18 gennaio 2021

Anteprima delle inchieste di Report: la transizione verde, dentro le carceri e l'Imu di Coverciano

Uno scenario green, per davvero, quello di cui parlerà il servizio di Michele Buono. Poi un'inchiesta su cosa è successo dentro le carceri nei giorni della rivolta ad inizio pandemia.

Nell'anticipazione, l'Imu non pagata dal centro tecnico di Coverciano. Come mai?

L'Imu di Coverciano

Al centro sportivo di Coverciano si fanno corsi per allenatori, si organizzano eventi ci sono società che organizzano convegni dove, pagando un extra, puoi fare due tiri sui campetti dove si allena la nazionale.

E' un centro sportivo che è anche il nostro fiore all'occhiello, che però non paga l'Imu al comune di Firenze dal 2007, per una somma pari a 836mila euro più interessi, per una cifra che supera il milione di euro.

Perché appartiene ad una società non a fini di lucro, si difende la federazione, il centro è di proprietà della Federcalcio SRL: ma i giudici la pensano in modo contrario, ora il contenzioso è arrivato davanti alla Cassazione ma il giudizio appare scontato poiché nel centro sono presenti, e note a tutti, diverse attività commerciali i cui guadagni finiscono nel bilancio della Federazione.

Lorenzo Vendemiale ha fatto una anticipazione del servizio nel suo articolo uscito sul Fatto Quotidiano

La scheda del servizio: TASSA AZZURRA di Giulia Presutti e Lorenzo Vendemiale

Coverciano ospita il centro tecnico della Federcalcio, dove si allena la nazionale italiana. Otto ettari tra campi sportivi, un auditorium, un albergo e un ristorante. Su questo gioiellino dal 2007 non viene pagata l'Imu. Federcalcio sostiene di avere diritto all'esenzione per gli enti non commerciali che esercitano attività sportiva e di promozione dello sport. Ma è così? Chi è il vero proprietario del centro tecnico di Coverciano e quali sono le attività che si svolgono all'interno?

La transizione verde

Quest'anno arriveranno i soldi dall'Europa parte dei quali saranno usati per una svolta verde, tutta da verificare al momento. Ancora oggi in Italia si continua ad investire in gas metano, a breve potrebbero ripartire le trivellazioni sui fondali del mare e si parla di auto a idrogeno senza specificare la provenienza: se è idrogeno da idrocarburi, non è green né sostenibile.



L'inchiesta di Michele Buono ci mostrerà come potremmo essere produttori di energia pulita, senza dipendere da altri paesi: a Bolzano, oggi, alla H2 Sudtirol producono auto ad idrogeno, il giornalista ha visitato l'impianto dove si produce questo combustibile scindendo le molecole dell'acqua.

Ad oggi è l'unico impianto in Italia che produce idrogeno con annessa stazione di servizio.

Che emissioni hanno i motori elettrici alimentati ad idrogeno? Solo acqua, niente fumi.

Più in giù, nelle Marche, il gruppo Loccioni ad Ancona produce più impresa di quanta ne consuma: qui realizzano sistemi di controllo ed efficienza per l'industria, dall'automobile, all'ambiente, all'industria biomedicale.

L'energia la prendono da pannelli fotovoltaici, da piccoli impianti idroelettrici: per non disperderla, hanno dei cappotti termici per proteggere gli edifici, sistemi automatici di chiusura ed apertura sulle vetrate, per far entrare più o meno sole se è inverno o estate.

Questo impianto è costato un 20% in più sull'investimento totale, ma stanno anche registrando l'86% di consumo in meno per la gestione dell'edificio.

Affinché l'energia prodotta non sia dispersa, serve orchestrare i flussi, tramite una regia, dove si da energia alle “griglie” che ne hanno bisogno prendendola da chi ne ha in surplus, “questa è la grid, questa è la rete intelligente” spiega Maria Paola Palermi responsabile della comunicazione del gruppo Loccioni.

A Bari invece studiano i treni del futuro: capsule a levitazione magnetica che viaggiano, sottovuoto e senza attrito, in un tubo fino a 1000km orari. Si tratta del progetto della canadese Hyperloop sviluppato assieme al gruppo italiano Angel: il gruppo italiano si occuperà della tecnologia che arriva direttamente dallo spazio, la trasmissione di energia senza contatto e ad alta velocità.

