Vicina all'anima è la
linea verticale.
Milo de Angelis
L'incipit del romanzo:
La casa era in alto. Per arrivarci si doveva risalire tutta la valle, affrontare trentasette tornanti, prendere una funivia. E ancora non bastava. D'estate c'era da camminare per una buona mezz'ora a piedi, fino a quota duemila. D'inverno servivano gli sci, oppure le ciaspole agganciate agli scarponi, al limite il gatto delle nevi.Era costruita un legno e pietra. Legno di larice ormai quasi del tutto annerito. E pietra grigia, ancora perfetta in ogni sfumatura di colore, colonizzato dal muschio verde argenteo a nord e da qualche pianta a piccoli fiori gialli incuneata tra le beole del tetto a sud.Vecchia, la Casa, ma non ancora antica. Portava i simboli Walser, insieme a quelli di altre popolazioni meticcie. Cuori magri con la punta in basso che svirgolava a sinistra. Piccole fessure a tilde che riprendevano le orme degli animali, croci e cerchi.
È dovuta salire ben in alto,
Elisabetta Bucciarelli, per raccontare questa storia, in cui il
meccanismo del giallo è usato come pretesto per raccontarci in
verità di una comunità che vive, da sempre, a duemila metri
d'altezza, isolata quasi, e fedele ai propri riti. Rituali che
rivelano di un attaccamento alle tradizioni ma anche alla natura.
Che qui, così lontano dalla civiltà,
è la padrona che deve essere rispettata. Una comunità, in Val
d'Ayas (est di Aosta), ai piedi del Monte Rosa, in cui Maria Dolores
Vergani è ospite, godendosi una vacanza di riposo dopo la brutta
storia che l'ha vista protagonista ne “Ti voglio credere”.
Un rapporto da mettersi alle spalle,
mesi di domiciliari, una voglia di ricominciare una vita
allontanandosi dalla vita di sempre.
Ma in questo libro, come si è detto,
si è ospiti di una comunità antica che vive di pastorizia e del
turismo estivo di gente che viene qui dalla città.
Come Dolores, e come Pietro che,
assieme a sua mamma, suoi vicini di casa.
Zefiro, come il vento figlio di eos, è
il vecchio capo villaggio: è il nonno di Ariel, che ha cresciuto
dopo la morte della madre e l'abbandono del padre.
Pietro e Ariel, assieme a Rafael, il
figlio del macellaio, passeranno assieme quei giorni estivi, vissuti
dal ragazzo di città inizialmente con noia e ostilità.
Come tutti gli adolescenti, non è pronto alla montagna che, a differenza del mare, sembra volerti mettere alla prova, in difficoltà. Non c'è campo per il telefonino, se non assecondando i voleri del vento. Con le scarpe da tennis, che tutti gli adolescenti portano a piedi, è difficile camminare sui sentieri.
Come tutti gli adolescenti, non è pronto alla montagna che, a differenza del mare, sembra volerti mettere alla prova, in difficoltà. Non c'è campo per il telefonino, se non assecondando i voleri del vento. Con le scarpe da tennis, che tutti gli adolescenti portano a piedi, è difficile camminare sui sentieri.
Col passare del tempo, grazie alla
compagnia , anche Pietro entrerà in sintonia col villaggio, con le
montagne, con i suoi riti.
Come lo scontro tra le mucche gravide,
affinché una vinca il titolo di “reina”. Competizione che
omaggia le mucche per il ruolo di donatrici di vita.
È proprio Zefiro che, in una delle sue
passeggiate nei boschi, fa una scoperta sconcertante: la testa di una
donna, presumibilmente, staccata dal suo corpo, semi sotterrata.
Successivamente, grazie ad altri scavi nelle vicinanze, emerge anche
una borsa con dentro dei vestiti e alcune parti del corpo. Fatto a
pezzi. Mentre la donna, per cui il medico legale indica di razza
negroide, è stata fatta a pezzi.
Indaga il tenente di Brussons, che
però, conoscendola di fama, chiede l'aiuto a Dolores Vergani.
Essendo qui in ferie, in cerca di una nuova prospettiva per la sua
vita, non l'attira molto l'idea di una nuova indagine, di altre
morti, anche se non ha rotto del tutto coi suoi ex colleghi (come
l'ispettore Funi che sente tutte le sere via Skype).
Ma non potrà fare a meno di dare il suo contributo, anche per la conoscenza di un avvenente medico legale di Torino, il dottor Giagiuari.
