03 ottobre 2021

Nel migliore dei mondi possibili

E' stata una settimana difficile, nonostante lo smart working mi consenta di lavorare da casa (alla faccia del PIL e del benessere di bar e caffè di Milano).

Difficile per il dover inseguire tutte le notizie, quelle a livello nazionale. Difficile anche per i problemi della vita di tutti i giorni.

La vicenda Morisi, la condanna dell'ex sindaco di Riace Lucano, a Milano l'incontro dei "giovani" per discutere del clima, l'accusa di fare solo bla bla e le rassicurazioni dei grandi, da Draghi e Cingolani.

L'inchiesta di Fanpage su Fratelli d'Italia, i finanziamenti black (da verificare, certo), le espressioni fasciste (e non è solo goliardia).

E, per effetto di una parte della riforma Cartabia (che sostituisce la prescrizione con l'improcedibilità), la possibilità che in un futuro non si possa fare più cronaca giudiziaria (e memoria storica) per il principio di non colpevolezza, fino a sentenza definitiva. In aggiunta al diritto all'oblio per cui domani non potremmo più ricordare processi finiti con una sentenza di non colpevolezza (che si tratti dei vertici di Banca Etruria o di mafia capitale).

Racconteremo la storia della trattativa stato mafia e del terrorismo mafioso con tanti omissis ***?

E come racconteremo Piazza Fontana? Potremo tirare in ballo ancora Freda e Ventura, Digilio e gli altri ordinovisti?

Da una parte, seguendo le notizie dei TG, l'impressione di vivere nel mondo migliore possibile o quasi.

Dall'altra le morti sul lavoro, la crescita economica basata su lavori precari e mal pagati, la cancellazione (dalla discussione politica e dai piani del governo Draghi) del salario minimo perché tanto c'è la contrattazione nazionale (peccato che nei contratti di categoria si possa andare in deroga), come se fossero cose distinte.

Da una parte le belle parole sulla transizione ecologica, dall'altra l'inchiesta di Presa diretta di lunedì scorso che ci ricorda quanto sia potente ancora l'industria del fossile, di quanto siano poco "green" i piani di Eni ed Enel, delle centrali a gas ancora in funzione, delle perdite di metano nella rete Snam (che solo Snam sta monitorando).

E poi c'è la vita di tutti i giorni: delle famiglie con figli che, quando si ammalano, devono arrangiarsi nel contattare il pediatra, tenerli a casa (e come, se non si ha smart working?) oppure fargli un tampone da privato.

I problemi di ieri sono rimasti al loro posto: la scuola, la sanità pubblica, i medici di base che mancano.

L'ultima perla, l'obbligo dello SPID per accedere ai servizi regionali come il fascicolo sanitario, nato dal decreto semplificazioni del 2020.

Ogni identità digitale deve essere legata ad una email e ad un numero di cellulare.

Chi ha fatto la legge avrà pensato ai tanti anziani o alle persone in difficoltà (di tutti i tipi)?

Oppure avrà come al solito pensato che era problemi che si possono scaricare sulle famiglie?

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