23 ottobre 2021

Anteprima Presadiretta – il virus perfetto

Ultima puntata di questa stagione 2021 per Presadiretta dedicata alle origini del virus: è solo passato un anno dal lockdown, dalle bare per i morti di Bergamo portate via dai camion militari e, soprattutto, dalle prime settimane della pandemia, quando ancora non era chiaro di cosa stessimo parlando (è poco più di una influenza, Milano non si ferma..). E' passato solo un anno e in molti non vedono l'ora di mettersi tutto alla spalle: ma quello che non possiamo dimenticare è l'impreparazione nella gestione della pandemia, la dipendenza con paesi dell'est asiatico per l'approvvigionamento di mascherine e altri materiali, e l'assenza di un piano pandemico nazionale e anche a livello regionale.

Presadiretta, nel servizio di Lisa Iotti e Francesca Nava, si porrà alcune domande su questo virus: come mai a quasi due anni dalla pandemia che che ha fatto quasi 5 milioni di morti nel mondo, ha messo in ginocchio il mondo intero e non è ancora finita, non sappiamo ancora come si sia originato il virus chiamato Sars-Cov?

Il servizio mostrerà come le autorità cinesi hanno fatto di tutto per tenerci all'oscuro, hanno impedito alla speciale commissione dell'Oms che nel febbraio di quest'anno doveva indagare sulle origini del virus, di accedere ai loro dati grezzi, facendo di fatto fallire l'indagine internazionale.

Colin Butler – professore di epidemiologia all'Australian National University: “è stata fatta un'indagine farsa, un esercizio di propaganda politica, che potrebbe mettere molto in imbarazzo l'Oms nel futuro”.

I giornalisti di Presadiretta hanno anche scoperto che i ricercatori cinesi hanno cancellato dai loro database 22mila sequenze di coronavirus, hanno negato che a Wuhan (la città da cui è partita la pandemia) si facessero esperimenti con virus dei pipistrelli.

Non solo, queste ricerche sui virus si facevano in laboratori dove si lavorava senza scafandri e in stanze non pressurizzate: lo si è scoperto da una tesi scovata da un giornalista di inchiesta indipendente, dove si parla di laboratori di livello BSL2, un livello troppo basso dove l'unica protezione è costituita dai guanti.

Ed ora – racconta Iacona nell'anteprima – persino l'OMS pensa che l'ipotesi di un incidente di laboratorio possa essere la causa della pandemia.

Queste le parole del direttore Tedros Ghebreyesus: “io ho lavorato in laboratorio e so che gli incidenti accadono, abbiamo bisogno di informazioni, informazioni dirette su quale fosse la situazione di questo laboratorio prima e all'inizio della pandemia.”

Solo dopo un anno siamo venuti a conoscenza di un incidente in un laboratorio di Pechino dove si stavano facendo ricerche sul nuovo coronavirus e lo siamo venuti a sapere soltanto per caso: da uno scambio di mail col professore Shan-Lu.

Ma Presadiretta ha una sua notizia in esclusiva è che le ricerche in Cina si facevano anche coi finanziamenti pubblici americani (arrivati all'organizzazione Eco Health Alliance guidata da Peter Daszak, uno degli zoologi più in vista che partecipò alla prima ispezione dell’Oms a Wuhan.

Forse erano finanziamenti per fare in Cina esperimenti sull'aumento della contagiosità dei virus che negli Stati Uniti fino al 2017 erano vietati? – si chiede Presadiretta

Scrive in un'anticipazione del Corriere

Dai documenti derubricati di recente risulta che Daszak avrebbe veicolato in Cina 3,7 milioni di dollari di fondi ottenuti dal governo Usa dal 2014 al 2020. Ma Daszak era anche a capo della Commissione della rivista Lancet sull’origine del virus. Quella stessa rivista pubblicò nel febbraio 2020 una lettera di un gruppo di scienziati che sosteneva la genesi naturale del Covid. Daszak si è dovuto dimettere prima dell’estate per il sospetto di un grave conflitto di interesse: da una parte passava soldi pubblici ai laboratori di Wuhan; dall’altra avrebbe dovuto indagare con rigore sugli esperimenti condotti in quello stesso istituto.

 

Il servizio farà anche il punto sulle indagini della magistratura di Bergamo sulla risposta italiana alla prima ondata della pandemia: il piano pandemico non aggiornato e comunque non attuato, la mancata zona rossa nella Val Seriana, le decisioni prese dal governo nazionale e dalle regioni. Quanto abbiamo pagato, in termini di malati e morti, tutto questo?

I parenti delle vittime del covid vogliono chiederne conto alla politica: “questi familiari che vengono qua [alle udienze del processo] a dimostrare che anche la politica in qualche caso ha ucciso più del virus” racconta la coordinatrice del team legale dei familiari delle vittime Consuelo Locati.

