“Questa sera difendiamo il
vituperato sistema sanitario nazionale, perché costa meno ed è il
migliore in Europa. Ma coi tagli lo stanno massacrando, e i privati
sono in agguato”.
Siamo così abituati a vedere nero, nel
sistema Italia, che a volte ci dimentichiamo delle eccellenze che
pure ci sono: come la sanità in Emilia Romagna, una delle 7 regioni
virtuose (un'altra è la Lombardia, ma con qualche scandalo
giudiziario in più e con un modello diverso basato sulla
sussidiarietà e i rimborsi). Tre invece sono le regioni in cui la
sanità è in rosso: Calabria, Campania, Lazio.
Prima di
vedere l'eccellenza, Presa diretta è andata a vedere la “peggiosanità” in Calabria: una regione dove a parlare sono i
numeri dei casi di malasanità.
Un lungo e tragico elenco di
persone che, per colpa di una cattiva politica sanitaria, sono morte
o sono state costrette a lunghi e penosi sacrifici.
Lauretta
Pugliese è morta dopo un intervento in una clinica convenzionata
nel 2011 a Reggio Calabria. La figlia ha avuto la prontezza di
denunciare subito quanto successo ai carabinieri, prima che gli
infermieri spostassero il corpo: il tutto per colpa dell'anestesista
che iniettò il doppio della dose necessaria.
L'avvocato della
famiglia “c'è poco da stare tranquilli con la sanità
calabrese, finché la politica continua a fare clientelismo e a
nominare primari, crea un danno alla collettività di 30 anni, perché
un primario lavora per 30 anni”.
Federica Monteleone
è morta nel 2007 durante un black out mentre era sotto i ferri. Fu
un caso che fece rumore: ma da allora poco è cambiato. I genitori di
Federica hanno aperto un poliambulatorio in ricordo della
figlia.
L'ospedale di Vibo è così com'era, non è in grado di
erogare i servizi minimi, ma i medici di prima continuano ad operare
senza problemi e altri, pur con delle condanne alle spalle, sono
anche stati promossi in altre strutture.
Il 3/12/2007 nella
stessa sala operatoria muore Eva Ruscio, per una operazione
alle tonsille.
I genitori di Flavio Scintillà, morto nel
2007, sono costretti a pagare anche l'avvocato del medico che ha
operato il figlio, pure condannati. Flavio aveva un ematoma al
cervello, a Polistena non avevano strutture idonee per curarlo e si
dovette trasportarlo a Reggio.
Mancano le ambulanze in queste
zone, e quelle poche che ci sono vengono impegnate per trasportare
feriti lievi.
Dopo questi casi di malasanità, Loiero,
l'ex presidente della regione, promise la costruzione di 4 nuovi
ospedali: i genitori dei ragazzi morti entrarono nel comitato
etico.
Che fine han fatto i soldi, provenienti dal fondo della
Protezione civile? E gli ospedali dove sono?
Il nuovo
ospedale di Gioia Tauro è stato spostato nel comune di Palmi:
l'avvocato Saccomanno ha spiegato alla giornalista che dietro c'erano
gli interessi della cosca dei Fallico, che avrebbero acquistato i
terreni agricoli (ma poi convertiti) su cui si doveva costruire il
nuovo ospedale.
Di cui il governatore Scopelliti è commissario: i
costi sono passati dai 57 ml del 2007, ai 130 ml del bando di
gara.
E intanto il vecchio ospedale di Gioia Tauro è sempre
lì: semi vuoto, gli ambulatori funzionano per pochi giorni, le
infermiere in orario di lavoro vanno a fare la spesa, i medici
vivacchiano perché, per un accordo sindacale, non possono essere
spostati.
Tutt'altra musica a Polistena: hanno una struttura
attrezzata per pochi giorni di degenza eppure non hanno alcun filtro
in ingresso che smisti gli arrivi verso altre strutture più
organizzate. Per colpa dell'assenza di coordinamento regionale, tra
gli ospedali, se arriva un infartuato, ci rischia la pelle.
