02 giugno 2013

Un paese di poveri ricchi





emergenza lavoro .. rischio della tenuta sociale … coniugare lavoro e salute .. governo di servizio .. dare le risposte al paese ..
A parole sono tutti sul pezzo e, leggendo i titoli dei giornali e dei TG, tutti allineati per salvare il paese dalla crisi cui le stesse persone lo hanno condotto.
Ma poi, nei dettagli delle cose, cercando di andare dietro la bella immagine tirata su, capisci che non è cambiato molto.
Se prima c'era il governo bunga bunga, poi è arrivato il governo lacrime e sangue (ma non per tutti), ora siamo al governo delle promesse.

Che come prima azione ha sospeso, ma non tolto, l'Imu; ha prorogato la cassa integrazione e i contratti dei precari (allungandone la scadenza), per poi passare alla riforma sul finanziamento ai partiti. I soldi che ora sono pubblici e in base agli elettori, arriveranno, con comodo tra qualche anno, su base volontaria. Con delle agevoli detrazioni (sarà più conveniente finanziare un partito che la ricerca sul cancro) e col meccanismo del 2 per mille che, in analogia all'8 per mille, garantirà una copertura minima ai partiti dotati di statuto e democrazia interna.

E alla democrazia esterna chi ci pensa?
Chi controllerà sulle spese e sul come verranno gestiti i soldi? Chi controllerà sulla trasparenza dei finanziamenti? Tutto da vedere.

Il governo ha anche prorogato le agevolazioni per chi ristruttura (e fa lavori) in casa: utile per dare una boccata d'ossigeno alle imprese di costruzione, alle aziende del mobile, ma chi verrà avvantaggiato da questo? Chi ha già i soldi.
Per gli altri rimangono gli aumenti dell'Iva, la precarietà perenne, i rincari e le tasse.

Le scorse elezioni ci hanno fatto intravvedere un possibile scenario futuro: un paese governato da una elite di persone, eletta da una elite di cittadini che ancora vanno a votare.
Per gli altri quanto rappresentativa sarà la futura democrazia.
Non verrà toccato il porcellum, non verranno toccate le tasse su lavoro, l'evasione le sperequazioni sociali.

Rimarremo un paese di “poveri” ricchi, dove l'operaio guadagna più di un gioielliere (secondo i dati del ministero delle Finanze).
L'altro giorno il governatore Visco ha criticato pesantemente la classe dirigente di questo paese, le mancate riforme, gli anni persi. Di fronte aveva la classe dirigente: manager, banchieri, imprenditori prestati alla politica. Sono tutti usciti col sorriso sulle labbra.

È a rischio la tenuta sociale del paese, diceva Visco (l'avesse detto Grillo ..). Ci avranno pensato?

Non so se avete presente il finale del film di De Sica “Il giudizio universale”: a Napoli dal cielo all'improvviso si sentono le parole “alle 18 ci sarà il giudizio universale”.
Parole che gettano nello sgomento tutti i protagonisti di questo film corale: il politico, il nobile, l'ambasciatore , l'imprenditore con qualche scheletro nell'armadio e il cinico venditore di bambini.

Quando poi il giudizio passa, spazzato via da una pioggia torrenziale che si apre al sole, passata la paura si ritrovano tutti al ballo finale. Come se niente fosse.    

Nessun commento: