Capitani coraggiosi
– i venti cavalieri che hanno privatizzato l'Italia e affondato il
paese.
"la saga alitalia
è un triste memento di come funzionano le cose... amici di
berlusconi sono stati allettati a prendere la porzione sana della
compagnia, lasciando i debiti ai contribuenti italiani."
Ronald
Spogli, ex ambasciatore americano in Italia
Chissà
se un giorno la storia della privatizzazione dell'Alitalia verrà
raccontata nelle università e nei dibattiti politici, per insegnare
come non devono essere gestite le privatizzazioni e gli investimenti
in una economia libera. Come quella in cui crediamo di vivere oggi.
Gianni
Dragoni nel suo libro racconta di come è maturata la cordata dei
patrioti italiani (come li ha chiamati l'ex presidente del
Consiglio), di come si sia creato (anche per fini meramente
elettorali e politici) un clima ostile allo straniero (nonostante la
proposta di Air France fosse migliore di quella poi accettata di Air
One). Sia da parte dei partiti che da parte dei sindacati.
In nome dell'italianità e della difesa del grande hub di Malpensa (tanto cari al partito del nord).
In nome dell'italianità e della difesa del grande hub di Malpensa (tanto cari al partito del nord).
Abbiamo
visto come è andata a finire.
Scrive Dragoni, nel triste epilogo della storia:
“L'ammucchiata della Cai segna il trionfo del capitalismo di relazioni, fragile autoreferenziale. Un sistema ingessato che è all'origine degli scarsi investimenti in tecnologia e ricerca, della bassa crescita delle imprese, con il conseguente aumento della disoccupazione, soprattutto tra i giovani. Una miscela che provoca impoverimento e rassegnazione. Sono cause dell'ondata di indignazione sociale, dagli indignados in Spagna fino agli «arrabbiati» in Italia, nel 2011 è diventata il marchio della protesta disperata di molti movimenti in Europa, Stati Uniti e Australia. Questi problemi sono acuiti dalla crisi economica mondiale esplosa nel 2008 ma, almeno in Italia, hanno radici più profonde. Fenomeni messe in evidenza in modo costante dalla Banca d'Italia e dall'ex governatore Mario Draghi, dal novembre del 2011 presidente della Banca centrale europea a Francoforte.
Il capitalismo senza capitali in cui i «padroni» si tengono per mano con l'ossessione della stabilità e del potere attraverso patti di sindacato, scatole cinesi e aggiramenti delle norme sulle Opa della legge Draghi – concepita per tutelare gli azionisti di minoranza (chiamati anche cinicamente «parco buoi») e per rendere il mercato più trasparente e corretto – fa sì che le imprese rimangano ferme e la base produttiva si riduca progressivamente. Scorrendo l'elenco dei soci di Cai si notano quattro gruppi che sono anche soci di Mediobanca e altrettanti che sono azionisti di Rcs Mediagroup, i due marchi di punta del salotto buono della finanza, governati da patti si sindacato in cui nessuno da solo ha il controllo.
Tre di questi gruppi hanno una partecipazione in entrambe le società (Benetton, Fondiaria-Sai, Pirelli), due sono presenti in una (Intesa San Paolo è azionista di Rcs, Gavio di Mediobanca). Questo gruppo di soci possiede circ il 27% del capitale della nuova Alitalia. A sua volta Mediobanca, che è principale socio di Rcs, è anche azionista di due soci della Cai [Benetton e Pirelli] [..], mentre ha stretti rapporti con un terzo socio, la Fondiaria-Sai della famiglia Ligresti. L'intreccio di partecipazioni e ruoli che ritma il capitalismo di relazioni, da cui discendono inevitabili conflitti di interesse e in cui non sempre si capisce bene chi comanda su che cosa, è rispettato. In queste ammucchiate tutti sono costretti ad andar d'accordo con gli altri, altrimenti non si prende nessuna decisione. È quello che spesso avviene, di conseguenza le aziende restano immobili e soffrono. E accade anche alla Cai, che con venti soci italiani (il primo dei quali, Emilio Riva, ha poco più del 10%) è un'ammucchiata in cui nessuno da solo può imporre una decisione, salvo forse Intesa Sanpaolo quando sfodera le sue armi di persuasione.”
Pagine 265-266 –
Capitalismo di relazioni, indignados e arrabbiati.
Chi sono i capitani
coraggiosi di cui si parla nel libro? Dragoni è andato a vedere
chi fossero le aziende e i gruppi riunitisi nel progetto Fenice, i
patrioti che oggi detengono le azioni della nuova Alitalia. Se si
esclude Carlo Toto, nessuno ha competenze sugli aerei, ma in molti
lavorano con lo stato, grazie a concessioni remunerative (come le
Autostrade, la sanità ).
I signori delle costruzioni.
