Come possono parlare, discutere legiferare di giustizia parlamentari indagati, condannati, prescritti, è un'anomalia solo italiana.
Mentre la giustizia soffre di problemi di carenza di personale, di materiali, di fondi, a Roma si dibatte su separazione delle carriere, intercettazioni.
Mentre la criminalità organizzata si espande, diventa via via più potente, sia dal punto di vista economico che sociale (la famosa borghesia mafiosa che ha protetto Provenzano), le leggi italiane si spingono sempre più nella direzione del garantismo.
Dalla legge sui pentiti, fino alla diminuzione dei tempi di prescrizione di un reato.
Il che significa, all'atto pratico, che esistono reati di piccola criminalità che vengono amnistiati.
Dall'altra parte si agita lo spauracchio del terrorismo internazionale di matrice islamica. Per contrastare il quale, ci viene detto, possiamo accettare un pò di illegalità e di mancanza di democrazia.Non è giusto che i mafiosi subiscano il 41 bis, mentre Abu Omar si può torturare un pochino.Ma quelli sono cacciatori di teste, si potrebbe dire.
I mafiosi preferivano sciogliere i nemici nell'acido, oppure come un tale Scarpuzzedda, tagliare il braccio al nemico "Così non potrà mai sparare senza quel braccio".
Con le leggi attuali, non si sarebbe mai potuti arrivare al maxiprocesso della mafia. Quello di Falcone, Borsellino, Caponnetto e di tutto il pool antimafia.
Quello che, per la prima volta, condanno all'ergastolo la cupola della mafia.
Quello che stabilì, per la prima volta, l'esistenza della mafia, pardon Cosa Nostra, come struttura verticistica e piramidale.Eravano nel 1991.
Diceva Falcone, a proposito del fatto di aver rimpianti "solo uno, essere stati ad un passo dalla svolta e non essere riusciti a farla".
Una svolta che non c'è stata, dopo le stragi dell'estate del 92. Stragi dentro cui affondale radici questa Seconda Repubblica.
In Italia abbiamo un problema giustizia.
Ma finchè la politica si continuerà a fare con gli insulti in aula ("assassino"), con le bagarre, le risse ...
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