Qui ci
sono 400 dipendenti, ma 80 hanno permessi per le cure di parenti
malati.
La TAC , che nel resto del paese è arrivata nel 1980,
qui è arrivata nel 2008 e se si rimpe è un problema.
Quanti
sono gli ospedali in Calabria? Sono 44 e cinque sono costruiti ma mai
entrati in funzione. Lo ha raccontato il giornalista Flavio D'Elia,
mostrando a Presa diretta la mappa di copertura degli ospedali sul
territorio.
Copertura che non rispetta nessun
criterio di efficienza: ci sono ospedali balneari a Tropea, zone
sprovviste di strutture come sulla costa Ionica. Due ospedali a pochi
km (Consigliano e Rossano).
Secondo il piano di rientro,
dovrebbero chiuderne 17: per ognuno è sorto un comitato di protesta
che si oppone.
Perché la regione, nel suo piano, chiude gli
ospedali e basta: non li sostituisce con nulla. E le ambulanze? E gli
elicotteri? E il coordinamento dei centri?
A Cetraro c'è un
ospedale costruito negli anni degli sprechi: 25000 metri quadri,
quasi deserto. È stato depotenziato, tutti i servizi sono stati
spostati a Paola. Dove l'ospedale è stato costruito su un terreno
che sta franando a valle.
Nessuno degli ospedali, in questa
regione ad alto rischio, è antisismico.
Attilio Sabato
nel libro “Codice rosso” ha raccolto tutti questi casi:
come la politica calabrese ha distrutto il sistema sanitario. La
malapolitica porta alla malasanità sulla pelle dei calabresi.
Dice
il giornalista “la sanità è stata la Fiat della Calabria”:
corsi inventati per assunzioni in cambio di voti, la criminalità che
gestiva laboratori di analisi private, gli appalti per le
costruzioni.
Il caso di Alessandro Desenzi
Alessandro
è malato di Leucemia: per curarsi è dovuto andare fino a Roma, dove
han dovuto affittare una camera per passare quasi un anno. Il tutto
perché in Calabria non era possibile.
A Roma, si sono appoggiati
anche alla Casa di Peter Pan, una struttura privata che accoglie i
bambini malati di tumore. Non prendono soldi pubblici, ma la giunta
Polverini, per il piano di rientro,voleva alzare l'affitto. Per
fortuna, il neo governatore Zingaretti ha concesso l'uso del palazzo
gratis.
Per colpa di questa inefficienza, di questa
malasanità, 68000 calabresi ogni anno sono costretti ad emigrare per
curarsi e questo costa 270 ml di euro nelle casse della regione, già
in rosso.
L'eccellenza in Emilia.
Il caso Emilia,
che dovrebbe essere esportato in tutto il paese, è la dimostrazione
che il pubblico è in grado di fare eccellenza nella sanità, coi
conti in ordine.
Lisa Iotti è partita dall'ospedale S
Orsola di Bologna, che oggi è il centro di riferimento per tutti
i trapianti, grazie all'equipe del dottor Pinna.
Qui, dove
il 50% dei malati per trapianto di fegato viene da fuori regione,
hanno la media di interventi più alta d'Italia ed è alta anche
rispetto ai dati europei.
Qui vige il sistema rete: sono i medici
a girare attorno al paziente, in un lavoro di gruppo che punta
all'efficienza delle risorse pubbliche.
Come funziona questa
efficienza? A Cesena, per prevenire le malattie
cardiovascolari (e in generale tutte le malattie) l'Asl organizza
delle passeggiate notturne di 10km dalla periferia al centro. Il
dott. Palazzi che si è inventato questa camminata voleva far muovere
i suoi pazienti. Tutto questo funziona: si prevengono le malattie e
non si spendono soldi per le cure (perché si fa prevenzione).
