16 dicembre 2011

Servizio pubblico – riempire il vuoto


La manovra “più equa” verràapprovata oggi alla Camera: l'iter di aggiustamento del decreto “salva Italia” è avvenuto tra contestazioni, scioperi e tensioni.

I sindacati che si sono opposti alla prima versione che colpiva in buona parte pensionati e lavoratori; l'accordo trasindacati e Fiat in cui è stata esclusa la Fiom.
Le bombe contro lesedi di Equitalia, tanto per intorbidire di più le acque, e gli episodi di violenza razzista, prima a Torino e poi a Firenze.

Stiamo vivendo un momento drammatico della nostra storia: ce ne renderemo conto solo quando scopriremo, poi, che gli anni brutti passati erano solo un antipasto di quanto deve venire.
Le stime di Confindustria parlano di una ulteriore decrescita nella produzione e nella perdita di altri 800000 posti di lavoro.
Possiamo allora permetterci una manovra come questa, recessiva e che non colpisce a fondo contro quelli che fin'ora hanno vissuto sopra le nostre possibilità? Evasori, corruzione, costi della politica.
Alla fine, la chiesa non pagherà l'ICI, le frequenze verranno regalate ai soliti noti (alla faccia della concorrenza, vero ministro Passera?), e gli scudati pagheranno un piccolo sovrapprezzo.

Nella copertina della puntata di Servizio Pubblico, Santoro ha toccato due temi: l'uscita di Passera sulla difficoltà di liberalizzare in Italia e la strage di senegalesi a Firenze.
Santoro ha raccontato al ministro dello Sviluppo la storiella delle frequenze della TV analogica che oggi, col passaggio al digitale, sono state liberate per fare entrare nel duopolio Rai-Mediaset (o monopolio, meglio) altri protagonisti. Si chiama concorrenza, appunto.

E invece, ecco che l'ex ministro Romani si inventa la gara di bellezza per dare quelle 6 frequenze alle miss più belle. Senza asta (da cui potevano arrivare qualche miliardo per imprese, pensioni, servizi), regalate e basta. Dice il cavaliere che tanto l'asta andrebbe deserta: e allora? Lo stato si terrebbe quei canali.

Che fare? Ieri sera Santoro ha calato una fiche da 1 milione di euro per prendersi quei sei canali, per poter trasmettere con tranquillità. Vedremo cosa risponderà la politica.


La risposta agli episodi di razzismo, l'hanno data le parole della canzone “non è un film”, cantata da Fiorella Mannoia, Frankie HiNrg e il cantante senegalese Natty Fred.
Tolleranza zero al razzismo! 

Dopo le immagini della protesta della comunità senegalese a Firenze (“perché questo italiano ha fatto questa cosa .. chi lo ha mandato?”), è toccato a Nichi Vendola e al presidente di Ducati Energia Guidi, parlare in studio di crisi, lavoro e anche del razzismo (frutto avvelenato di questa politica).

Nichi Vendola ha commentato questi brutti episodi dicendo che dietro gli episodi di Firenze e Torino ci sono tutti i pregiudizi contro gli stranieri. Il rom che ruba il bambino o che stupra la vergine. E a Firenze inizialmente si è detto che era un regolamento di conti, perché un nero può essere solo legato alla criminalità. E allora via al fuoco igiene del mondo e gli spari per cacciare i diversi.
“Mi da fastidio l'espressione tolleranza zero”: dovevamo capire cosa c'è dall'altra parte, non seguire gli stereotipi dell'uomo nero. Il razzismo è uno strumento che regolamenta il mercato del lavoro, specie in tempi di crisi, facendo sì che gli immigrati siano sempre in condizione di schiavitù.

Uno che nasce in Italia da genitori stranieri non ha diritto al voto, viceversa di un figlio di immigrati italiani, che vive in America. Usciamo da 15 anni di veleni: Vendola ha poi ricordato la sua uscita all'indomani della vittoria di Pisapia a Milano, l'abbraccio ai fratelli musulmani e rom.
E il titolo di un giornale di destra all'indomani di un incidente di cui colpevole era un rom: “i fratelli rom di Vendolauccidono un ragazzo”...
E oggi, in cui si parla di Europa minacciata dagli stranieri, abbiamo un intero cimitero nel Mediterraneo, per tutti i migranti in fuga anche dai luoghi di guerra (Afghanistan, Irak, Curdistan), senza documenti, dunque clandestini.

