07 marzo 2013

La pazza di Maigret di Georges Simenon


Incipit:

Al Quai des Orfevres l'agente Picot montava la guardia a sinistra del portone, mentre il suo compagno Latuile piantonava il lato destro. Erano circa le dieci di una msttina di maggio, il sole sfolgorava e Parigi aveva assunto tinte pastello.
Ad un certo punto Picot la notò, ma non le diede importanza: era una vecchietta piccola piccola, con indosso un cappello bianco, un paio di guanti bianchi di filo e un vestito grigio ferro. Le gambe, magrissime, erano leggermente arcuate per via dell'età.
Aveva una sporta della spesa o una borsetta? Picot non se lo ricordava. Non l'aveva vista arrivare. Si era fermata sul marciapiede, a pochi passi da lui, e guardava le utilitarie parcheggiate nel cortile della polizia giudiziaria.

La pazza che da il titolo al romanzo è la signora Léontine Antoine, una anziana vedova, che insiste nel chiedere del famoso commissario Maigret. Qualcuno è entrato in casa sua, in quai de la Megisserie e se ne è accorta perché alcuni oggetti sono stati spostati.
Sembrava ancora più piccola mentre gli trotterellava accanto.
«Vede, commissario, la cosa più importante è che lei sappia che non sono pazza. So come i giovani considerano le persone anziane, e io sono una donna molto anziana».
«Ha ottantasei anni, giusto?».
«Vedo che il giovanotto che mi ha ricevuta le ha parlato di me. È parecchio giovane per il mestiere che fa, ma è molto beneducato e gentile».
«Era tanto che mi aspettava, qui sul lungosenna?.
«Dalle sei meno cinque. Pensavo che uscisse dall'ufficio alle sei. Ho visto andar via parecchi signori, ma lei non c'era».
Sicché era rimasta per un'ora intera ad aspettare, in piedi, sotto lo sguardo impassibile degli agenti.
«Sento di essere in pericolo. Ci sarà pure un motivo se qualcuno entra in casa mia e rovista fra la mia roba».
«E come lo sa che rovistano fra la sua roba?».
«Perché non la ritrovo al posto giusto. Io sono una maniaca dell'ordine. In casa mia ogni oggetto ha il suo posto preciso da più di quarant'anni».

Dopo essere stato fermato per strada, Maigret la rassicura del fatto che farà fare qualche domanda da un suo ispettore.
Ma non riuscirà ad andare a trovarla: la signora Antoine viene trovata morta in casa, soffocata forse dopo un tentativo di furto.
Non era dunque una pazza quando sosteneva di trovare gli oggetti fuori posto e di sentirsi pedinata.
Ma cosa poteva essere venuto a rubare il ladro, doventato poi assassino?
La vecchia, che aveva come unica parente una nipote con cui si vedeva poche volte al mese, non teneva né molti soldi né particolari gioielli in casa.

"Maigret chiuse la porta alle spalle del giovane e andò ad appoggiarsi con i gomiti alla finestra. Calava la sera. I contorni si facevano meno nitidi. Aveva appurato molte cose, ma non gli servivano a nulla.
Che cosa potevamo mai cercare a casa della vecchia signora di quai de la Megisserie?
Viveva nello stesso appartamento da oltre quarant'anni. Aveva avuto un primo marito che non aveva nulla di misterioso, poi era rimasta vedova per circa dieci anni.
Neppure il secondo marito sembrava porre problemi. Era morto da anni, e da allora lei conduceva una vita monotona, senza vedere nessuno a parte la nipote e il pronipote.
Perché non avevano tentato prima di entrare a casa sua? Quello che cervano era forse lì da poco?
Si strinse nelle spalle, emise un mugugno e si diresse verso l'ufficio degli ispettori."
pagina 61

Le indagini non possono che partire dalla cerchia familiare della vittima: cioè la nipote Angèle Louette, massaggiatrice, che aveva con la vecchia un rapporto quasi freddo. Non intercorrevano buoni rapporti tra zia e nipote che ora, dopo la morte, diviene l'erede universale.
Diventando così la sospettata principale.
Sulla vita di Angele si concentrano le ricerche: viene fuori una vita difficile, la nascita di un figlio in giovane età (e la zia le negò un aiuto), la frequentazione di diversi uomini:

"C'erano momenti in cui la sua durezza quasi mascolina non era poi così antipatica, e poteva essere scambiata per sincerità. Non era bella, non era mai stata neanche graziosa, e gli anni l'avevano appesantita.
Perché non avrebbe dovuto rivendicare lo stesso diritto degli uomini, che in condizioni come le sue si concedono volentieri qualche avventura?"
pagina 89

Come per altri romanzi con Maigret, si arriverà ad una forma di giustizia che non coinciderà con quella prescritta dalle leggi: anche per una sorta di comprensione del commissario verso la nipote per le sue responsabilità (e non voglio aggiungere altro). Su questo, è merito anche della signora Maigret che, da donna, riesce forse a comprendere meglio le sofferenze di Angele. La sua fragilità sentimentale
«Hai detto che ha cinquanta cinque anni, giusto?
Forse considerava quel Marcel il suo ultimo uomo, e si è aggrappata a lui con tutte le forze»


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La scheda del libro su Adelphi.

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