Il modello di allevamento intensivo di animali, per la produzione di latte, carne e uova, che considera il mangiare alla stessa stregua degli altri prodotti, gli animali solo merce da stipare in batterie, gonfiare per la crescita e rottmare appena fuori produzione, è un modello non sostenibile, poco salutare, che consuma troppe energie non rinnovabili (come l'acqua) e produce un inquinamento nelle falde, nei terreni, nell'aria che non possiamo permetterci.
L'inchiesta di Report (di Michele Buono e Piero Riccardi) si è occupata questa volta dell'industria agroalimentare, dei modelli di produzione intensivi di carne, che puntano a massimizzare la quota di prodotto vendibile (che sia carne latte o uova) e a diminuire al massimo i costi per gli allevamenti. Costringendo in un circolo perverso gli allevatori a spingere ancora di più sulla produzione, per ottenere sempre più risicati guadagni.
Forse dobbiamo rivedere il modello per cui ci aspettiamo gli scomprati di carne sempre stracolmi, nei supermercati.
Se l'attuale modelli di consumi occidentale, che sfama (e quanto sfama!) 800 milioni di persone su 6 miliardi, venisse adottato dal resto della popolazione, non avremmo più risorse per tutti. Risorse energetiche, idriche, di terreni coltivabili ...
Perchè ciò che sta dietro questo modello è un pollo che diventa prodotto da tavola in 37 giorni, mentre naturalmente ci impiegherebbe un tempo 3 o 4 volte superiore.
Ci sono mucche che, a furia di essere sfruttate per la produzione di latte e l'ingravidamento, diventano "stressate" dopo 2 anni e devono essere abbattute per farne bistecche.
Vacche geneticamente modificate per mangiare cereali e non più erba.
E per curare le malattie da stress (che poi sono una normale reazione agli squilibri ormonali cui sono sottoposte), gli allevatori sono costretti a usare sempre più antibiotici, perchè nel frattempo i ceppi dei batteri si rinforzano.
E in Italia non sappiamo nemmeno quanti antibiotici vengono usati nelle stalle, sempre meno stalle, sempre più industrie.
Perchè negli allevamenti non ci sono più ne prati da pascolo, ne tori da monta. E la nascita di un vitello maschio diventa una tragedia "meglio se morisse subito" diceva un'allevatrice.
Per far crescere la mucca le si da del cereale: in questo modo per avere una bistecca si consumano 8/9 porzioni di cereali, che avrebbero potuto sfamare altrettante persone.
Poi ci sono i rischi per la nostra salute, se si consuma troppa carne. Malattie vascolari, cancro all'intestino, gotta.
Sarà un caso che negli USA il 3% del PIL è il fatturato delle imprese che curano l'obesità?
Il consumo delle risorse.
Il mais per le mucche è prodotto utilizzando grandi campi, sfruttati in monocolture (senza diversificazione) che poertano come si è detto, ad un consumo di acqua ed energie non sostenibile. Oltre al discorso ambientale. Il 18% dei gas serra è prodotto dagli allevamenti. Il 70% dell'Amazzonia è stata destinata al pascolo.
Stiamo stravolgendo un sistema: da una parte i contratti di socida, che impongono agli allevatori quel tipo di produzione spinta (perchè non esiste libero mercato, con la GDO), con quei ricavi miseri (qualche centesimo per pulcino).
Quando compriamo un uovo al supermercato, un pollo, una fettina di carne, sull'etichetta non ci sono indicati i costi ambientali, per la salute, per il sistema.
La qualità costa: e se pagare di più significa consumare meno carne, meglio.
Altra perversità del sistema riguarda gli allevamenti di polli nel Veneto (la più alta concentrazione in Italia): il servizio dimostrava come al produttore convenisse più produrre Bioenergia dalla cacca delle galline (la pollina), grazie ai generosi incentivi concessi dallo stato, che non le uova.
I 700 allevamenti in pianura padana producono tonnellate di liquami. Come smaltirli? Grazie alle tariffe agevolate, e ai Biogassificatori, dove la Pollina viene bruciata (assieme alla legna, perchè ha poco potere calorico) inegli impianti, andando ad emettere nell'aria dei gas potenzialmente pericolosi.
Da una stima del giornalista, il guadagno per la produzione di uova si aggira sui 292000 euro/anno.
Grazie alle tariffe agevolate (28 cent a Kw ora), con i biogassificatori l'allevatore guadagnerebbe 1,078 milioni di euro/anno. Quasi una truffa, poichè si equipara la pollina all'energia eolica e solare, totalmente rinnovabile.
In sostanza, non ci guadagnamo noi, nè il contadino (se si eccettua il grande allevamento industriale che fa energia), non ci guadagna la mucca. Per un'economia che da lavoro a pochi.
Il modello va cambiato, e si può fare, come testimonia il caso della Cooperativa Agricoltura nuova a Roma.
Un'azienda a ciclo chiuso.
"Ciò che accade agli animali, prima o poi accade agli uomini"
Grande capo Seattle
P.S: chissà se il sindaco di Milano Letizia Moratti, ha visto l'inchiesta sulla sentenza della Corte dei Conti, per le consulenze d'oro?
Technorati: Report
L'inchiesta di Report (di Michele Buono e Piero Riccardi) si è occupata questa volta dell'industria agroalimentare, dei modelli di produzione intensivi di carne, che puntano a massimizzare la quota di prodotto vendibile (che sia carne latte o uova) e a diminuire al massimo i costi per gli allevamenti. Costringendo in un circolo perverso gli allevatori a spingere ancora di più sulla produzione, per ottenere sempre più risicati guadagni.
