17 luglio 2007

Borsellino: La lotta alla mafia

Il 23 giugno 1992, ad un mese dalla morte del giudice Giovanni Falcone a Capaci, i boyscouts organizzano un raduno a piazza Magione, nel cuore del quartiere della Kalsa, a Palermo.
Paolo Borsellino pur arrivando in ritardo riesce ad essere presente e viene invitato a prendere la parola, per un ricordo dell'amico.
Con la voce commossa, tra le fiaccole accese, in un atmosfera carica di passione civile, di religioso turbamento ed emozione, comincia a parlare:

La lotta alla mafia (primo problema da risolvere nella nostra terra, bellissima e disgraziata) non doveva essere soltanto una distaccata opera di repressione, ma un movimento culturale e morale, anche religioso, che coinvolgesse tutti, che tutti abituasse a sentire la bellezza del fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell'indifferenza, della contiguità, e quindi della complicità.
Ricordo la felicità di Falcone, quando in un breve periodo di entusiasmo, conseguente ai dirompenti successi originati dalle dichiarazioni di Buscetta, egli mi disse: "La gente fa il tifo per noi". E con ciò non intendeva riferirsi soltanto al conforto che l'appoggio morale della popolazione dà al lavoro del giudice.
Significava soprattutto che il nostro lavoro, il suo lavoro, stava anche sommovendo le coscienze, rompendo i sentimenti di accettazione della convivenza con la mafia, che costituiscono la sua vera forza.

Questa stagione del "tifo per noi" sembrò durare poco, perchè ben presto sopravvennero il fastidio e l'insofferenza per il prezzo che la lotta alla mafia, la lotta al male, costringeva la cittadinanza a pagare. Insofferenza alle scorte, insofferenza alle sirene, insofferenza alle indagini, insofefrenza a una lotta d'amore che però costava a ciascuno non certo i terribili sacrifici di Falcone, ma la rinuncia a tanti piccoli o grandi vantaggi, a tante piccole o grandi comode abitudini, a tante minime o consistenti situazioni fondate sull'indifferenza, sull'omertà o sulla complicità. Insofferenza che finì per provocare ed ottenere, purtroppo, provvedimenti legislativi che, fondati su un'ubriacatura di garantismo, ostacolarono gravemente la repressione di Cosa Nostra e fornirono un alibi a chi, dolorosamente o colposamente, di lotta alla mafia non ha mai voluto occuparsi.
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1 commento:

Anonimo ha detto...

dove posso trovasre l'audio originale del discorso?