Ma non potrà fare a meno di dare il suo contributo, anche per la conoscenza di un avvenente medico legale di Torino, il dottor Giagiuari.
Una donna morta, almeno un anno prima e
sepolta secondo una specie di rituale in mezzo ad un bosco in un
paese lontano dalla città.
C'è anche una seconda morta: la mucca
di Ariel. Anche per dare una dignità a tutte le donne scomparse, e
per la ferita che la quasi “reina” ha prodotto sulla
piccola Ariel, Dolores fa una sua indagine. Scoprendo che qualcuno ha
avvelenato l'animale.
E che la donna sotterrata, potrebbe
essere collegato ad altri omicidi, irrisolti, avvenuti nelle province
di Como e di Lecco negli anni passati.
Quanti misteri: ma è tutta la
montagna che è luogo di mistero. Romanzo e leggenda si
mescolano nella scrittura evocativa di Elisabetta Bucciarelli. Il
racconto della Valle Perduta , gli Occhi del Bosco, strani animali
dagli occhi grigi che si aggirano nei boschi, bipedi o quadrupedi in
mezzo ad una famiglia di cervi.
E infine la Casa, scritta con la
C maiuscola. L'anima e la saggezza al tempo stesso del villaggio.
Colei che consiglia le persone e che dirà alla stessa Dolores cosa
fare. Anima che decide chi fare entrare al suo interno e chi lasciare
fuori.
La faccia-bambina non aveva mia lasciato la sua Casa, non aveva mai visto altri luoghi se non quelli. Il bosco, le rocce, le valli. Eppure il monde veniva a lei senza nemmeno essere sollecitato. Aveva fiori freschi nelle tasche della camicia e poca compiacenza verso le femmine di carta giù in paese «si accoppiano come vipere» diceva. Teneva i calzoni troppo larghi chiusi con una spilla da balia e ascoltava il sentiero che lei chiamava la voce del mondo
La faccia-bambina non aveva mia lasciato la sua Casa, non aveva mai visto altri luoghi se non quelli. Il bosco, le rocce, le valli. Eppure il monde veniva a lei senza nemmeno essere sollecitato. Aveva fiori freschi nelle tasche della camicia e poca compiacenza verso le femmine di carta giù in paese «si accoppiano come vipere» diceva. Teneva i calzoni troppo larghi chiusi con una spilla da balia e ascoltava il sentiero che lei chiamava la voce del mondo
La Montagna metafora della donna:
Dritto al cuore è un libro dove le protagoniste,
positive e negative sono donne. Gli uomini relegati al ruolo di
comparsa o di saggi anziani.
Femminile, verticale. Montagne madri da scalare, superare, conquistare. Mai del tutto, mai per sempre. Donne stabili, ferme solo in apparenza. Faticose da sostenere perché potenti, autodeterminate, centrate. Si va per differenza, quando non si hanno altre strategie si cerca di togliere e di minare, scavando e sottraendo ciò che le tiene salde alla terra.
In mezzo a tanta crudeltà, per le
morti senza nome (e se non ci fosse la tenacia della Vergani, nemmeno
senza giustizia), al clima da favola, c'è anche spazio per
raccontare del mondo degli adolescenti.
Ariel e Pietro, i due
adolescenti così diversi tra loro ma pure così vicini: entrambi
lasciati soli dagli adulti, in questa natura verticale si metteranno
alla ricerca della loro identità.
Dritto al cuore è un
romanzo sul tema del cambiamento, sulla felicità e sull'amore.
Su quanto sia difficile comunicare
questa felicità: ma anche per Dolores è arrivato il momento di
cercarla, questa nuova felicità.
“Prenditi ciò che ti serve”, iniziò a dirsi in silenzio, “lascia affiorare il tuo desiderio e lotta per avere ciò che vuoi, a costo di fallire e di dover ricominciare. Smetti di muoverti ai confini, di tracciare perimetri e provocare distanze, mira dritto, dritto al cuore, Vergani”.L'ultimo messaggio che la voce della Casa le lascia:
Passiamo troppo tempo a sanare gli errori del destino. Adesso anche tu hai terminato di farlo.
Non ci rimane che aspettare il prossimo libro di Elisabetta Bucciarelli.
La presentazione del libro allalibreria di piazza Dateo il 13 giugno.
Il blog dell'autrice.
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Il link al sito di Edizioni e/o
Il link per ordinare il libro su ibs
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