04 gennaio 2021

Anteprima di Report – il peccato capitale della seconda repubblica

Sarà una puntata speciale, quella di stasera di Report: non si parlerà né del Covid, del vaccino, dei ritardi o meno del piano italiano su come gestire i miliardi dall'Europa.

Questa sera si parla di un'altra malattia, molto più subdola e altrettanto mortale, che infetta il paese sia dagli arbori (dalla strage di Portella della Ginestra, se non prima), ovvero il rapporto tra stato e mafia.

In particolare stasera il servizio dei giornalisti di Report Mondani e Mottola e dei loro collaboratori si concentrerà sulla trattativa stato-mafia, la strategia eversiva messa in atto dalla mafia col supporto di entità esterne per condizionare la politica dei governi italiani a cavallo tra la prima e la seconda repubblica.

Una puntata dedicata a tutte le vittime delle stragi di quasi 30 anni fa in cui si cercherà di scoprire anche i mandanti dietro quelle stragi, questo racconta la voce di Paolo Mondani camminando lungo le ferite del creto di Burri a Gibellina, opera in memoria delle vittime del terremoto del 1968.

In questa brutta storia emergono i rapporti tra mafia, uomini dello stato e neofascisti legati alla P2, in un intreccio che ci porta indietro nel tempo fino alla bomba alla stazione di Bologna, la strage più sanguinosa avvenuta in Italia, con 85 morti e 200 feriti.


Per questa strage – spiega nell'anteprima Paolo Bolognesi presidente dell'associazione delle vittime – non si può parlare di servizi deviati, essendo stati coinvolti direttamente i vertici dei nostri servizi militari nel depistaggio compiuto per allontanare gli investigatori dalla pista nera, assieme a Gelli e Ortolani.

Secondo i magistrati, questi ultimi, sono da considerare anche gli organizzatori e finanziatori della strage, eseguita poi da esponenti neofascisti dei Nar, Mambro, Fioravanti e Cavallini.

La procura generale di Bologna ha ora aggiunto tra gli indagati anche Paolo Bellini, riconosciuto dalla moglie in un filmato d'epoca il giorno 2 agosto dentro la stazione.

Mondani ha intervistato Libero Mancuso, uno dei primi magistrati ad occuparsi della strage: “quando arrivai a Bologna era da poco andato via, come procuratore della Repubblica, Ugo Sisti, che era andato a gestire il DAP. Sisti fu trovato nell'albergo del padre di Bellini la sera del 2 agosto 1980..”

Una coincidenza strana quanto meno.

Proprio Bellini – racconta Roberto Tartaglia vice capo del DAP, nella riunione dei vertici di cosa nostra fatta nel 1991 nelle campagne di Enna, riallaccia i rapporti con Nino Gioè. E' in quella riunione che i mafiosi decidono di iniziare la stagione stragista consultando anche mondi esterni a cosa nostra.

Riina decide anche di scaricare i vecchi riferimenti politici nella DC e nel PSI, fondando assieme a vecchie estremisti di destra e massoni piduisti, piccoli movimenti indipendentisti in tutto il sud.

Ai magistrati lo racconta il pentito Leonardo Messina: sono le riunioni fatte a livello provinciale e regionale in cui si parla per la prima della necessità per la mafia di farsi stato, con le leghe e i movimenti che portano avanti il progetto separatista del sud.

Progetti poi stoppati nel 1993-94 quando in politica arriva un nuovo partito, Forza Italia: nelle indagini sulle stragi è stato coinvolto anche l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi spiega Nino Di Matteo, uno dei pm che ha seguito il processo sulla trattativa, non solo come imprenditore ma anche come uomo politico, come presidente del Consiglio.

Sono accuse che sembrano confermate da un nuovo pentito che da due anni sta collaborando coi magistrati e le forze dell'ordine, proprio sulle stragi: si tratta di Pietro Riggio, boss di Caltanissetta: secondo questo pentito, le indicazioni sui luoghi delle stragi furono date da Marcello Dell'Utri, ex senatore e fondatore di Forza Italia.

Anche Giuseppe Graviano, in una sua deposizione, racconta dei suoi rapporti con Dell'Utri.

Rapporti confermati anche da Gaspare Spatuzza, il pentito che ha consentito di riscrivere la storia della strage di via D'Amelio, col pentimento falso di Scarantino.

A Roma, al bar Doney, Graviano aveva rivelato a Spatuzza “che [con quelle stragi] avevamo chiuso tutto e ottenuto tutto quello che volevamo .. la personalità, quello che aveva gestito un po' tutto era Berlusconi, quello di canale 5”.

Ma Berlusconi, all'epoca solo imprenditore, aveva attirato già l'attenzione anche di Falcone: lo racconta a Report Giovanni Paparcuri, autista del procuratore Rocco Chinnici e stretto collaboratore dei magistrati del pool.

Un giorno Borsellino entrò nella stanza di Falcone e gli chiese: “ma tu hai qualcosa su Berlusconi?”


Falcone aveva appuntato su alcuni fogli queste informazioni: 

“Cinà in buoni rapporti con Berlusconi .. Berlusconi da 20 milioni ai Grado e a Vittorio Mangano ..”.

Per questo è stato ucciso Falcone, perché stava seguendo (non come magistrato, non potendo seguire le indagini) quel fiume di denaro verso il nord, che legava imprenditori e mafiosi?

E Borsellino per cosa è stato ucciso?

