Sostiene Pollari:
“Sono pronto a raccontare i misteri d'Italia dagli anni ottanta ad oggi, nonostante l'atmosfera di regime”.
Curioso, lo spione vuole parlare. E, a sentire lui, vorrebbe raccontare tutto. Curioso che il ruolo del portavoce sia del sempre più enigmatico senatore Sergio De Gregorio, come per il generale Speciale.
Immaginiamoci lo scenario: Pollari di fronte ad una platea di giornalisti (e anche semplici cittadini desiderosi di conoscere la storia nascosta d'Italia), che parla della borsa di Aldo Moro sparita durante il suo rapimento. Dei suoi memoriali spariti, poi riapparsi in via Montenevoso a Milano. Dei diari del generale Dalla Chiesa, ai file completi degli appunti informatici di Giovanni Falcone, fino all'agenda rossa di Paolo Borsellino, che qualche manina fece sparire da via D'Amelio negli attimi successivi alla strage.
Ve lo immaginate? Il rapporto tra Stato e mafia, i servizi segreti, gladio, le varie Logge massoniche coperte (P1, P2 ...), le menti raffinatissime che hanno manovrato dalla stanza dei bottoni, la storia italiana della prima e della seconda repubblica.
Che affonda le sue radici nelle stragi dell'estate 1992.
No, non illudiamoci: è solo pura fantasia, troppo bello se la gente dovesse venire a sapere. Il popolo è bue, è ignorante, non deve sapere. Deve essere guidato, rassicurato, calmato.
Allora le frasi di Pollari devono essere intese in altro modo: sono un messaggio politico. Usa il segreto di stato come una gabbia dentro cui nascondersi.
“Guardate, cari politici, che se non mettete tutto a tacere io parlo”.
Ed è un messaggio rivolto anche alla Corte Costituzionale, che dovrà decidere se sia legittimo o meno, intercettare gli agenti dei servizi segreti.
Se si possono o meno sequestrare o utilizzare documenti come quelli trovati in via Nazionale, la sede staccata gestita da Pio Pompa.
Secondo il governo no, secondo i magistrati si.
La Corte Costituzionale deve quindi decidere se dare o no la garanzia di una sostanziale immunità che la legge non prevede.
Se non stupisce la reazione della destra, soprende la titubanza di alcune esponenti a sinistra.
Chi ha paura, anche nel centrosinistra, dei servizi? Delle loro rivelazioni, dei misteri d'Italia.
Dice l'ex giudice Felice Casson ora senatore DS, sul corriere:
“quello che emerge è che non si trattava di una parte deviata ma di un'attività che il Sismi riteneva istituzionale. I servizi deviati non sono mai esistiti, ma quando hanno deviato nelle indagini sulle stragi lo hanno fatto perchè erano istituzionalmente fatti per lavorare così. Quindi non solo adesso. Anche quando depistavano per le stragi”.
Le analisi di Bianconi sul corriere e di D'Avanzo su repubblica.
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