Salvatore Ligresti. La famiglia prima di tutto.
Carlo Toto. Salvate il soldato Air One.
I signori delle banche e della finanza.
Intesa Sanpaolo. L'epicentro del potere.
Bruno Ermolli. Il cavaliere del cavaliere.
I signori dell'industria.
Roberto Colaninno. Cuore a sinistra, portafoglio a destra.
Rocco Sabelli. Il manager senza ali.
Emma Marcegaglia. Dai tubi a miss Confindustria.
Emilio Riva. Il padrone delle ferriere.
I signori del pedaggio.
Marcellino Gavio. Gli affari nella penombra.
I Benetton. Meno Treviso, più Singapore.
I signori delle Cliniche.
Gli Angelucci. Chi ha i soldi ha vinto.
Le comparse.
Pirelli, la fabbrica dei campioni dei dossier.
Bellavista Caltagirone, il volo del dandy.
Gli Orsero, la famiglia della frutta decolla da Scajland.
La famiglia Carbonelli D'Angelo: l'azionista in pigiama.
La vedova di Camillo Cruciani (Vitrociset).
I fratelli Fratini e Davide Maccagnani: dai produttori di jeans ai mercanti d'armi.
Epilogo: la compagnie di bandierina, oggi.
Meno voli.
Pareggio del bilancio fallito (doveva esserci entro il 2011).
Più costi (i motori dei boeing venduti e poi riaffittati ..) per l'azienda.
La Cassa integrazione per 900 dipendenti.
Gli stipendi d'oro: Fantozzi per la sua liquidazione e gli altri.
I signori delle costruzioni.
Salvatore Ligresti. La famiglia prima di tutto.
Carlo Toto. Salvate il soldato Air One.
I signori delle banche e della finanza.
Intesa Sanpaolo. L'epicentro del potere.
Bruno Ermolli. Il cavaliere del cavaliere.
I signori dell'industria.
Roberto Colaninno. Cuore a sinistra, portafoglio a destra.
Rocco Sabelli. Il manager senza ali.
Emma Marcegaglia. Dai tubi a miss Confindustria.
Emilio Riva. Il padrone delle ferriere.
I signori del pedaggio.
Marcellino Gavio. Gli affari nella penombra.
I Benetton. Meno Treviso, più Singapore.
I signori delle Cliniche.
Gli Angelucci. Chi ha i soldi ha vinto.
Le comparse.
Pirelli, la fabbrica dei campioni dei dossier.
Bellavista Caltagirone, il volo del dandy.
Gli Orsero, la famiglia della frutta decolla da Scajland.
La famiglia Carbonelli D'Angelo: l'azionista in pigiama.
La vedova di Camillo Cruciani (Vitrociset).
I fratelli Fratini e Davide Maccagnani: dai produttori di jeans ai mercanti d'armi.
Epilogo: la compagnie di bandierina, oggi.
Meno voli.
Pareggio del bilancio fallito (doveva esserci entro il 2011).
Più costi (i motori dei boeing venduti e poi riaffittati ..) per l'azienda.
La Cassa integrazione per 900 dipendenti.
Gli stipendi d'oro: Fantozzi per la sua liquidazione e gli altri.
E, la cosa più amara, nel
2013 i patrioti italiani potranno vendere le loro quote all'odiato
straniero, Air France, guadagnandoci ancora: sempre alla faccia
dell'italianità.
I tornaconto: ovvero cosa avrebbero ottenuto in cambio i capitani coraggiosi in cambio del loro ingresso nella cordata per Cai.
I tornaconto: ovvero cosa avrebbero ottenuto in cambio i capitani coraggiosi in cambio del loro ingresso nella cordata per Cai.
Intesa che è rientrata
nei debiti con Carlo Toto anche grazie ai contribuenti italiani,
Carlo Toto che ha visto la sua azienda salvata dai debiti grazie alla
provatizzazione, Ligresti, sempre vicino ai politici come Craxi e
Berlusconi, di cui solo oggi si occupano gli enti di vigilanza per iconflitti di interesse tra Premafin e Fondiaria Sai.
Ermolli, consulente del cavaliere per un'operazione politica del cavaliere, su un'azienda pubblica: non a caso è chiamato il Gianni Letta del nord.
Roberto Colaninno, il presidente della Cai, che potrà operare in regime di monopolio sulla tratta Milano Fiumicino, alla faccia della concorrenza e del libero mercato. Su un'azienda ripulita dai debiti e dagli esuberi.
Altro che “sfida imprenditoriale”, di cui parlava nell'intervista con Ezio Mauro.
Colaninno, che è anche quello della scalata in debito di Telecom, quelli dello spezzatino Olivetti e della Piaggio (ma non in Italia, ma nell'est asiatico).
