Ecco una storia di cattivo giornalismo. E non solo.
Il teste del tribunale di Palermo e consulente della Procura antimafia, Francesco Giuffrida, ha ritrattato la sua dichiarazione, resa davanti ai giudici, dove parlava della provenienza dei soldi di Berlusconi.
Parliamo di 113 miliardi di lire.
Giuffrida ha ha “raggiunto un accordo transattivo” con la stessa Fininvest (senza avvisare i suoi avvocati) nella causa civile per danni che il gruppo Berlusconi gli aveva intentato lo scorso anno. Giuffrida ritratta e Fininvest ritira l'accusa.
Ed ecco partire le trombe del cavaliere:
"Quella perizia di nascondere la notizia che riabilita Berlusconi " Il giornale
"SU SILVIO UN MUCCHIO DI BALLE " scrive Libero.
"Quel partito di Giuffrida che ha ispirato libri e show " sempre il Giornale (firmato redazione?)
"Vi sentite tutelati in uno Stato dove ogni governo stravolge l'operato dell'esecutivo precedente?" questa volta è la Stampa a parlare della fine del travaglio di Berlusconi, riportando un lungo articolo di Paragone.
Puff, ed ecco spariti Mangano stalliere mafioso ad Arcore. Dell'Utri condannato per mafia.
Berlusconi innocente. Berlusconi perseguitato. Berlusconi santo subito.
Eppure non è così. Se non avesse dalla sua giornali e televisioni (con annessi presunti giornalisti) la palla non uscirebbe così gonfiata. Lo spiega Marco Travaglio, in articolo sull'Unità e riportato sul suo sito.
Riporto dal suo articolo:
Dalla smentita di Giuffrida emergerebbe che Berlusconi ha dato i soldi a Berlusconi. Nessun sospetto di capitali mafiosi.
Ora Giuffrida dovrà spiegare quali fatti nuovi (non indicati nella transazione firmata venerdì) l’abbiano indotto al clamoroso voltafaccia. In caso contrario, spetterà eventualmente alla magistratura accertare quando il consulente abbia mentito: se al processo Dell’Utri (sotto giuramento) o nella transazione con la Fininvest. E, soprattutto, perché.
Su un punto i berluscones hanno ragione: questa storia delle origini misteriose dei capitali Fininvest si trascina da troppo tempo. Ma chi meglio del titolare, cioè di Silvio Berlusconi, potrebbe fare piena luce? L’occasione d’oro gli si presenta il 26 novembre 2002, quando il Tribunale di Palermo che processa Dell’Utri gli rende visita a domicilio a Palazzo Chigi, con gran seguito di pm, avvocati e consulenti, per interrogarlo in veste di indagato di reato connesso. Ma lui, invece di chiarire una volta per tutte dove ha preso quei soldi, si avvale della facoltà di non rispondere.
Perchè Giuffrida avrebbe ritrattato, allora? Travaglio conclude così:
PS. La Corte d’appello di Milano ha appena condannato a 2 anni Dell’Utri per tentata estorsione mafiosa insieme al capomafia di Trapani Vincenzo Virga ai danni dell’imprenditore Garraffa, che rifiutava di pagare un credito non dovuto di 750 milioni, per giunta in nero. Poco prima di mandargli il boss, Dell’Utri lo avrebbe avvertito con queste parole: “Abbiamo uomini e mezzi capaci di farle cambiare idea”. Così, a puro titolo di cronaca.
29 Luglio 2007 L'Unità
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