Concorrenza, libero mercato,
investimenti, sviluppo, merito: queste le parole che sentiamo
pronunciare quotidianamente da politici, imprenditori e manager dove spesso, anche per colpa del mondo dell'informazione italiano,
facciamo a fatica a distinguere gli uni dagli altri.
Quel manager
(che fa impresa senza metterci soldi) in quel momento sta parlando da
imprenditore o da politico (perchè anche lui ha intenzione, se le
cose si dovessero mettere male, di scendere in campo)?
Quel
politico sta parlando come eletto dal popolo, o come imprenditore
delle sue aziende (o delle aziende dei suoi amici)?
L'intreccio
affari, finanza e politica è oggi diventato ancora più intricato ed
è una delle cause principali del declino dell'industria e della
finanza italiano. Politici che fanno anche gli imprenditori
difendendo i propri interesse di bottega, facendosi anche aiutare da
banche e banchieri (considerati vicini ai partiti) che finanziano le
proprie iniziative anche se queste non sarebbero remunerative.
Imprenditori che anziché investire del proprio capitale per fare
impresa, che potrebbe funzionare o meno a seconda della bontà
dell'idea, si fanno prestare a debito del capitale delle banche per
scalare a debito altre società.
Per non parlare delle
sovvenzioni, degli incentivi e delle imprese che proprio con lo stato
(e coi soldi pubblici) fanno affari. Autostrade, treni, costruzioni.
“Questo libro mostra chi sono
sono, da dove vengono e come si muovono alcuni importanti esponenti
della nostra economia – nei mondi dell'industria, della finanza,
delle banche, dei servizi – che hanno spolpato aziende pubbliche e
private o acquisito dallo Stato lucrose attività, trattenendone i
benefici e facendone ricadere i costi sulla collettività”. [Dal
capitolo Da dove viene l'indignazione]
Gianni Dragoni,
partendo dalla privatizzazione di Alitalia compiuta nell'autunno del
2008 dal governo Berlusconi, racconta chi sono i “capitani
coraggiosi”: la cordata di imprenditori che hanno salvato
(all'apparenza) l'italianità della compagnia di bandiera
strappandola dalle grinfie dei francesi.
"Siete dei patrioti. Vi
ringrazio per aver risposto con il cuore e vedrete che sarà un buon
investimento."
Silvio Berlusconi, 5 dicembre 2008.
[pagina 171]
Abbiamo poi visto come tutto ciò non
fosse vero. Alitalia verrà ceduta proprio ad Air France e l'hub di
Malpensa diventerà sempre meno strategico.
"Alitalia investe poco in nuovi
aerei, la flotta dell'ottobre 2011 è di 153 velivoli, mentre da sola
la vecchia compagnia ne aveva 175 nell'estate 2008."
[pagina 264]
"La vicenda Alitalia non è
la causa di tutti i mali del paese, ma è la conseguenza dei mali del
paese."
Francesco Mengozzi, ex amministratore
delegato Alitalia, 26 settembre 2009
[pagina 268]
"Standard & Poor's cita
tra i motivi del declassamento dell'Italia il pasticcio politico
sindacale sulla compagnia aerea."
[pagina
269]
Ma nel frattempo, con buona pace degli indignados
italiani (quelli che vengono tacciati di fare antipolitica, di essere
antitaliani), il pubblico si è accollato i debiti della bad company,
Cai Alitalia non ha raggiunto il pareggio di bilancio. La banca che,
in un incredibile doppio gioco, è stata chiamata a fare da advisor
per la privatizzazione (Banca Intesa), mentre era anche creditrice di
Carlo Toto della Air One (la società che ha comprato la vecchia
Alitalia) è stata ora chiamata a risolvere i problemi dello sviluppo del
paese.
Proprio quel Corrado Passera di cui si parlerà tanto nel
libro, è diventato (con tutti i problemi di conflitto di interessi
per le sue azioni di Intesa) ministro. E si dovrà occupare di
trasporti (magari della NTV), di televisioni (dell'amico Berlusconi),
di telecomunicazioni (della Telecom, della cui scalata banca Intesa
ha avuto un ruolo).
Ecco quello che diceva l'attuale super ministro, quando affossava la scelta di Air France (migliore rispetto a quella di Air One, perchè prevedeva meno esuberi e meno costi per il pubblico):
"Con i francesi Alitalia non
sarà più un'azienda indipendente, si continuerà a viaggiare sui
vecchi Md80, Malpensa perderà definitivamente la possibilità di
diventare un grande aeroporto."
