27 giugno 2013

Il gioco delle bandierine


Ogni anno, specie dopo che i processi sui depistaggi e le coperture sulla strage del DC9 a Ustica sono finiti in Cassazione, tornano gli scoop e le rivelazioni sui responsabili dietro l'abbatimento.
Sono stati i francesi, disse Cossiga, non a processo, ovviamente, ma nelle sue memorie (da boun statista preferì evitare di dire le cose che sapeva ai magistrati).
No, sono gli americani.
Oppure i libici.
E' il gioco delle bandierine, quelo che ci costringe a concentrarsi sul colore della bandiera del caccia che ha abbattuto un aereo civile sui cieli del Tirreno, cieli su cui lo Stato italiano doveva garantire la sicurezza.

Ma questo gioco in realtà è fuoriviante: perché distoglie l'attenzione dal contesto generale in cui è avvenuta la tragedia.
Quella sera, sui cieli del Tirreno, c'è stata una battaglia, tra aerei probabilmente della Nato o europei, in cui probabilmente erano coivolti anche caccia libici (come quello poi ritrovato un mese dopo sui cieli della Sila ..).

Siamo stati ad un passo dalla guerra, e la nostra difesa ci vuole far credere, l'ha ripetuto per anni, che non ha visto niente e non sa niente.
Niente dai radar, niente dagli ufficiali e sottufficiali dell'aviazione.
Possibile? Veramente dobbiamo credergli?

E queste sarebbero le persone che dovrebbero garantire la nostra sicurezza?
Generali e ammiragli avrebbero potuto assumere questa linea di difesa, arrocata fino all'inverosimile, senza una protezione politica alle spalle?

Il gioco delle bandierine per Ustica mi interessa il giusto. Chiediamoci invece in che mani è la nostra sicurezza quando viaggiano su un aereo sui nostri cieli.
Gli stessi politici che oggi e ieri hanno fatto poco per arrivare ad una verità giudiziaria su Ustica sono gli stessi che oggi, sempre in tema di sicurezza e difesa, ci dicono che dobbiamo comprare qualche decina di caccia F35.
Come se la nostra sicurezza possa dipendere da questi caccia bombardieri con a bordo degli ordigni tattici.



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