Ma c'è un legame tra razzismo e crisi nel lavoro?

Secondo Guidalberto Guidi, presidente di Ducati, no. Come imprenditore costretto ad avere rapporti in tutto il mondo, non sa cos'è il razzismo.

“Non voglio liquidare l'episodio di Firenze come opera di un pazzo. Credo che vi sia nel mondo e in Europa questa accettazione della violenza verbale: urlare la protesta, non accettare le ragioni dell'altro”.

L'episodio di Firenze lo avevamo già visto in Norvegia e negli Stati Uniti: ma non si può parlare di una reazione alla mancanza di lavoro.

Guidi ha poi parlato del futuro nel mondo del lavoro e delle imprese: le previsioni di Confindustria sono reali: perderemo dal 50 al 60% dell'industria manifatturiera, in Italia.
La considerazione che ha fatto l'imprenditore è che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità per anni, dagli anni 70. Solo chi aveva capito per tempo che così non andava bene, e a diversificato, si è aperto gli altri mercati, ha delocalizzato e investito in ricerca e sviluppo, è oggi in crescita.
La manovra del governo è un laccio emostatico, per bloccare l'emorragia di sangue: ma i posti di lavoro non si creano per decreto, e servirà altro.
Con un tax rate del 46%, è difficile investire in Italia.


Anche Vendola, in veste di governatore, ha voluto commentare il governo tecnico: buon interlocutore, migliore rispetto ai ministri che avevamo prima.

Ma la manovra non è ancora equa: ci voleva più coraggio, si doveva mettere al centro la giustizia sociale. 

“È stucchevole dire che abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità – rispondendo a Guidi – in questi anni i capitali si sono spostati dalla produzione alla finanza”.
Questi sono anni in cui si guadagna di più speculando in borsa, scommettendo sulla crisi di uno stato: “c'è chi ha fatto dello stupro ambientale un modo per fare profitto, dobbiamo occuparci dello spread ambientale e sociale”.
Oggi in Italia è prevista pioggia e il paese è in pericolo. Eppure di messa in sicurezza del paese non se ne parla. 

Cosa finanzierà il ministero di Passera? Il terzo valico, l'alta velocità, il ponte sullo Stretto di Messina, la TAV in Val di Susa, le autostrade al nord (quelle coi rifiuti sotto, come la Brebemi) …

In studio, oltre ai due ospiti, i giornalisti Franco Bechis e Luisella Costamagna.
Bechis ha spiegato come la manovra non sarà sufficiente: le entrate fiscali diminuiranno e a marzo ne servirà una seconda. E poi ha ricordato che con l'accordo che abbiamo firmato in Europa abbiamo ceduto sovranità fiscale: le tasse che abbiamo oggi non le potremo più togliere se non ce le toglie l'Europa. 

Il giornalista di Libero ha ricordato come tra le prime 100 aziende quotate in borsa, 75 hanno aumentato il proprio fatturato rispetto all'anno prima. Vanno peggio ma non di molto banche e assicurazioni.
Nonostante questi fatturati non si sono creati posti di lavoro e vedremo se questa manovra che aiuta le imprese e le banche servirà a qualcosa.

Luisella Costamagna ha chiesto conto a Vendola dei suoi cambiamenti di idea circa il governo tecnico, e come voterebbe alla manovra.
E Vendola ha risposto che, alla manovra voterebbe no, e che ha cambiato idea sul governo (accettando il non andare al voto) per un discorso di unità della sinistra, che in momenti epocali come questo si è sempre fatta trovare divisa.

Il punto di Marco Travaglio, ovvero le capacità della Lega di fare finanza.
Per fortuna che c'è Bossi che ci fa divertire: le sceneggiate in Parlamento (come se loro scendessero dalla Luna e non avessero governato), la secessione e la moneta padana ..Il bancarottolo.
Travaglio ha ricordato tre episodi di cronaca giudiziaria, avvenuti prima dell'euro: la sottoscrizione per vendere il prato di Pontida, finita col salvataggio di Fiorani.

La quasi bancarotta della banca Credieuronord, che nella direzione aveva anche Giorgetti, oggi in commissione Finanze: fallita nel 2003, e sottratta alla bancarotta grazie ancora a Fiorani.
In quella banca erano passati anche 13 milioni frutto di riciclaggio.

