“Assassino!”. Assassino è il magistrato Gerardo D'Ambrosio, che lavorò a Milano su terrorismo (da Piazza Fontana) e corruzione, su Tangentopoli.
Assassino perchè con le sue indagini spazzò (o almeno provò) via un sistema politico corrotto, che aveva portato l'Italia sull'orlo del crack finanziario.
Assassino lui e non, per esempio Marcello Dell'Utri, fondatore di Forza Italia, tra le cui fila è senatrice Anna Cinzia Bonfrisco.
Docente universitaria in politiche del lavoro: adesso capisco perchè il sette volte prescritto parla di università in mano alla sinistra.
Ancora una volta si tira fuori la bufala dei magistrati assassini di Mani Pulite: è stato detto che tutte le indagini sono finite in nulla.
Falso: l'inchiesta portata avanti da cinque magistrati in due anni portò a 1200 condanne (compresi i patteggiamenti). Quasi altrettanti si salvarono grazie alla prescrizione e solo il 14% ha avuto l'assoluzione. Ma gli imputati veramente estranei ai fatti furono solo il 5%, gli altri hanno avuto l'insufficienza di prove.
Si è detto che i comunisti furono risparmiati: i primi due politici arrestati furono due comunisti, Epifanio Li Calzi e Sergio Soave, e i vertici del PCI-PDS milanese furono letteralmente rasi al suolo da arresti, avvisi di garanzia e molti fra patteggiamenti e condanne.
L'altra bufala riguarda gli indagati morti suicidi per la furia giustizialista e per le manette facili: nell'inchiesta di Mani Pulite, gli arrestati morti suicidi in carcere è zero.
Sergio Moroni si suicidò in casa dopo aver ricevuto un avviso di garanzia.
Raul Gardini si suicidò (una vicenda con molti punti oscuri in realtà) in casa sua alla vigilia di un prevedibile arresto per i gravissimi reati che sapeva di aver commesso.
Gabriele Cagliari, presidente socialista dell'Eni, per Mani Pulite era un uomo libero, essendo già scarcerato per il pool. Quando si uccide in cella, era ancora in carcere nell'ambito di un'altra indagine, quella sul caso Eni-Sai, condotta da altri magistrati.
Craxi era malato di diabete ben prima di Mani Pulite.
Tutto questo viene raccontato, con dovizia di particolari nel libro “La scomparsa dei fatti” di Marco Travaglio.
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