Giovedì scorso il governo ha emanato il decreto riaperture nel corso dell'ultimo cdm: in esso è contenuta una nuova disposizione in materia di protezione dei dati dati personali che, di fatto, esautora il garante della privacy consentendo l'accesso ai dati personali alla PA e a società controllate e anche a enti terzi.
Ne ha parlato Virginia della Sala sul Fatto Quotidiano
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quando vuole sa cosa dire a governo e Parlamento: nel settembre 2020, firmando il decreto Semplificazioni, aveva redarguito tutti: “Ho proceduto alla promulgazione soprattutto in considerazione della rilevanza del provvedimento nella difficile congiuntura economica e sociale. Invito tuttavia il governo a vigilare affinché nel corso dell’esame parlamentare dei decreti legge non vengano inserite norme palesemente eterogenee rispetto all’oggetto e alle finalità dei provvedimenti d’urgenza”. Lo stesso copione a luglio di quest’anno, con il Sostegni bis quando ha sollecitato che fossero “rispettati i limiti di contenuto dei provvedimenti d’urgenza”.
Eppure, omogeneità e urgenza sembrano entrambi assenti nel decreto sulle riaperture approvato giovedì in Cdm, che mette insieme le effettivamente urgenti disposizioni “per l’accesso alle attività culturali, sportive e ricreative” con quelle “in materia di protezione dei dati personali” che di urgente e coerente hanno poco e che per portata sulla privacy dei cittadini avrebbero avuto invece bisogno di una profonda discussione visto che di fatto lasciano libertà alla Pa di fare con i nostri dati ciò che le è più utile. “È difficile ravvisare l’urgenza – spiega Vincenzo Tiani, avvocato a Bruxelles specializzato in privacy e diritto delle nuove tecnologie –. Consentirà alla Pa di decidere in piena autonomia e se e come comunicare i dati a terzi e al pubblico.
Ho confrontato questo articolo con un articolo uscito sempre ieri su Repubblica:
C’è una discreta irritazione nei corridoi del nostro Garante per la Privacy alla notizia che il governo metterà mano alle garanzie degli italiani pur di scovare gli evasori fiscali irriducibili.
A deludere il nostro Garante della riservatezza è soprattutto lo strumento che il governo utilizza per riformare la privacy, dare poteri più ampi alle agenzie fiscali e far pagare le tasse ai contribuenti. Davvero una materia così sensibile si modifica con un decreto che peraltro regola, nello stesso articolato, la riapertura delle discoteche e l’esame di avvocato?
Una legge ordinaria avrebbe portato con sé un dibattito approfondito nel Paese. I parlamentari avrebbero discusso e organizzato audizioni di istituzioni ed esperti. Invece il decreto sarà convertito in una legge subito operativa, tempo 60 giorni. Pochissimi.
Letta così la cosa fa ridere, in un primo momento: veramente questo governo, con questa maggioranza, intende bypassare il garante, per fare una seria lotta all'evasione?
Io mi ricordo i titoli dei giornali della destra quando si parlava di lotta all'evasione.
No, risate a parte, è altro quello che interessa, i nostri dati personali.
E la voglia di riderci sopra passa subito.
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