Fiorani salva la Lega e la Lega smette di attaccare il governatore Fazio. Un caso?
Un caso i soldi di Fiorani al Varese Calcio e alla polisportiva Varese?

Altro episodio che racconta delle capacità finanziarie del carroccio, il fallimento del villaggio vacanze in Croazia, in cui hanno investito tanti militanti leghisti. Fallito anch'esso.

Nella banca Credieuronord c'erano anche i soldi delle intermediazioni con le cooperative leghiste dei produttori del latte: anche per questo era meglio nascondere la bancarotta della banca. 
Per la vicenda delle quote latte, prodotto in eccesso, rischiamo una multa da 5 miliardi.


Ilviaggio nel mondo dei lavoratori in appalto di Trenitalia.
Sono 800 le famiglie che sono state lasciate a casa, dopo la scelta di Moretti di eliminare i treni notte verso il sud e puntare tutto sul Frecciarossa.
Oggi, questi lavoratori dei wagon lits, i cuccettisti, stanno protestando alla Stazione di Milano: tre di loro sono saliti sulla torre del binario 21. Salutati dalla sirena da ogni treno che parte: la sirena della solidarietà.

Chissà se anche per loro vale il discorso del laccio emostatico: certo, c'è lo spread, il rendimento dei BTP, i conti da sistemare, la lettera dell'Europa. Ma la ricetta, la cura di antibiotici per questi lavoratori, per queste persone è solo tasse. ICI, IVA, rincari per i servizi dei comuni, la benzina, le sigarette.

In questa brutta storia ci sono molte storture del sistema Italia: lavoratori che vengono presi in appalto anziché essere assunti (si chiama outsourcing, esternalizzazioni), e che ogni giorno mettono la loro faccia di fronte ai problemi dei passeggeri in nome di Trenitalia. Che oggi li scarica.
Un sistema dei trasporti che punta solo ai treni dell'alta velocità: un affare redditizio, che però serve solo una fascia degli utenti, che pagheranno un prezzo molto alto per viaggiare. E i pendolari? E chi lavora? E chi viaggia dal sud e che oggi non avrà più treni con cuccette?
Figli di un Dio minore?
Ci sono i soldi per il frecciarossa, per i costi dell'alta velocità che sono sempre superiori ai preventivi, ma non per dare una dignità a queste famiglie? Per Carmine, Oliviero e Giuseppe?

Santoro ha commentato dicendo che “è difficile fare le liberalizzazioni, ma è velocissimo fare carne da macello”: la doppia velocità di un paese che per tagliare i costi dei deputati deve aspettare la commissione, rispettare le prerogative della Camera. 

È vero che ci sono aziende come quella di Guidi, dove non ci sono incidenti sul lavoro e che non tutti hanno piacere a licenziare: “non riuscirei ad andare a letto sapendo che ho lasciato a casa 20 famiglie”.
Ma oggi, la realtà industriale del nostro paese sta diventando un cimitero.
Chi ci va di mezzo sono i lavoratori usa e getta: strizzati da straordinari e con il ricatto di dover perdere il posto.
Come alla Fiat, dove a Pomigliano per la nuova Panda è stato allestito un bel set della nuova fiction del lavoro: gli impiegati messi in tuta, ad applaudire il verbo di Marchionne.

Viene da chiedersi chi decide la politica dei trasporti in Italia: le imprese o lo Stato? Chi decide che Irisbus chiude (e nessuno chiede a Marchionne come mai) mentre l'Europa ci sanziona per i nostri autobus vecchi?
Come mai l'Ansaldo viene messa in vendita, e lo stabilimento di Pistoia viene chiuso, e abbiamo il 95% del trasporto merci su gomma?
Come ha anche ricordato Vendola, il servizio pubblico dei trasporti (anche quelli notturni) è un pezzo del welfare, e il governo deve dire come mai viene cancellato. 

Saranno mesi difficili: dopo la manovra si appresta anche la riforma del lavoro. Altro laccio emostatico, dove magari le richieste di Guidi verranno accontentate: nessun obbligo di riassumere un operaio licenziato, togliere la concertazione, togliere i sindacalisti nominati dalle aziende.

Il nuovo che avanza.

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