Ascoltavo ad omibus (la trasmissione su La7) l'ex ministra Bonetti, che spiegava le ragioni delle sue dimissioni e della crisi aperta da Renzi contro il suo stesso governo: non ci ascoltano, hanno delle pregiudiziali nei nostri confronti, se non ci fossimo stati noi, Conte avrebbe infilato come emendamento della legge di bilancio.
Tutto fatto all'oscuro del Parlamento.
Ha ragione sull'ultimo punto, l'ex ministra che dice di voler tornare all'insegnamento: il pasticciaccio su quell'emendamento è stato corretto anche grazie all'intervento dei renziani.
Ma sul resto, difficilmente si può dar loro ragione: questa crisi è stata portata avanti più sui giornali che non nelle "sedi opportune", a partire da dicembre Renzi e i suoi hanno fatto interviste e apparizioni televisive una dopo l'altra.
Tirando fuori argomenti pretestuosi: il mes (sapendo che avrebbero messo in crisi l'alleato), i rapporti di Conte con Trump, la delega ai servizi (vero che gli ultimi presidenti non hanno fatto così ma è argomento da trattare adesso?), il ponte sullo stretto.
Assumendo un atteggiamento ambiguo: un giorno erano fuori dal governo, un altro giorno si rendevano disponibili al dialogo.
Il PD, che a settembre era il partito delle bande armate (così diceva l'ex ministra Bellanova) ora è un partito con cui dialogare.
Gli italiani chiedono un piano dettagliato dal governo, sempre la Bonetti ad Otto e mezzo, perché non si può stare in una situazione di emergenza per un anno. A parte che tutti i paesi europei sono in questa situazione, gli italiani vorrebbero semmai avere dal governo delle linee guida più chiare.
Non le mezze aperture e le mezze chiusure su scuole, negozi, spostamenti.
Peccato che questo governo debba pagar dazio dell'atteggiamento non sempre collaborativo delle regioni (e anche dei sindaci): quelle che in estate volevano aprire, quelle che chiedevano a settembre di aprire stadi.
Quelle che oggi non ne vogliono sapere di zone rosse.
La Lombardia e alcuni suoi sindaci chiedono deroghe.
Come si fa a spiegare ora, tra responsabili e costruttori, che gli infetti di oggi sono legati proprio agli spostamenti, agli assembramenti (durante le feste), ai luoghi di lavoro non sempre sicuri.
Quante persone che hanno disubbidito alle chiusure in questi giorni (violando la legge) si infetteranno domani?
Un atteggiamento di maggiore cautela sarebbe utile oggi per evitare che questa emergenza continui domani.
Ma la cautela non paga.
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