[Corrado Passera, amministratore
delegato di Intesa Sanpaolo, gennaio 2008. In realtà la Cai
ridimensiona ancora di più il presidio a Malpensa. I «vecchi Md80»
volano ancora: a ottobre 2011 ne restano in servizio 18 su una flotta
operativa di 153 aerei, pagina 83-84]
Chi sono questi capitani
coraggiosi?
“Tra loro c'è gente come Salvatore Ligresti,
capace di appropriarsi di pezzi dello Stato grazie ai rapporti di
ieri con Bettino Craxi e di oggi con Silvio Berlusconi, che è stato
sodale dell'ex leader del PSI e chiude il triangolo con il potente
costruttore di origine siciliana. Ci sono gli spregiudicati Gavio e
Angelucci, in grado di raggiungere i loro obiettivi di ricchezza
grazie a rapporti trasversali con politici di ogni colore. C'è
Roberto Colaninno, divenuto famoso per aver scalato Telecom, senza
averne i soldi, con un'Opa che in borsa ha fatto felice tanta gente.
Ne ha guadagnato un piccolo tesoro lasciandola piena di debiti: da lì
è iniziato il declino del gruppo telefonico, cui si deve gran parte
dell'arretratezza italiana nelle moderne reti di telecomunicazioni.
C'è il successore Marco Tronchetti Provera, che ha continuato a
drenare risorse da Telecom attraverso dividendi e superstipendi,
finché ha dovuto lasciare il cerino acceso ad altri.
C'è Emma
Marcegaglia, che viene eletta presidente di Confindustria mentre suo
fratello e l'azienda della sua famiglia, di cui lei è anche
amministratore delegato, vengono condannati per corruzione per aver
pagato una tangente al fine di ottenere un appalto da un gruppo
statale, l'Eni.” [pagina 9]
Altri prestesti
dal libro:
"Abbiamo aderito perché un
grande paese come l'Italia non può non avere una compagnia di
bandiera."
Emilio Riva, imprenditore siderurgico,
aprile 2009. Le azioni della società capofila del gruppo Riva Fire
Spa sono per il 75 per cento parcheggiate oltre i confini nazionali:
il 39,90 per cento è posseduto dalla lussemburghese Utia Sa [pagina
163]
"I superaumenti ottenuti da
Gavio il primo maggio 2009 sono davvero meritati? O sono una
contropartita per l'adesione alla cordata dei patrioti per
l'Alitalia?"
Gavio ha un impero che oggi comprende
circa mille chilometri di strade a pedaggio [pagina 173]
"Dopo l'investimento in
Alitalia, il governo ci ha favorito ... Con il blocco per quattro
mesi degli aumenti abbiamo perso 20 milioni, ma con il decreto
Milleproroghe ci abbiamo guadagnato molto, molto di più."
Giovanni Castellucci, amministratore
delegato di Atlantia (Benetton), 20 marzo 2009 [pagina 205]
"Il mio stipendio? Ho
ricevuto due acconti da tre milioni di euro l'uno per i primi due
anni."
Augusto Fantozzi, 13 gennaio 2011
[pagina 286]
"Non sono mai stato povero,
ma neanche diventerò ricco con questo lavoro. Lo faccio per
l'Italia".
Augusto
Fantozzi, commissario della vecchia Alitalia, settembre 2008 [pagina
286]
Se oggi
l'Italia ha problemi di sviluppo e di crescita, questo non è colpa
delle pause di lavoro, delle richieste dei sindacati,
dell'impossibilità da parte delle aziende di licenziare, dei pochi
straordinari o dei ponti, come certi supermanager ripetono.
Il
tappo alle imprese, allo sviluppo, alla crescita, alla creazione di
posti di lavoro (e non lavori precarizzati in cui si svilisce la
professionalità delle persone) lo costituiscono proprio i tanti conflitti di
interesse tra politica-finanza-imprese, le lobby, i comportamenti
viziosi di finanzieri e capitani di industria che pensano solo a come
difendere e accrescere il proprio potere più che a investire nello
sviluppo delle aziende. E Confindustria che invece di criticare certi
comportamenti, “si comporta come una lobby che ostacola
le liberalizzazioni e difende i monopoli”.
Conoscere
e far conoscere le storture di questo mondo, è almeno un primo passe
per cercare di risolverli.
La
scheda del libro su Chiarelettere.
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