Non dimenticare, non odiare. Storia di
mio padre e di tuo nonno.
Il processo per diffamazione contro
Scalfari e Jannuzzi, giornalisti de l'Espresso, per i loro articolisul “Piano Solo”, querelati dal generale de Lorenzo. I dossier
del Sifar, “la farfalle”, come venivano chiamate. La
strage di piazza Fontana, la prima istruttoria sui responsabili del
primo episodio della strategia della tensione.
L'inchiesta su
Ordine Nuovo, e sui suoi legami con la massoneria da una parte, i
servizi dall'altra.
L'inchiesta sui rapimenti: i
marsigliesi e i loro contatti con mafia e massoneria deviata. La loggia P2 di Licio Gelli che iniziava a intravedersi dietro tutti
questi episodi ....
A mettere assieme le inchieste e i casi
su cui si occupò come procuratore della Repubblica Vittorio
Occorsio, c'è da rimanere senza parole.
Curando queste inchieste, aveva messo in luce proprio quell'intreccio tra poteri criminali che ritorna spesso dietro quei misteri d'Italia: le stragi senza colpevole, i delitti eccellenti, gli scandali politici. Un intreccio che vedeva assieme servizi deviati (o meglio, al servizio dei poteri criminali, non della Democrazia di certo), logge coperte (come la loggia P2 di Licio Gelli, che Occorsio interrogò nei giorni prima di essere ucciso), eversione nera (che era riuscita ad infiltrarsi dentro i circoli anarchici, che vennero infatti incolpati per primi, con una pista ben confezionata, per la bomba di Milano del 1969) e criminalità varia.
Curando queste inchieste, aveva messo in luce proprio quell'intreccio tra poteri criminali che ritorna spesso dietro quei misteri d'Italia: le stragi senza colpevole, i delitti eccellenti, gli scandali politici. Un intreccio che vedeva assieme servizi deviati (o meglio, al servizio dei poteri criminali, non della Democrazia di certo), logge coperte (come la loggia P2 di Licio Gelli, che Occorsio interrogò nei giorni prima di essere ucciso), eversione nera (che era riuscita ad infiltrarsi dentro i circoli anarchici, che vennero infatti incolpati per primi, con una pista ben confezionata, per la bomba di Milano del 1969) e criminalità varia.
Cosa avrebbe potuto scoprire, nel suo lavoro,
Vittorio Occorsio, se solo avesse potuto lavorare serenamente, senza
subire, come altri magistrati, depistaggi (la falsa pista su Pietro Valpreda
e il circolo anarchici XXII marzo) da parte dei servizi (come per
esempio Guido Giannettini l'agente Z) dell'Ufficio Affari Riservati . Se
solo non fosse stato ucciso quella mattina del 10 luglio del 1976, in
via Mogadiscio, dal comandante nero, di Ordine Nuovo, Luigi Concutelli.
Ordine Nuovo, la creatura politica creata nel 1956
da Pino Rauti, fuoriuscito dal MSI (per rientrarvi nel 1969
per mettersi sotto l'ombrello parlamentare).
Struttura politica
che Occorsio stesso mise fuori legge facendone condannare i
responsabili (poi assolti in appello al grido di “eia eia
alalà”), convincendo il ministro Taviani che
sussistevano i requisiti della legge Scelba del 1953.
Proprio
la liberazione di Concutelli, scarcerato per motivi di salute nel
2011, ha portato alla scrittura di questo libro: in occasione della
giornata della memoria, il nipote del giudice, Vittorio come
il nonno si lasciò scappare di fronte ai giornalisti, un commento
inopportuno su Concutelli, un “pena di morte” di
troppo.
Ecco allora la necessità, da parte del padre, Eugenio,
giornalista di Repubblica, di spiegare al nipote Vittorio chi fosse
il nonno Vittorio.
Un magistrato scrupoloso, che non
prendeva nessuna decisione per partito preso e pregiudizio: per
comprendere meglio la natura di Ordine Nuovo si mise a leggere gli
aberranti libri sulla purezza della razza di Julius Evola. Prima di
rinviare a giudizio Valpreda, per la strage di Piazza Fontana si lesse tutte le segnalazioni sul circolo anarchico
fornitegli dalla polizia giudiziaria e dai servizi.
Anche se poi si scoprì che era una pista costruita ad arte, Occorsio per primo intuì che si doveva indagare sui neofascisti infiltrati tra gli anarchici. Gente come Mario Merlino, camerata anarchico, finito anche lui rinviato a giudizio. Anche lui di di una struttura neofascista come Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale di Stefano Delle Chiaie. Pista che portò all'incriminazione di Franco Freda e Giovanni Ventura, assolti alla fine (con sentenza passata in giudicato dall'accusa di essere responsabili della strage).