Forse dobbiamo rivedere il modello per cui ci aspettiamo gli scomprati di carne sempre stracolmi, nei supermercati.
Se l'attuale modelli di consumi occidentale, che sfama (e quanto sfama!) 800 milioni di persone su 6 miliardi, venisse adottato dal resto della popolazione, non avremmo più risorse per tutti. Risorse energetiche, idriche, di terreni coltivabili ...
Perchè ciò che sta dietro questo modello è un pollo che diventa prodotto da tavola in 37 giorni, mentre naturalmente ci impiegherebbe un tempo 3 o 4 volte superiore.
Ci sono mucche che, a furia di essere sfruttate per la produzione di latte e l'ingravidamento, diventano "stressate" dopo 2 anni e devono essere abbattute per farne bistecche.
Vacche geneticamente modificate per mangiare cereali e non più erba.
E per curare le malattie da stress (che poi sono una normale reazione agli squilibri ormonali cui sono sottoposte), gli allevatori sono costretti a usare sempre più antibiotici, perchè nel frattempo i ceppi dei batteri si rinforzano.
E in Italia non sappiamo nemmeno quanti antibiotici vengono usati nelle stalle, sempre meno stalle, sempre più industrie.
Perchè negli allevamenti non ci sono più ne prati da pascolo, ne tori da monta. E la nascita di un vitello maschio diventa una tragedia "meglio se morisse subito" diceva un'allevatrice.
Per far crescere la mucca le si da del cereale: in questo modo per avere una bistecca si consumano 8/9 porzioni di cereali, che avrebbero potuto sfamare altrettante persone.
Poi ci sono i rischi per la nostra salute, se si consuma troppa carne. Malattie vascolari, cancro all'intestino, gotta.
Sarà un caso che negli USA il 3% del PIL è il fatturato delle imprese che curano l'obesità?
Il consumo delle risorse.
Il mais per le mucche è prodotto utilizzando grandi campi, sfruttati in monocolture (senza diversificazione) che poertano come si è detto, ad un consumo di acqua ed energie non sostenibile. Oltre al discorso ambientale. Il 18% dei gas serra è prodotto dagli allevamenti. Il 70% dell'Amazzonia è stata destinata al pascolo.
Stiamo stravolgendo un sistema: da una parte i contratti di socida, che impongono agli allevatori quel tipo di produzione spinta (perchè non esiste libero mercato, con la GDO), con quei ricavi miseri (qualche centesimo per pulcino).
Quando compriamo un uovo al supermercato, un pollo, una fettina di carne, sull'etichetta non ci sono indicati i costi ambientali, per la salute, per il sistema.
La qualità costa: e se pagare di più significa consumare meno carne, meglio.
Altra perversità del sistema riguarda gli allevamenti di polli nel Veneto (la più alta concentrazione in Italia): il servizio dimostrava come al produttore convenisse più produrre Bioenergia dalla cacca delle galline (la pollina), grazie ai generosi incentivi concessi dallo stato, che non le uova.
I 700 allevamenti in pianura padana producono tonnellate di liquami. Come smaltirli? Grazie alle tariffe agevolate, e ai Biogassificatori, dove la Pollina viene bruciata (assieme alla legna, perchè ha poco potere calorico) inegli impianti, andando ad emettere nell'aria dei gas potenzialmente pericolosi.
Da una stima del giornalista, il guadagno per la produzione di uova si aggira sui 292000 euro/anno.
Grazie alle tariffe agevolate (28 cent a Kw ora), con i biogassificatori l'allevatore guadagnerebbe 1,078 milioni di euro/anno. Quasi una truffa, poichè si equipara la pollina all'energia eolica e solare, totalmente rinnovabile.
In sostanza, non ci guadagnamo noi, nè il contadino (se si eccettua il grande allevamento industriale che fa energia), non ci guadagna la mucca. Per un'economia che da lavoro a pochi.
Il modello va cambiato, e si può fare, come testimonia il caso della Cooperativa Agricoltura nuova a Roma.
Un'azienda a ciclo chiuso.
"Ciò che accade agli animali, prima o poi accade agli uomini"
Grande capo Seattle
P.S: chissà se il sindaco di Milano Letizia Moratti, ha visto l'inchiesta sulla sentenza della Corte dei Conti, per le consulenze d'oro?
Technorati: Report
3 commenti:
Sono contenta che se ne sia parlato. Però una cosa mi ha fatto molto incazzare. Che solo per le mucche da latte se n'è fatto un problema etico; mentre per le galline e per i polli si è detto che non dovevamo più mangiarli "solo per un problema di inquinamento idrico da azoto" (!!!). Secondo me c'è ben dell'altro!!! E poi anche per la questione "polli bio": io a casa ho una gallina che è stata salvata da un macello e si potrebbe dire che vive come un pollo bio. Ok, ma quando si arriva al momento di ammazzarla CHI NE AVREBBE DAVVERO IL CORAGGIO? La mia gallina ha un nome, ha una sua vita, prova sentimenti per me e io per lei... Io sono dell'idea che NON BISOGNA UCCIDERE NESSUNO, se se ne può fare a meno come ad esempio l'uomo può vivere da vegetariano. E per chi non vuole uccidere neppure le piante può vivere da fruttariano (cereali, legumi, noci, frutta, pane). Ciao! simona
brava simona, sono stra d'accordo con te !
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