Era una pandemia che potevamo prevedere?

Secondo Nicoletta Dentico – direttrice del programma salute globale – non c'era pandemia più prevedibile, “non è colpa del virus se ha trovato una prateria di incompetenza, di impreparazione davanti a sé, nella quale ha attecchito facilmente.”

Un piano pandemico aggiornato avrebbe potuto attutire notevolmente l'impatto di questa pandemia – è l'opinione di Donato Greco, epidemiologo e membro del CTS: “quante esercitazioni sono state fatte negli ultimi quindici anni, quanta gente era pronta ad aprire mille posti letto in più.”

Proprio sul piano pandemico sta indagando la procura di Bergamo: davanti al tribunale civile di Roma 500 persone che hanno perso familiari durante la pandemia hanno citato in giudizio le più alte istituzioni dello Stato.

A Presadiretta raccontano perché questa scelta: “Le istituzioni dovrebbero essere dalla parte del cittadino e invece avere scoperto che il piano pandemico non era aggiornato dal 2006, aver assistito all'impossibilità di poter acquistare delle mascherine, siamo entrati in una guerra senza verificare quello che avevamo come munizioni.”

Presadiretta ha intervistato il direttore del dipartimento di microbiologia di Padova Andrea Crisanti, autore di una perizia per la procura di Bergamo (di cui è consulente tecnico) che sta indagando sulla gestione italiana alla pandemia e sull'ecatombe in Val Seriana: “io lo definirei un disastro” racconta a Presadiretta “secondo i nostri calcoli il 23 febbraio all'interno dell'ospedale di Alzano c'erano circa 70-75 persone già infette. La Lombardia non aveva i tamponi i quanto meno dicono di non avere i tamponi, ma la diagnosi di covid non si fa solo col tampone. La TAC, in combinazione con il quadro clinico avrebbe fornito un elemento importantissimo per fare una diagnosi presuntiva. E' mancata una indicazione per capire quello che stava succedendo in ospedale. Si sarebbero potuto rendere conto che stavano praticamente seduti su una bomba.”

Dall'anticipazione che trovate sul Fatto quotidiano:

Al centro della perizia, che verrà consegnata entro dicembre, ci sono gli studi e i calcoli matematici che dovranno fornire delle risposte ai quesiti dei magistrati bergamaschi su quanto avvenuto all’interno dell’ospedale di Alzano Lombardo (chiuso solo per poche ore il 23 febbraio 2020), sulle conseguenze e l’impatto della mancata zona rossa in Val Seriana e della mancata attuazione del piano pandemico nazionale, il cui aggiornamento era fermo al 2006. Con interviste e documenti esclusivi, lo speciale di PresaDiretta affronterà anche le altre ombre della pandemia ripercorrendo l’intera catena di comando che ha portato alle decisioni prese da Governo e Regioni nelle prime settimane dell’emergenza Covid, con un focus particolare sui piani pandemici regionali.

In tutti questi mesi la Cina ha testato più di 80mila campioni di animali nella città di Wuhan e nel resto del paese e più della metà di questi erano presi da animali selvatici ma in essi non hanno trovato alcuna traccia di Sars-Cov2. Lo stesso è stato fatto per i pipistrelli: decine di migliaia di test in tutta la provincia di Hubei dove si trova Wuhan e nessuno di loro aveva virus simili a Sars-Cov2.

Alina Chan è una Biologa Molecolare all'università di Boston: “hanno campionato i fornitori di animali che vendevano gli animali al mercato e non hanno trovato niente, chiaramente a volerci fidare delle parole della Cina.”

L'unica certezza che abbiamo in tutta questa storia piega di buchi neri – spiega la giornalista Francesca Nava – è che non c'erano pangolini o pipistrelli al mercato di Wuhan al contrario di quello che si è detto per mesi.

“Per cultura i cinesi non mangiano pipistrelli” racconta lo zoologo Chris Newman di Oxford - “quindi non ci saremmo aspettati di vederli in un mercato alimentare e anche i pangolini, che all'inizio erano sospettati di essere potenziali vettori, non erano in vendita in nessun mercato della città.”

I pipistrelli non erano nel mercato del pesce ma erano nei laboratori dell'istituto di virologia, il team di Wuhan è il solo al mondo ad essere riuscito ad allevarli in cattività allo scopo di creare un nuovo modello sperimentale per la ricerca scientifica.

Perché l'ipotesi che il virus potesse essere uscito da questi laboratori è stata messa subito da parte in favore dello spillover naturale?

Esistono dei conflitti di interesse nella comunità scientifica internazionale sulla ricerca per le origini del virus (ovvero, ci sono ricercatori che hanno paura che che la politica limiti le loro ricerche e i finanziamenti per i loro lavori)?

Cosa c'è dietro la guerra fretta tra Cina e Stati Uniti su quest'ultimo punto?

Nessun commento: