17 maggio 2009

I nuovi mostri di Oliviero Beha

Di fronte a due funerali, uno reale e uno mediatico, l'autore parte con la sua lunga riflessione della morte degli intellettuali nel nostro paese.
Queste due morti, quella del giornalista di Rai 3 (Telekabul) Sandro Curzi e di Eluana Englaro, così diverse ma accomunate dalle parole al vento , false e ipocrite date da politici e presunti "intellettuali" a comando. Il primo definito un esponente dell'antifascismo romano, classe 1931. La seconda, morta giovane nel 1992, rimasta in coma per anni, cui la politica non ha saputo dare alla famiglia una soluzione, un aiuto. Sulle cui spoglie gli esponenti del residence (il palazzo della politica di pasoliniana memoria) non hanno esitato a giocare la loro partita, arrivando quasi ad uno strappo istituzionale.
I nuovi mostri, naturale continuazione di Italiopoli: una rappresentazione di un'Italia che affogava in una palude, vittima di una classe dirigente autoreferenziale e autonominata. Capace di contornarsi di una corte di servi pronti a servire, e attorniata di uno stuolo di personaggi che premono per entrare dentro il residence.

Perché dentro il residence del potere esisti: fuori non sei nessuno. Ciascuno avrà i suoi cinque minuti di celebrità, diceva Warhol. E chi l'avrebbe detto che veramente tutti, specie quelli della peggior specie, sarebbero diventati i nuovi modelli (politici, istituzionali, dirigenziali, di pensiero)? I nuovi mostri, appunto.

In questo libro Beha si sofferma sul ruolo di coloro che dovrebbero illuminare la strada per il paese. "L'intellettuale dovrebbe essere scandaloso, sempre" diceva Pasolini.
Oggi, questa politica maggioritaria dove si deve stare da una parte o dall'altra, con la maggioranza o con l'opposizione (presunta e nemmeno troppo efficace, scanso inciuci), nessuno si deve permettere di essere critico sia con la maggioranza e con l'opposizione. E il maggioritario nella nostra politica, in cui in realtà sembra di assistere ad un gioco delle parti (la sinistra e la sua presunta egemonia colturale e la destra e la sbandierata sicurezza), si riflette in un maggioritario nell'intellighenzia. E in un maggioritario nel mondo dell'informazione. L'intellettuale moderno deve esistere solo in funzione del suo ruolo "embedded" dentro una coalizione. Guai a urlare fuori dal coro, a disturbare il manovratore, a ragionare con la propria mente. Il paese dei grilli silenti e dei tordi parlanti. Dell'informazione che anziché cane da guardia, diventa cane da riporto, in questa nuova democrazia populista e mediatica.
In questo contesto assistiamo alla fucilazione dei magistrati che processano politici di destra e sinistra (parliamo dei casi Clementina Forleo e Luigi De Magistris, come di tanti altri).
Parliamo del giornalismo di inchiesta (della sua fine, o meglio, del suo andare avanti con molte difficoltà): come Report, giusto per fare un esempio tra tanti. Che parlava dello scandalo derivati, dell'emergenza rifiuti, prima che la stampa nazionale affrontasse il caso. Parliamo del blog di Beppe Grillo, che aveva anticipato il caso Parmalat prima della Consob, delle istituzioni..

Ogni volta le grida di scandalo, la richiesta di maggiori garanzie e altre regole. Eppure siamo ancora qui ad assistere allo stesso spettacolo, con gli stessi interpreti (anche Antonio Fazio tornerà in scena), con le stesso copione, pieno di promesse, bugie e inganni (dagli scandali Cirio e Parmalat fino alla tragedia dell'Abruzzo).
Il paese dei senza vergogna, dice Oliviero Beha, non il solo il paese dove governa il "principe", come spiegavano nel loro libro Saverio Lodato e il magistrato Scarpinato.

