giorno all'altro, più di 220mila test sono stati cancellati.
“Perché dare solo una parte, visto che tutti e due tamponi sono usati per diagnosticare i dati?” è stata la risposta dell'assessore all'emergenza covid Marnati.
Che si dicono stato e regioni durante la conferenza, dunque, visto che non si riesce nemmeno a decidere che dati raccogliere e inviare, per avere poi una lettura omogenea a livello nazionale?
Il Piemonte si dunque uniformato alle altre regioni ma così non vengono conteggiati nemmeno i positivi individuati coi test rapidi, così il 29 dicembre nel bollettino regionale c'erano 920 positivi mentre su quello nazionale erano 840.
In pratica, racconta la giornalista, i positivi che leggiamo sui bollettini non sono tutti quelli individuati in regione.
Quanto ci possiamo fidare di questi bollettini?
Ci sono deceduti Covid che non vengono censiti, alcuni morti censiti nei bollettini giornalieri sono in realtà deceduti nei giorni precedenti: in Toscana per esempio, per raccogliere i morti sul territorio c'è un iter più lungo, così possono rientrare negli elenchi successivi del giorno del decesso.
I decessi Covid registrati in Italia sono oltre 70mila, ma su approfondimenti fatti su solo 5000 cartelle cliniche di positivi Covid morti fino a maggio, l'ISS ha stabilito che nell'89% dei casi la causa della morte è il Covid e nel restante 11% sono altre patologie.
La scheda del servizio: DIETRO IL DATO di Antonella Cignarale con la collaborazione di Marzia Amico
Per monitorare l’impatto dell’epidemia da Sars-Cov-2 viene rilevata quotidianamente una mole di dati dalle aziende sanitarie locali che però non sempre viene trasmessa con completezza alla Regione. Altri dati raccolti invece a livello regionale, seppur preziosi, non vengono inviati ai vertici nazionali. E a oggi non c’è un dato solido nazionale sul rischio di trasmissione di contagio nel momento in cui ci si esponga a un caso positivo in ambito familiare, lavorativo o ricreativo. Se non pubblicato nella sua completezza, il dato offre una marginale lettura della situazione pandemica, finanche fuorviante. Se dal bollettino giornaliero la diminuzione di ricoveri in terapia intensiva può sembrare una buona notizia, in realtà non si sa se i posti letto liberati sono di pazienti dimessi o deceduti. E il dato dei decessi Covid come viene calcolato?
Tutte le anticipazioni sono state prese dalla pagina FB e dall'accout Twitter di Report
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