Sempre secondo Nino di Matteo, Borsellino avesse iniziato a capire quello che stava accadendo, la prima trattativa portata avanti da Ciancimino coi carabinieri: “da questo punto di vista si possono spiegare le sue clamorose esternazioni fatte quattro giorni prima della strage di via D'Amelio alla moglie, la signora Agnese, nel momento in cui Borsellino parlò in termini estremamente negativi e con un atteggiamento che la signora Agnese definisce sconvolto, del suo ex amico, il generale Subranni, ufficiale del Ros”.

A tutti i misteri attorno a questi attentati, se ne aggiunge un altro: chi è entrato nel computer di Falcone presso il ministero di Giustizia, dopo la strage di Capaci?

Gioacchino Genchi all'epoca tecnico incaricato di analizzare questi pc, si accorse che erano stati manomessi, arrivando a cancellare dei files.

La stagione delle stragi comincia con l'attentato a Capaci in cui fu ucciso il giudice Falcone con la moglie e la scorta: nei 57 giorni prima della sua morte, il collega e amico Paolo Borsellino fa una sua indagine, senza mai essere sentito a verbale dalla procura di Caltanissetta diretta da Giovanni Tinebra.

Cosa aveva scoperto Borsellino? Giovanni Scarpinato procuratore generale a Palermo, racconta al giornalista di come Borsellino indagò sulle “causali tipiche di cosa nostra”, poi in una seconda fase si rende conto che c'è qualcosa che va al di là ..

Qualcosa che porta a pezzi dello Stato: quegli uomini dei servizi che, secondo quanto dice Francesco di Carlo, collaboratore di giustizia, ammazzarono dentro il carcere Nino Gioè, uno degli esecutori dell'attentato contro Falcone, poiché avevano paura che parlasse.

Un altro uomo dello Stato finito dentro queste storie è l'ex dirigente del Sisde Bruno Contrada che è stato condannato per mafia, con una sentenza che è finita di fronte alla corte dei diritti in Europa, che ha annullato gli effetti della sentenza.

Di fronte al giornalista respinge le tesi sostenute dal giudice Caselli nell'accusa, per esempio essere stato fonte di rivelazioni che consentirono la fuga di mafiosi.

Un altro uomo dello Stato citato in queste storie è stato Giovanni Aiello, ex poliziotto e collaboratore dei servizi, morto nel 2017.

Dietro le stragi in Sicilia e in Calabria c'erano i servizi deviati – racconta un altro collaboratore, Consolato Villani, coinvolti direttamente dentro l'organizzazione di questi attentati.

Dei rapporti tra uomini dello Stato e mafiosi aveva parlato anche l'ex capomafia Luigi Ilardo che nel 1993 aveva deciso di collaborare coi carabinieri, col colonnello dei carabinieri Riccio a cui racconta dei delitti compiuti dagli uomini dei servizi deviati. L'omicidio Ilardo è un omicidio di Stato, secondo Michele Riccio.

Francesco Paolo Fulci non era solo un uomo di Stato, nel 1993 era capo del Cesis, l'organismo di coordinamento tra i servizi civili e militari: sono i mesi degli attentati in Italia rivendicati dalla sigla Falange Armata.

Svolge un'indagine sui servizi e rende nota una lista sedici militari appartenenti alla settima divisione del Sismi: sono loro la Falange Armata, secondo Fulci.

No, non è vero – risponde l'ex generale Inzerilli, ex comandante della Stay Behind italiana, la Gladio, perché gli “OSSI [un'unità speciale dentro il Sismi] sono farina del mio sacco”.

Chi può, oggi, dopo quasi 30 anni, raccontare i segreti dietro quelle stragi? Riina e Provenzano sono morti, sono rimasti poche altri protagonisti.

Per esempio i politici dell'epoca, come l'ex ministro Martelli che oggi, a Report, racconta come dietro la trattativa ci fosse una volontà politica riconducibile al presidente della Repubblica

La scheda del servizio: LA TRATTATIVA di Paolo Mondani e Giorgio Mottola in collaborazione di Norma Ferrara, Alessia Pelagaggi e Roberto Persia

Report dedica una puntata speciale alla trattativa Stato-mafia, alle stragi del 1992 e quelle del 1993 per cui sono indagati dalla Procura di Firenze anche Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri. Con testimonianze inedite e documenti esclusivi verrà ricostruito per la prima volta in televisione il ruolo ricoperto da alcuni settori delle istituzioni nelle stragi del 1992 e in quelle degli anni precedenti. Un filo nero collegherebbe infatti l'attentato alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 alle bombe di Capaci e via D'Amelio in cui furono uccisi Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Mafia, massoneria, terroristi di destra e servizi segreti deviati avrebbero contribuito per anni ad organizzare e ad alimentare una strategia stragista che puntava alla destabilizzazione della democrazia nel nostro paese. Lo raccontano a Report magistrati, collaboratori di giustizia e protagonisti dei piani eversivi. Report farà luce sul ruolo inconfessabile ricoperto dagli uomini dello Stato nella pianificazione e nell'esecuzione delle stragi. Una verità a cui probabilmente era arrivato Paolo Borsellino. Quando viene ucciso in via D'Amelio, sparisce l'agenda rossa che portava sempre con sé, dove conservava tutti gli appunti sulle indagini da lui svolte in prima persona sulla strage di Capaci. Che fine ha fatto l'agenda rossa di Paolo Borsellino? Grazie a testimonianze esclusive, Report è in grado di aggiungere un tassello importante alla ricostruzione della vicenda.

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