Si potrebbe coprire una tratta come Bari Napoli in un quarto d'ora, Roma Milano in mezz'ora, Milano Parigi in un'ora. Altro che l'AV a cui oggi sono destinati una buona parte dei fondi europei.

Con questi progetti tutte le città si avvicinano veramente e dunque anche le attività economiche: Vito Pertosa presidente del gruppo Angel “si potrebbe avere un trasporto merci che invece di andare sull'aereo va su Hyperloop con un costo più basso e in un tempo inferiore.”

Gli stessi vantaggi ci sarebbero per il trasporto delle persone: Tranpod ha calcolato che per la tratta Toronto Montreal si spenderebbero non più di 80 dollari, 545 km in 45 minuti, su un tracciato che ha la stessa misura di quelli italiani ed europei, “basta” metterci questi tubi , la cui posa costerebbe meno di quanto ci costa oggi l'AV, consumando meno del treno col vantaggio che l'Hyperloop produce anche energia

La scheda del servizio LA TRANSIZIONE Di Michele Buono con la collaborazione di Edoardo Garibaldi e Filippo Proietti

L’età della pietra non è finita perché mancavano le pietre. La transizione energetica dal fossile alle rinnovabili, e la conseguente decarbonizzazione, è una necessità ambientale e al tempo stesso un’occasione di crescita economica; non è una storia di qualche pannello o impianto eolico in più ma è un’organizzazione complessa che coinvolge un intero sistema, dalla ricerca al trasferimento di tecnologie all’industria, alla società intera. Quali sono i nostri punti di forza? E quali i nostri vantaggi competitivi? Possiamo trasformarci da paese importatore a esportatore netto di energia sempre più pulita? Si sta aprendo una nuova partita globale.

Dentro le carceri

La polizia penitenziaria italiana è stata messa a dura prova quest'anno: nel periodo del primo lockdown, a marzo, in 21 carceri ci sono state proteste da parte dei detenuti con 107 feriti tra gli agenti e 69 tra i detenuti. Ma ci sono stati anche 14 detenuti morti (sospette) e danni ingenti alle strutture carcerarie, per quasi 10ml di euro.

Purtroppo, ci sarebbero stati anche abusi e atti di violenza gratuita sui detenuti: Bernardo Iovene ha incontrato alcuni parenti dei detenuti, da cui ha raccolto diverse testimonianze inedite su quanto sia successo in quel mese “stati tolti i viveri .. sono stati trattati come animali”.

A Modena sono morti 9 detenuti, 5 dei quali nello stesso carcere e altri 4 dopo essere stati trasferiti: Iovene ha raccolto la testimonianza di un detenuto che afferma di non aver partecipato alla rivolta, insieme ai detenuti della sua sezione era rimasto in cella.

Ha trattato con l'ispettore l'uscita pacifica sul campetto dell'area perché in cella stavano soffocando dal fumo: “era lui che ce lo ha detto, uscite voi che non c'entrate con la rivolta, uscite solo in campo. Poi ci hanno picchiato da morire, abbiamo preso così tante di quei manganelli che anche i poliziotti diventavano con il sangue ..”

Cioè con le manganellate anche gli agenti si erano sporcati del loro sangue schizzato sui vestiti.

Uno dei detenuti morti si chiamava Fedi e aveva 35 anni, doveva uscire dopo 2 settimane: è stato consegnato dai detenuti agli agenti perché stava male.

Aveva avuto nel passato problemi di tossicodipendenza, racconta il suo avvocato a Report, ma ne era uscito da almeno 1-2 anni, era fortemente asmatico. Sarebbe importante – continua l'avvocato – capire da chi è stato portato, quando ha iniziato a star male, e capire in che condizioni era e da chi è stato soccorso.

I detenuti trasferiti da Modena riportano di essere stati bollati tutti indistintamente come rivoltosi: “prima di entrare in carcere [dopo il trasferimento a Salluso] tutti ci hanno picchiato. Ogni giorno, per tre mesi non ci hanno lasciato cambiare i vestiti, niente .. ”

La procura di Santa Maria Capua Vetere sta indagando i presunti abusi di 44 guardie del carcere usando proprio i filmati, un fatto senza precedenti.

Uno dei detenuti aveva un micro cellulare, senza questo nessuno avrebbe saputo delle violenze: “è partita una telefonata da un micro cellulare che ha chiamato la moglie è ha detto ci stanno massacrando di botte. Di la è partito tutto, se non non avremmo mai saputo niente.”