Quello che salva l'Alitalia in nome dell'Italianità, ma che ha venduto Omnitel ai tedeschi della Mannesmann.
Rocco Sabelli, amministratore delegato della Cai, dopo le dimissioni da Piaggio: 9,2 milioni di euro tra buonuscita e stock options.
Emma Marcegaglia che ha ottenuto da Berlusconi “soldi veri”, forse con la vittoria dell'appalto (senza concorrenti) per la sua Mita Resort all'exarsenale alla Maddalena (poi salito alle cronache per l'inchiesta sulle grandi opere della cricca attorno alla Protezione civile, vicenda in cui il suo gruppo non ha nulla a che vedere).
Ma il gruppo della presidente di Confindustria, alla facciadell'Italianità, non solo ha capitali all'estero, in Irlanda, qualche problema col fisco e con la magistratura, per una vicenda di tangenti (per un appalto con l'Eni).
Emilio Riva, scettico nell'ingresso in Cai, è stato salvato dall'ex ministro dell'ambiente Prestigiacomo, che ha impedito la chiusura del suo impianto di Taranto (come avevano chiesto i carabinieri del Noe). Per problemi di emissioni di diossina ,denunciati da Legambiente.
Marcellino Gavio, come anche il gruppo Benetton, ha ottenuto un bel regalo dal vecchio governo, sul rinnovo delle concessioni e sulla possibilità di rincari delle tariffe. Senza un reale controllo degli investimenti fatti sulle nostre autostrade (a giustificare i rincari).
Gli Angelucci sono sempre stati vicini alla politica, per le convenzioni col pubblico delle loro cliniche private. Relazioni di destra e di sinistra. E una strana storia, quella del video di Marrazzo con una trans, che è girato anche per le mani di Giampaolo Angelucci nei giorni in cui la giunta tagliava le convenzioni col gruppo …
Ermolli, consulente del cavaliere per un'operazione politica del cavaliere, su un'azienda pubblica: non a caso è chiamato il Gianni Letta del nord.
Roberto Colaninno, il presidente della Cai, che potrà operare in regime di monopolio sulla tratta Milano Fiumicino, alla faccia della concorrenza e del libero mercato. Su un'azienda ripulita dai debiti e dagli esuberi.
Altro che “sfida imprenditoriale”, di cui parlava nell'intervista con Ezio Mauro.
Colaninno, che è anche quello della scalata in debito di Telecom, quelli dello spezzatino Olivetti e della Piaggio (ma non in Italia, ma nell'est asiatico).
Quello che salva l'Alitalia in nome dell'Italianità, ma che ha venduto Omnitel ai tedeschi della Mannesmann.
Rocco Sabelli, amministratore delegato della Cai, dopo le dimissioni da Piaggio: 9,2 milioni di euro tra buonuscita e stock options.
Emma Marcegaglia che ha ottenuto da Berlusconi “soldi veri”, forse con la vittoria dell'appalto (senza concorrenti) per la sua Mita Resort all'exarsenale alla Maddalena (poi salito alle cronache per l'inchiesta sulle grandi opere della cricca attorno alla Protezione civile, vicenda in cui il suo gruppo non ha nulla a che vedere).
Ma il gruppo della presidente di Confindustria, alla facciadell'Italianità, non solo ha capitali all'estero, in Irlanda, qualche problema col fisco e con la magistratura, per una vicenda di tangenti (per un appalto con l'Eni).
Emilio Riva, scettico nell'ingresso in Cai, è stato salvato dall'ex ministro dell'ambiente Prestigiacomo, che ha impedito la chiusura del suo impianto di Taranto (come avevano chiesto i carabinieri del Noe). Per problemi di emissioni di diossina ,denunciati da Legambiente.
Marcellino Gavio, come anche il gruppo Benetton, ha ottenuto un bel regalo dal vecchio governo, sul rinnovo delle concessioni e sulla possibilità di rincari delle tariffe. Senza un reale controllo degli investimenti fatti sulle nostre autostrade (a giustificare i rincari).
Gli Angelucci sono sempre stati vicini alla politica, per le convenzioni col pubblico delle loro cliniche private. Relazioni di destra e di sinistra. E una strana storia, quella del video di Marrazzo con una trans, che è girato anche per le mani di Giampaolo Angelucci nei giorni in cui la giunta tagliava le convenzioni col gruppo …
E nel libro si parla anche
di Salvatore Mancuso e del suo fondo Equinox (in cui ci sono i
capitali di molti protagonisti di questa storia, in Lussemburgo),
Fabrizio Palenzona, potente vicepresidente di Unicredit, dentro
aeroporti, trasporti, banche e politica.
Il
link per ordinare il libro si ibs.
La scheda del libro su Chiarelettere.
Technorati: Gianni Dragoni
La scheda del libro su Chiarelettere.
Technorati: Gianni Dragoni
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