Partiamo dalla dedica iniziale del libro "Ai nostri genitori che ci hanno insegnato a camminare con le nostre gambe".
Ecco, il libro ilustra, in modo anche fin troppo dettagliato, quanti nel mondo dell'università, della ricerca non si muovono (o non si sono mossi) con le loro gambe, ma grazie all'aiutino del padre, del marito, dell'amante, del parente ...
Concorsi pilotati, dove i membri vengono scelti per indicare tra i pochi candidati, quello che si sa già che deve vincere.
Concorsi fatti apposta per un certo candidato (il figlio, nipote, marito, moglie ..): dove il profilo prescelto è ritagliato su misura per quella persona (e non per la figura che servirebbe all'ateneo); dove grazie al livellamento (un numer massimo di pubblicazioni da presentare) si mettono allo stesso livello persone capaci e meritevoli da altre.
Se non serve si arriva perfino alla minaccia, al siluramento, alle pressioni. Ma parliamo di atenei o di mafia?
La prima parte del libro è una lunga carrellata della parentopoli nell'università italiana: da Bari (i Del Vecchio), Messina, Siena (il magnifico Tosi), Napoli, Roma (il magnifico Frati alla Sapienza), Palermo .. Da una parte le terne dinastie che invadono le aule ai ricercatori (i latifondisti del sapere) che per opporsi a questa truffa, a questo malcostume, si dotano di microfoni per registrare le conversazioni dove si spiega il sistema di reclutamento ("Se non vengo io, tu non sarai nominato preside").
Persone coraggiose e stufe di sopportare discriminazioni come Antonella Fioravanti e Carlo Sabbà.
Nella seconda si illustrano i poteri forti nelle università: la massoneria, Comunione e Liberazione, Opus Dei. E non solo: anche la presenza inquietante della 'ndrangheta e nella mafia, piuttosto interessate alle nomine di primari, professori. Nel libro si cita anche il "verminaio" di Messina, di cui aveva già parlato Blu Notte.
Infine il ruolo della politica, che spesso ha usato l'università come ammortizzatore sociale, nel quale far confluire trombati, oppure come posto in cui fare consulenze (d'oro), in cui arricchire il proprio curriculum con titoli di studio, corsi.
Fino al fenomeno delle università telematiche (fiorite nell'era Moratti) e delle università dove si laurea l'esperienza, per cui in molti si chiederanno che senso ha oggi faticare sui libri e passare ore e ore nei laboratori.
"Un paese di baroni" è un ritratto accurato, impietoso, di ricercatori sfruttati e professori più preoccupati dell'appalto che della didattica. Se molte delle vicende raccontate non hanno risvolti penali (o comunque le inchieste che sono scaturite dalle denunce di studenti e ricercatori sono state archiviate), le intercettazioni, i racconti, le conversazioni la dicono lunga sull'etica che gira nelle aulee.
Le riforme sulla scuola del ministro Gelmini serviranno a cacciare i mercanti dal tempio, ovvero a scacciare, schiodare i baroni dalle loro sedie?
Probabilmente no: i tagli a pioggia sugli atenei, senza tener conto delle pubblicazioni e del lavoro di ricerca, e la loro conversione verso fondazioni spingerà sempre più i rettori a diventare manager e a entrare in comitati d'affari che sfuggono al controllo pubblico.
Considerando che nelle università italiane si forma e si crea la classe dirigente italiana, tutto ciò pone un serio dubbio sul destino di questo paese.
No la politica, questa politica non cambierà le cose: se le cose cambieranno sarà solo grazie ai blog che raccolgono le denunce, al nuovo clima che si è instaurato (l'onda degli studenti che non intende pagare per le le colpe di altri). Anche grazie a libri come questo o "L'università truccata" di Roberto Perrotti.
Alcuni dei blog indicati dal libro contro le baronie, i concorsi truffa, il nepotismo:
- Il gruppo su Facebook.
- ilsensodellamisura di Giovanni Grasso.
- Concorsopoli di Tommaso Castaldi.
- ldsmagazine
- Universitopoli di di Marco Lanzetta.
- Ateneo palermitano a cura di Francesca Patanè.
- Il post sul blog di Chiarelettere.
- Pretesti di lettura.
Il link per ordinare il libro su internetbookshop.
Technorati: Davide Carlucci, Antonio Castaldo
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