Cadaveri a sonagli: Piccolo paese, perfide abitudini
Tutti i luoghi sono un luogo, e in ogni luogo il sangue. A volte la morte è una contingenza, succede e basta, come scottarsi la lingua con il caffè bollente. Non puoi prendertela davvero col caffè. O con la moka. O col fuoco. E' colpa tua, anche se non è proprio colpa tua.
Un giallo ambientato nella provincia piemontese, in un piccolo paese chiamato Santa Margherita alle Langhe, un paesino di vigneti dove lavora l'80% della popolazione per arricchire il restante 20% che vive nelle sue ville chiuse. Per paura dei ladri.
E proprio da un furto parte tutta la storia dentro cui troviamo lo stile crudo e veloce di Joe Lansdale, i personaggi della commedia all'italiana di Monicelli e Risi e un pizzico di violenza alla Tarantino.
Succede quando persone che hanno solo il miraggio dei soldi, della bella vita, oppure cresciute in un piccola bolla, si ritrovano di fronte alla classica occasione che fa l'uomo ladro.
Lea e Nicola erano in auto e guardavano la villetta. L’avevano scelta tra decine di simili nel paese di Santa Margherita alle Langhe, cinquemila anime, tenore di vita alto perché erano quasi tutti viticoltori che, per il semplice fatto di produrre vino in quella zona, esportavano in tutto il mondo.
Nicola e Lea sono due ladruncoli, si sono conosciuti in un bar dove lui ha rimorchiato lei.
Lei che voleva scappare da una famiglia che la schiacciava e lui con moglie e figli alla ricerca di avventure.
Svaligiare villette è proprio l'avventura giusta di due come loro, che si credono furbi e duri, pronti a svaligiare anche quell'ultima villa che hanno tenuto d'occhio per giorni.
Gianni Rimoli è il proprietario di quella villa. Ed è anche il gestore di un ristorante (con chef alsaziano e conto salato) comprato coi soldi della moglie.
Ma Gianni ha anche un'amante, Olga, l'ultima della tante, tutte o quasi cameriere su cui aveva messo gli occhi. Ma con questa Olga potrebbe essere la storia giusta per mollare tutto. Se non ci fosse la moglie.
Carla, così si chiama la moglie. Un padre militare in pensione, un padre autoritario, di quelli che ti tolgono quell'allegria di essere bambini e spensierati.
Ma una ricca fortuna ereditata da una zia, ed ecco allora la voglia di scappare da quella famiglia, magari col primo che ti fa stare bene, uno come Gianni ad esempio. Uno con la bella faccia ma che sai che ti ha sposato solo per i soldi.
«Infatti: hai una bella faccia, per questo t’ho sposato. E sei il pro-prie-tario.» Sogghignò. «Perciò hai già avuto più che abbastanza. E guarda che lo so che mi hai voluta solo per i miei soldi.»
Rocco lavora proprio in una delle aziende vinicole. Una vita tranquilla, di uno che alla vita vorrebbe chiedere tanto ma non ha voglia di metterci nulla di suo.
Una compagna con cui convive e un cane, un pinscher di nome Omar, che deve portare a spasso malvolentieri (anche se è il cane di lei).
Omar era un pinscher nevrastenico, soprattutto quella mattina. Tirava il guinzaglio come se cercasse di strappare il braccio di Rocco e lui tirava a sua volta, ..
Proprio come quella mattina, quando si trova a passare davanti la villa, dopo che sono passati i ladri e vede qualcosa che dovrebbe fargli scattare una certa reazione. Se fosse un onesto cittadino.
Ma invece Rocco, come Gianni, di fronte a quell'occasione, si mostra per quello che è.
Riccardo Rua, accertatore delle Assicurazioni Malta, era in piedi nello studio dell’oncologo a osservare con blando timore la tac dei suoi polmoni appesa al pannello luminescente.
Rua è l'accertatore mandato in paese, c'è una polizza in ballo sul primo cadavere e quella polizza stuzzica gli appetiti di tanti. E i sospetti dell'assicurazione.
E' un accertatore di quelli bravi, scrupolosi, ma in questo momento della sua vita, Rua non ha nulla da perdere.
E i buoni? In un giallo non possono mancare i buoni, direte voi. No, in questa storia da piccolo paese, di persone vigliacche, un po' meschine, rese ciniche anche dalla mancanza di vedere un domani diverso dall'oggi, di persone buone ce ne sono poche.
Ad investigare sui delitti del paesino nelle langhe, c'è una investigatrice appena arrivata dalla grande città, Dora Baron. In fuga “dall'errore”, un colpo di pistola di troppo sparato durante un inseguimento. E in fuga anche dalle sue paure, la “paura di non farcela, di non essere all’altezza, di rovinarsi anche lì già nei suoi primi giorni di lavoro”.
Gli agenti della locale stazione di polizia non hanno mai seguito una vera indagine. Un furto? nemmeno. Figuriamoci un caso di omicidio. Anzi, i casi di omicidio. Perché, come recita il film “Mississippi burning” i serpenti a sonagli non si suicidano da soli.
No, si ammazzano l'uno con l'altro. Come in un film di Tarantino, appunto.
Perché quella che all'inizio sembra un banale furto, per una serie di circostanze fortuite (il caso, la sfortuna, il credersi dei criminali veri quando si è solo dei fessi) si trasforma in una storia di sangue e delitti.
Una storia che richiama i giornalisti da tutta la regione (come avvoltoi attorno ad una carcassa) e che stuzzica gli appetiti morbosi della brava gente, quella che segue le trasmissioni da cronaca nera per ascoltare i peccati degli altri.
Perché dal primo delitto, tutti i personaggi della storia cercano di ricavarci qualcosa
E invece scopriranno quando il destino sa essere cinico, molto più di loro.
Cadaveri a sonagli è un romanzo corale, senza nessun vero protagonista principale, con dentro un pizzico di umorismo per condire una storia nera. E' uno di quei romanzi da divorare pagina dopo pagina perché ha un ritmo veloce, come veloce scorrono le vite delle tante persone che si incontrano.
Persone che cercano di cambiare il proprio destino, di dare alla propria vita una svolta, senza rispettare le regole. Col solo miraggio dei soldi, per dare una svolta alla vita, anche a costo di uccidere.
Quanto è facile ammazzare qualcuno, vero? E invece no
Se sei intenzionato a uccidere, devi saperlo fare. Un po' come in tutte le cose. Non ci si improvvisa assassino ...
La scheda del libro sul sito di Mondadori
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