A Poggioreale i colloqui sono bloccati e così i familiari devono passare per un bar, fuori dal carcere, per far arrivare qualcosa ai detenuti: in questo bar si trovano anche articolo per detenuti, ovvero cappelli, scaldacollo, pantofole, mascherine, pigiama.



Vendono anche cartoline con messaggi di speranza per chi sta dentro.

Fuori dal carcere si trova anche il servizio di deposito dei cellulari, per quei familiari che hanno ottenuto un colloquio, ma devono lasciar fuori il loro cellulare.

Ci pensa Pasquale ai cellulari delle persone, non lo Stato italiano.

Ma nelle carceri a soffrire ci sono anche le guardie penitenziarie: a morire per Covid sono anche loro, fino ad oggi ne sono morte cinque e i contagiati sono oltre mille, solo a Poggioreale erano oltre duecento a dicembre, significa che ce ne stanno altrettanti isolati in quarantena commenta Emilio Fattorello del sindacato polizia penitenziaria.

“La sanità a Poggioreale è tagliata per 1600 persone, qua dentro in questa struttura secolare non possiamo garantire le norme di igiene più elementari già nella normalità, figuratevi adesso in piena epidemia.”

Se lo dicono gli agenti c'è da credergli: addirittura i direttori sanitari delle tre carceri metropolitane della Campania hanno contratto il Covid.

E' successo a Vincenzo Maria Irollo, ds di Poggioreale: “anche io purtroppo sono stato vittima del Covid perché frequento tutti i padiglioni ..”

Così i parenti dei carcerati oggi hanno paura di non rivedere più i loro familiari, perché potrebbero infettarsi e morire per la pandemia, la loro richiesta di aiuto, dicono, è ancora rimasta inascoltata.

Chi dovrebbe aiutarli potrebbe aiutarli è il dottor Ciambriello, garante dei diritti dei detenuti in Campania: dal suo ufficio si vedono i carcerati nell'ora d'aria, ben poco distanziati.


“Fa impressione vedere queste persone ammassate, dalle 15 di oggi alle 9 di domani mattina stanno in sei in una cella, è disumano.”

Ancora più disumano se si tiene conto dell'aspetto psicologico, delle paure di contagio in carcere che rendono ancor più dura la loro situazione.

“Mio figlio sta qua dentro per pagare una pena o per morire?” si domanda una madre davanti al giornalista.

La funzione del carcere dovrebbe essere rieducativa, non punitiva.

La scheda del servizio: CARCERI, UN MONDO A PARTE di Bernardo Iovene con la collaborazione di Federico Marconi e Greta Orsi

Cosa è successo dentro al carcere di Modena durante la rivolta di marzo? Secondo le testimonianze di detenuti e familiari che ricostruiscono quei momenti tragici, ci sarebbero stati pestaggi a freddo dopo la rivolta, e anche durante i trasferimenti, all'arrivo nei vari istituti, e nei giorni seguenti. Dai racconti intrecciati si disegna uno scenario inquietante, che deve riguardare tutti compreso le massime istituzioni, per capire se è vero; quali sono stati gli ordini, chi li ha dati e se il Ministero ne era al corrente. Nel carcere di Modena sono morti 5 detenuti, le autopsie dicono da intossicazione di farmaci e metadone. Altri 4 detenuti sono morti dopo essere stati trasferiti in altre carceri, sono stati visitati? Si potevano salvare? Nel carcere di Santa Maria Capua Vetere attraverso le registrazioni delle telecamere di sorveglianza la procura ha individuato abusi che sarebbero stati commessi da 44 agenti penitenziari, altre centinaia di agenti non è stato possibile identificarli. Report è venuta a conoscenza che a operare a volto coperto è stato un nuovo reparto creato dopo le rivolte: sono i Gir, Gruppo di intervento rapido. Intanto il decreto Ristori ha posto molti paletti alla possibilità di detenzione temporanea ai domiciliari per chi ha un residuo di pena fino a 18 mesi e pochi detenuti ne hanno usufruito. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Natale è stato in visita a Regina Coeli, ma per il Garante nazionale dei detenuti e anche per alcuni magistrati di sorveglianza il decreto è timido e non affronta il problema principale del sovraffollamento.

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