Anche se poi si scoprì che era una pista costruita ad arte, Occorsio per primo intuì che si doveva indagare sui neofascisti infiltrati tra gli anarchici. Gente come Mario Merlino, camerata anarchico, finito anche lui rinviato a giudizio. Anche lui di di una struttura neofascista come Ordine Nuovo, Avanguardia Nazionale di Stefano Delle Chiaie. Pista che portò all'incriminazione di Franco Freda e Giovanni Ventura, assolti alla fine (con sentenza passata in giudicato dall'accusa di essere responsabili della strage).
Questo sebbenela Cassazione nel 2005 (con una sentenza che dovrebbe portare ad un
nuovo processo), per il processo nato a Milano dalle indagini del
giudice Salvini, ha stabilito che natura fascista della bomba.
Oggi, se ci dovesse essere un nuovo processo, con queste prove, probabilmente Freda e Ventura sarebbero condannati:
Oggi, se ci dovesse essere un nuovo processo, con queste prove, probabilmente Freda e Ventura sarebbero condannati:
La
Cassazione giudica, «i tragici fatti del 12 dicembre 1969» non come
frutto di una scheggia impazzita ma come frutto di una precisa
manovra operativa «iscritta in un programma eversivo ben
sedimentato, ancorché di oscura genesi, contorni e dimensioni».
Insomma, la strategia della tensione ha finalmente nomi e cognomi,
pur in questo paradosso per cui non c'è nessuno condannato per la
strage.
Pagina
117
Ma la legge e la giustizia hanno
stabilito altro, e la vendetta non è un sentimento che deve ispirare
il lavoro di un magistrato. Quello l'insegnamento lasciato al figlio
Eugenio, che per scrivere questo libro si è documentato su tutte le
carte scritte dal padre per i processi di cui si è occupato.
Non
odio verso le persone di cui di doveva occupare: ma semplicemente
l'ostinazione di dover cercare la verità, senza guardare in faccia
nessuno (l'azione penale è obbligatoria, ripeteva): non si fece
alcun riguardo infatti, di indagare sulle trame oscure del Sifar delgenerale de Lorenzo, per il tentativo di golpe dell'estate del
1964.
Quanti altri magistrati, o uomini appartenenti alle
Istituzioni avrebbero agito così, senza farsi prendere dalla
tentazione di guardare dall'altra parte?
Un magistrato che,
diversamente dalla concezione distorta di “avvocato
dell'accusa”, sa anche ravvedersi dei suoi errori e rimettere
la condanna, come nell'episodio del processo a Scalfari e
Jannuzzi.
Un magistrato che non si accontenta della soluzione più
semplice, o dell'aver trovato il responsabile di un delitto: Occorsio
stava istruendo il processo contro i mandanti dietro Ordine Nuovo
(che dopo lo scioglimento si era ricostituito in Ordine Nero), stava
indagando sul ruolo delle logge deviate (la P2 “il tentativo più
grave di sovversione dell'assetto socio-politico-istituzionale
italiano”), sui loro rapporti con la criminalità e i legami
con i servizi.
La raffica di via Mogadiscio mise fine a questo lavoro. E lasciò anche molti dubbi: condannato all'ergastolo nel 1978 Concutelli, rimane da chiarire chi fossero gli eventuali mandanti mandanti, le persone che l'hanno aiutato o, forse, indirizzato.
La raffica di via Mogadiscio mise fine a questo lavoro. E lasciò anche molti dubbi: condannato all'ergastolo nel 1978 Concutelli, rimane da chiarire chi fossero gli eventuali mandanti mandanti, le persone che l'hanno aiutato o, forse, indirizzato.
Dubbi e domande
che non possiamo dimenticare: questo anche l'altro insegnamento che
Vittorio Occorsio, attraverso le pagine scritte dal figlio, lascia:
ricordare la storia, non dimenticare, mantenere “vivo il
desiderio di verità di giustizia e di equilibrio”.
Anche
questo serve, per un augurio di un'Italia migliore, lontana da questa
Italia di bassezze e furbetti: quella in cui il figlio Eugenio,augura di vivere al nipote.
“Finirà quest'epoca di
bassezze, di furbetti, di evasori non soltanto di tasse ma di
qualsiasi valore morale? Io, malgrado tutto, non solo spero, ma penso
di sì. In qualche nicchia della società continueranno sempre ad
annidarsi faccendieri e portaborse, disonesti ed egoisti, privi di
qualsiasi cultura e di qualsiasi civismo. Ma la maggioranza delle
persone per bene tornerà a farsi sentire, e con essa tornerà
l'attenzione meticolosa alla storia del nostro paese, la precisa
ricostruzione di fatti tanto importanti, il desiderio di verità, di
giustizia, di equilibrio. Non so quanto tempo ci vorrà, ma io so che
tornerà. E in questa Italia, così diversa e così migliore di
quella in cui ho vissuto io, tu auguro di vivere.”
La
prefazione di Eugenio Scalfari (dove racconta del processo che lo vide
condannato nonostante la richiesta di assoluzione di Occorsio
stesso), la potete leggere qui.
La
scheda del libro sul sito di Baldini
e Castoldi.
Il link per ordinare il libro su internetbookshop.
Technorati: Eugenio Occorsio
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