".. la tesi centrale è che gli intellettuali che incidono sull'opinione pubblica e sulla sua visione del mondo non ci sono più o si sono venduti alla politica, al mercato, o al mercato della politica, o perché esclusi o impossibilitati a farsi sentire se ne stanno al coperto; all'aperto, all'apertissimo, c'è solo il sistema mediatico, sorta di Minotauro che ci fa perdere nel suo labirinto illudendoci nel contempo di essere liberi nel suo interno. Il filo è stato reciso da un pezzo, Arianna fa la velina in TV oppure la romena da strada esattamente con lo stesso spirito, nel labirinto cretese ci si muove smarriti e inebetiti tra gli specchi dei televisori dove imperversano i 'nuovi mostri' per lo più esaltati, strapagati, invidiati, reificati dalla loro stessa (tele)visibilità riflessa".

Sul sito di Articolo 21 viene riportato un passo del libro dove si parla di censura, censori e memoria:
Quando e come funziona la censura.Di censura in Italia non si parla. E chi dovrebbe parlarne, gli autori stessi responsabili o almeno correi di questa censura?
Sì, anticipiamo subito che, per carità, sul web di censura si parla, ma è un discorso che va affrontato nella specificità del mezzo. E qualche rara volta c’è anche chi riesce a passare da internet ai media di massa, intendo rivolti a destinatari di massa giacché anche la Rete è ormai un fenomeno di massa specie tra i giovani, ma di massa spesso «attiva»; il che la rende appunto più interessante, postmoderna, «pericolosa». Molto, ovviamente, si gioca sull’antonomia attivo/passivo nel flusso di comunicazione.Per esempio l’associazione politico-culturale Articolo 21 di cui è portavoce un giornalista ex sindacalista Rai e parlamentare piuttosto anomalo, di una serietà d’altri tempi,Beppe Giulietti, saltuariamente è riuscita in questi anni a trasferire dal proprio sito a uno o più mass media discorsi critici appunto sull’omonimo articolo della Costituzione, ridotto nella pratica a brandelli. Ma sono casi infrequenti e tiepidi.
L’unico episodio caldo o addirittura bollente ha visto protagonista sul principale canale tv, Rai Uno, anni fa, quell’accattivante cialtrone «extraordinario», vera star dello spettacolo contemporaneo, che risponde al nome di Adriano Celentano. Nello show Rockpolitik l’autodefinitosi «re degli ignoranti» ha parlato ripetutamente di censura, ma ovviamente alla sua maniera, trasmutandola come un Cagliostro del palcoscenico in epidermica merce televisiva destinata a dissolversi nell’attenzione e nelle coscienze pur di milioni di telespettatori in una nuvola di fumo, come infatti è avvenuto nel giro di qualche giorno…
 
Eppure il concetto di censura e l’applicazione del medesimo da parte dei «nuovi mostri» di cui mi occupo qui è assolutamente centrale, e intorno a esso ruota appunto la sparizione degli intellettuali, la recita informativa dei media e il conseguente svenimento (in un contesto planetario) della nostra democrazia, che avrebbe tanto bisogno dei sali. Senza la pretesa di fornire altro o di più che nonistruzioni per l’uso immediato della materia, riepilogo un po’ di idee su di essa e vi allego una serie di fatti, di circostanze, di nomi. 
Sui quali non ho tema di smentite, visto che mi riguardano personalmente, e intensamente, direi fino al midollo di una colonna vertebrale che è stata ripetutamente sbatacchiata a forza di bastonate. Eppoi parlano quasi sempre a vanvera e ipocritamente di schiene dritte in un Paese invertebrato… Se non ancora alla fine della democrazia (cfr. Gadamer), certamente siamo allo stravolgimento dell’ortopedia.


Il link per ordinare il libro su internetbookshop.
Il post sul blog dell'editore Chiarelettere e i pretesti.

Il blog dell'autore, Italiopoli.

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