A
Modena la Asl fa fare ginnastica nelle palestre: esercizi prescritti
dal medico, anziché medicine. E l'esercizio funziona come farmaco,
per i casi di diabete, i dati della sperimentazione sono buoni.
Come
mai non si fa nelle altre regioni?
Il dottor Conconi è
colui che pensò questo modello, dove i medici devono stare in mezzo
alla gente, non al chiuso dei loro studi.
È sua l'idea di far
muovere i pazienti per curarli: si sono risparmianti, nella Asl di
Ferrara, 18 euro per ogni km percorso.
Perché è questo il punto:
l'inattività fisica ha un costo, stimato in America in 710 miliardi
di euro: sfruttando la ginnastica, le passeggiati si stima un
risparmio di 60 miliardi di euro l'anno.
Ma forse ai politici
conviene spendere soldi in medicine e convenzioni?
La casa
della salute: a San Secondo Parmense il vecchio ospedale è stato
trasformato nella casa della salute dall'Asl. Sembra di stare in un
centro congressi: spazi luminosi, ambulatori per tutti gli esami,
medici di famiglia presenti anche la sera.
I tempi di attesa per
le visite sono bassissimi, anzi, a volte è la stessa Asl che convoca
le persone (che possono essere accompagnate dal taxi sociale): è il
principio della medicina attiva che tende a prevenire le malattie. In
questo modo non si intasano i pronto soccorsi (vi ricordate le scene
penose di Roma).
I medici qui si sono messi in gioco per usare al
meglio il bene comune, i soldi pubblici: il risultato è un risparmio
per la Asl di Parma di 3-4 milioni di euro.
I medici in rete: i
referti degli esami sono trasmessi in rete a tutti gli specialisti
dell'Asl.
Ogni mese si organizzano gli incontri con la gente.
Le
medicazioni a casa: sempre a carico della Asl sono le medicazioni a
casa per i 100000 pazienti.
L'Emilia è la regione che più ha
investito nella sanità sul territorio, l'assistenza domiciliare.
A
Forlì c'è il laboratorio d'analisi, unico per la regione, più
grande d'Europa. Grazie alla centralizzazione, si sono potute
comprare le macchine d'avanguardia, si sono ottimizzati i costi e si
è raggiunta una maggiore competenza sulle analisi, grazie ai volumi
gestiti.
Sono queste le ragioni che hanno portato ad avere i
conti in ordine: meno spesa per gli ospedali e più sul territorio.
Qui la gente si ricovera solo quando serve.
Anche
l'ospedale di Forlì è di eccellenza: ogni cosa è pensata per
ottimizzare i costi e diminuire i rischi. Dalla macchina che fa le
monodosi per i ricoverati, ai braccialetti al polso delle persone,
grazie a cui tutto viene tracciato sui sistemi informatici.
Perfino
la gestione dei camici del personale: ognuno ha un microchip che
indica quando è stato indossato e quando lavato. Nulla è lasciato
al caso.
Niente sprechi di medicinali, nei lavaggi dei camici:
sono soldi risparmiati che possono poi essere investiti in altre
maniere.
Sempre in nome del bene pubblico: l'eccellenza il
risultato di valori condivisi, dal portantino al primario. Un modello
che è stato costruito negli anni, dal 1980.
Un modello a rischio, però. Il
presidente Errani ha lanciato ieri il suo grido d'allarme:
l governatore: "se tu mi fai un
taglio lineare chi è più virtuoso è quello che subisce il
colpo più pesante. I conti della sanità dell'Emilia Romagna
rischiano sotto i colpi dei tagli del governo Monti! In Italia sulla
sanità non è affatto vero che si spende molto, si spende troppo
poco, bisogna rifinanziare il sistema sanitario nazionale, proprio
l'opposto di quello che ha fatto il governo. Bisogna governare il
sistema sanitario, chi sbaglia nel governo della sanità deve
risponderne, ma il diritto alla sanità e al sistema universalistico
in questo Paese non si può e non si deve toccare."
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