11 marzo 2013

Presa diretta - Italia in rosso

Quanto tempo ci metteranno i mercati a saltarci addosso, ora che a Roma non c'è ancora un governo (e non se ne vede uno all'orizzonte)?
Chi si occuperà dei problemi dei comuni in rosso? Dei lavoratori delle società partecipate, delle cooperative sociali, dentro i comuni?
Chi si occuperà delle famiglie che di quei servizi avevano bisogno: famiglie con anziani non autosufficienti, con bambini in difficoltà?

Mentre a Roma si discute di accordi che non s'hanno da fare, di magistrati stalinisti, di giaguari da smacchiare (e qualcuno che si scalda per le primarie), l'Italia è in rosso.

L'Italia dei comuni coi conti in crisi: come a Napoli, dove la mano criminale ha appiccato il fuoco sul museo della scienza, nella zona ex Italsider.
Si è voluto colpire la cultura, un progetto di riqualificazione che funzionava, che dava lavoro: le persone che qui lavorano, dipendenti e professori per colpa dei tagli nei trasferimenti dallo stato non prendono stipendio da 5-11 mesi.
Ma nonostante questo, sono rimasti lì, non se ne sono andati: in questa Italia dove, dice Bankitalia, il 65% delle famiglie non arriva a fine mese, gli eroi sono loro.

Ad Alessandria il nuovo sindaco ha dovuto dichiarare fallimento: la vecchia giunta PDL aveva falsificato i conti e nascosto documenti ai revisori.
Il buco da 150 ml di euro era visibile a tutti però: spese non sostenibili (come l'affito del palazzo per l'ufficio dei tributi), appalti a società vicine all'amministrazione comunale. La Amag, la società del gas e dell'acqua, veniva usata come cassaforte per fare investimenti inutili (alla collettività), ma utili per un tornaconto politico. Contratti di consulenza, spese di rappresentanza: una macchina da voti che però è andata in tilt per i tributi non riscossi.

In tilt è andato anche il settore del sociale: le cooperative si aspettano 11 milioni dal comune per i servizi erogati.
Ora a pagare per questa cattiva amministrazione sono i loro lavoratori e le famiglie che di questi servizi hanno bisogno.
Sono servizi che, secondo il piano di rientro, vanno tagliati: 1000 posti di lavoro, 300 posti nelle partecipate. Una città ferma.

Cosa dice l'ex sindaco, rinviato a giudizio? "non eravamo consci", scarica tutto sui tecnici comunali, che hanno truccato i conti a loro insaputa.

A Catania sono arrivati 80 ml di euro di aiuti dallo stato, che dovranno essere restituiti in 10 anni. Erano già arrivati 140 ml di euro a fondo perduto dal Cipe, nel 2008 ai tempi del governo Berlusconi: ma sono poca roba. Il buco a Catania, anche per la gestione del medico di Berlusconi, Scapagnini, è di 1 miliardo.
Per fare cassa il comune ha fatto delle vendite fittizie di beni del comune.
Il risultato è stato che il palazzo di giustizia oggi è in uno scantinato, e gli archivi sono aperti a tutti.
L'edilizia pubblica cade a pezzi perché il comune non ha soldi per mantenerla.
Come ad Alessandria, il comune per truccare i conti vi ha inserito dei crediti inesigibili, su tributi locali che non sono stati riscossi.

A Napoli il buco è ora calato a 850 ml di euro: ma il rientro ha un costo.
I vigili non ha le divise, le strade attorno alla stazione sono piene di buche, gli autobus cadono a pezzi e, nelle settimane passate, si sono pure fermati perché mancava il gasolio.
L'azienda dei trasporti aspetta 300 ml dal comune, che servirebbero per rinnovare il parco mezzi.
Tagli che si sono abbattuti anche sul sociale: l'associazione Itaca, che si occupa di minorenni con problemi, ha dovuto chiudere, dopo 3 anni di arretrati dal comune. 33 centri educativi chiusi, 20 ludoteche, 300 posti di lavoro nel sociale a rischio.

Il buco del comune si è creato con le partecipate: dei 2 miliardi di debiti, 1,3 miliardi erano per le partecipate.
Come l'Asia, che si occupa di rifiuti e che ora ha a capo Raffaele Del Giudice.

Il sincaco, intervistato dal giornalista, ha spiegato che i primi soldi che arriveranno dal decreto Salva Napoli (circa 57 ml) serviranno per ambiente, trasporti, strade e creditori.
La strada per il risanamento sarà lunga: "abbiamo rotto un sistema e questo ha dato fastidio".
Fastidio il fatto che hanno tolto 180 dirigenti esterni, tolto le consulenze esterne, ridotti i cda.
E nelle partecipate che si creano i buchi di Bilancio.

Anche a Parma è successa la stessa cosa: il sindaco è stato arrestato per peculato e corruzione: del sistema Parma, dove i soldi delle partecipate venivano usati per la campagna elettorale, se ne era già occupata nel passato Presa diretta.

Come a Napoli, il risanamento ha un costo, ed è quello del rincaro delle tasse, per mantenere i servizi.
Il sincaco Pizzaroti ha liquidato le partecipate, ma i debiti rimangono e si sta cercando di rinegoziarli con le banche.
Al momento, chi paga sono i cittadini.

Il sistema Torino.
Secondo il sindaco Fassino, il sistema Torino, denunciato dal movimento M5S non esiste. Esiste però il buco da 3,3 miliardi.
Un buco che ha origine con le spese per le olimpiadi del 2006, ma anche con i lavori fatti in città: le piazze rifatte e la nuova metrò.
Le opere pubbliche realizzate per le olimpiadi sono ora quasi inutilizzate, e la giuta è ora accusata della sua gestione delle fondazioni e per la gestione clientelare dei dirigenti.

Il patto di stabilità è stato sforato nel 2012 e, spiegava Fassino, altri comuni dovranno fare lo stesso, se non si mette mano alla legge di stabilità.
Il punto è che fino ad ora, i comuni facevano affidamento ai trasferimenti dello stato, per compensare i mancati introiti delle tasse (che sono impopolari da riscuotere e non creano consenso).
E quando i soldi sono finiti, è finita la pacchia.

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