18 luglio 2007

W l'Italia diretta: per la Giustizia

Puntata di W l'Italia diretta dedicata alla Giustizia in Calabria, a Locri, nella terra dove hanno ammazzato il presidente della giunta regionale Franco Fortugno.
Una puntata che possiamo sintetizzare in questi fotogrammi:

  • la lapide messa nella piazza di Locri e dedicata a Fortugno (senza l'indicazione morto per mafia). Con la scritta che è stata messa giusto il giorno della trasmissione
  • la piazza solitaria di Locri, col procuratore della DDA di Reggio Calabria, Nicola Gratteri.
  • Il rappresentante dello stato, solitario .. in una piazza vuota
  • le immagini del tribunale di Locri: i faldoni lasciati a marcire negli scantinati, interdetti per motivi di igiene dalla ASL, cancellerie senza materiali, enza auto di servizioi giovani magistrati della procura di Locri, tutti al primo incarico, giovani ma determinati. Abbandonati dallo stato.

Ma andiamo per ordine: la puntata partiva dal ricordo dell'omicidio dell'onorevole Fortugno, il giorno delle primarie, il 16 ottobre 2005. Il killer ha potuto agire indisturbato: è entrato nel seggio, ha sparato cinque colpi e se ne è andato.In questi giorni c'è stata la seconda udienza.
Il processo ha fatto emergere i nomi dei probabili esecutori: i Marcianò (il padre lavorava alla stessa ASL), Piccolo, Riorto, uomini del clan Cordì.
L'ipotesi è che Fortugno sia stato ucciso
perchè alle elezioni aveva battuto il candidato Domenico Crea, della Margherita, candidato appoggiato dal clan dei Cordì.
Ma è un'ipotesi debole, che non convince nè la vedova del presidente, l'onorevole Laganà, nè il procuratore della DNA, Pietro Grasso.
L'omicidio Fortugno è stato un omicidio politico-mafioso, nel quale il clan dei Marcianò probabilmente è solo la cinghia di trasmissione tra gli esecutori materiali e i mandanti (politici).

Se i media si sono dimenticati di Fortugno, non così la 'ndrangheta: l'onorevole Laganà continua a ricevere
minacce e intimidazioni via via più pesanti.
In trasmissione mostrava a Iacona i faldoni delle denunce fatte, in ostinata e triste solitudine, dal marito, quando era consigliere, a partire dal 2003. Denunce circostanziate, con tanto di nomi, cognomi e fatti.Reparti tirati su apposta per trovare il posto al primario "amico"; medici cacciati dalle cliniche in favore di altri che invece erano raccomandati.
Risorse deviate verso strutture convenzionate, per milioni di euro.
La sanità in Calabria, come in altre regioni, è un business: che arricchisce le cosche locali e grava sui conti dello stato. Lavori fatti senza gare d'appalto, con accordi diretti tra le parti.
Alla ASL di Locri, i commissari mandati dal governo hanno scoperto un buco da 140 ml di euro.

E non è un caso isolato: l'inchiesta parlava del caso Villa Vittoria, privata e convenzionata con la regione per un giro di 8 ML di euro. Clinica le cui quote sono in parte possedute dall'onorevole Giovanni Filocamo, che raggiunto telefonicamente, smentiva.

E qui veniamo al ruolo della politica: che fine hanno fatto le denunce di Fortugno?
Il PM
de Magistris della procura di Catanzaro, le ha mandate per competenza alla procura di Locri. Dove sono rimaste bloccate nell'ufficio del Gip, assieme a migliaia di altre.
Intervistato da Iacona, il magistrato parlava delle indagini, che probabilmente si concluderanno entro l'anno.
Indagini su un omicidio politico-mafioso, che probabilmente non è solo un avvertimento alla giunta regionale che si era appena insediata.Il business della gestione dei fondi pubblici comunitari è il nuovo sistema: si parla di una torta di 8,5 miliardi di euro (perchè la Calabria è obiettivo 1).Soldi che se fossero stati destinati ai calabresi, ora la regione sarebbe un piccolo Liechtenstein.

Se la Calabria è in questa situazione, significa che fa comodo a qualcuno, che sta sia a Roma che a Reggio Calabria.
Un altro dato che emerge è la trasversalità del problema: gli indagati non appartengono ad un solo partito o gruppo politico. "E' un quadro devastante: è in gioco lo stato diritto, noi magistrati viviamo in stato di isolamento. La magistratura è inadeguata a combattere la 'ndrangheta: io compro i mezzi informatici per il mio ufficio; pago la macchina per i miei spostamenti".

Iacona è sceso poi in piazza (la piazza vuota) a Locri, dal magistrato Nicola Gratteri: esperto della 'ndrangheta per averla combattuta da più di vent'anni. Perchè la n'drangheta è difficile da combattere?
Perchè è una struttura familiare, patriarcale. Difficile da infiltrare ed è altrettanto difficile che uno dei suoi membri si penta e ne sveli la struttura dall'interno, come fece Buscetta nel lontano 1985.
La 'ndrangheta ha un giro d'affari di 35 miliardi di euro, come la finanziaria di lacrime e sangue di questo governo.
Viene da ridere al confronto con la macchina dello stato messa in piedi per combatterla: tribunali senza timbri, senza carta per le fotocopie; senza macchina per spostare i faldoni dei processi. Tribunali sovraccarichi: significa che i tempi dei processi subiscono rinvii di mese in mese ..

Gratteri parlava di distanza tra le parole degli esponenti dello stato e la povertà dei mezzi dei giudici. E' scandaloso.
Napolitano, in una cerimonia in Calabria, chiedeva ai calabresi di avvicinarsi allo stato.
Gratteri gli rispose che forse doveva essere lo stato a fare due passi avanti, per rendersi credibile. Poi, forse, la gente avrebbe iniziato a fidarsi.
Le macchine della polizia che, in quella piazza così vuota, facevano bella mostra, non erano del commissariato di Siderno. Che non possiede auto così nuove. Erano state portate lì apposta per la trasmissione.

Gratteri non si è trattenuto: "lo stato ha tradito le aspettative dei magistrati che, dopo la morte di Falcone, scelsero di veniore qui a combattere la mafia".
Le norme legislative portate avanti dallo stato ci hanno fatto fare un passo indietro nella lotta alla mafia. Norme come il Patteggiamento allargato in Appello.
Che non diminuisce i tempi dei processi (per gli imputati che non patteggiano si deve fare il dibattimento coinvolgendo tutti, anche coloro che patteggiano). E' solo un regalo alla mafia.

La 'ndrangheta non ha colore politico: vota solo il cavallo voncente. E' molto più forte ed arrogante rispetto agli anni 70, 80. Anche per le leggi garantiste portate avanti: col patteggiamento uno ndranghetista si fa 5 anni di carcere.
Considerando i guadagni che fa col traffico di droga, gli conviene. Tanto poi esce in semilibertà per buona condotta.Diverso se venisse condannato all'ergastolo o a 30 anni.
Il confine tra stato e antistato non esiste più: nella cosa pubblica vedo sempre di più la presenza della 'ndrangheta. Come può la gente avere fiducia in noi, quando vede amministratori, funzionari, politici indagati per criminalità?
A chiudere la trasmissione è stata Roberta Congiusta, sorella di Giancarlo, ucciso nel maggio del 2005. Uno dei 28 morti della locride. Molti dei quali senza colpevole.
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