L'ultimo numero de l'Europeo è
interamente dedicato a Giulio Andreotti: il sette volte presidente
del Consiglio, membro del Parlamento dagli arbori, morto il 6 maggio
2013.
Il numero speciale inizia con
l'intervista del senatore, allora ministro alla Difesa fatta da
Oriana Fallaci nel 1974.
Erano gli anni dei tentativi di colpi
di stato, che poi finivano giudicati da “operetta”, delle bombe
che scoppiavano nelle piazze, nelle banche e sui treni. Si sarebbe
passato, come disse il generale Maletti del Sid, dal terrorismo nero
a quello rosso.
Si sarebbe passati dalle esperienze non
del tutto positive dei governi di centrosinistra, a governi di unità
nazionale, due anni dopo.
Ma lui, Giulio Andreotti, sarebbe stato
sempre protagonista. Mi ha colpito, dell'intervista, i ragionamenti fatti dall'uomo politico:quanto mai attuali, per certi aspetti.
La corruzione e il finanziamento ai
partiti
Ma ciò non cambia l'indiscutibile vergogna che esista una gran corruzione in Italia. Lei ha sviato il discorso. Lo scandalo esiste e anche i partiti ne sono coinvolti.«Ho detto che non è ancora sera. Per esempio, dei comunisti non s'è parlato ancora ma anche loro come vivono finanziariamente? Che ricevono aiuti dall'estero non è una malignità: è un fatto. E tra i personaggi che potrebbe interpellare c'è Eugenio Reale (deputato della Costituente, si dimise dal PCI nel 1956, ndr) che è stato loro amministratore. Forse qualcosina potrebbe dirgliela. Via, scopriamo l'America a dire che ogni partito riceve aiuti esterni! O si arriva davvero al finanziamento statale .. Ma è il caso di crederci al finanziamento statale? De Gasperi, per esempio, non ci credeva. Diceva che l'opinione pubblica non lo avrebbe accettato o vi avrebbe reagito con disagio: “Non suona bene dare i soldi dello stato ai partiti”. Forse se si potesse convincerli davvero a rendere pubblico il loro bilancio e a non avere segreti sulle entrate e sulle spese .. Ma i partiti non rivelano mai i loro bilanci. Nemmeno agli iscritti. Io faccio parte della direzione della Dc e, in trent'anni, non ho mai visto un bilancio. Negli altri partiti credo avvenga lo stesso. Nel 1945 e 1946 ai congressi c'era la relazione del segretario amministrativo ma ora non c'è più nemmeno quella».I governi di scopo.
[..] Prenda l'intercettazione telefonica ..Ha il telefono controllato anche lei?!«Non lo so. Spero di no. Ma non lo so mica. Perché, ha mai visto la copertina dell'elenco telefonico di Roma 1972-1973? Eccola guardi. Proprio in copertina: “Detective privato Tony Ponzi. Premio maschera d'oro. Opera personalmente per controlli, indagini industriali e private, anche con apparecchiature elettroniche miniaturizzate. Ovunque”. D'altronde, se uno fa il quarantotto per ché il suo telefono è controllato, la malignità comune può dire: sarà uno che non voglia farsi sentire perché ha qualcosa da nascondere?»Bel discorso. Ma lei, quand'era al governo, che cosa fece contro lo schifo del telefono controllato?«Io, come stavo per dirle, denunciai il problema e incaricai i miei ministri di tirar fuori un progetto. Il progetto fu preparato ma poi dovemmo andarcene e.. si torna al ragionamento di prima: ma come si fa a fare le cose se non ci danno il tempo? Bisognerebbe dire a un governo, qualsiasi governo “Tu rimani in carica due anni. Se alla fine dei due anni non hai realizzato nemmeno due o tre cose fondamentali, se non ci sei riuscito, ti mando a casa e ti interdico. Per dieci anni non potrai più partecipare a nessun governo”. Invece accade quello che accade, senza contare che il capo del governo deve passar la giornata a occuparsi del prezzo del miglio o della conferenza di Copenaghen. E la giornata dura soltanto 24 ore».
Andreotti il conservatore.
Senta Andreotti: lei lo sa che la definiscono uomo di destra. Rifiuta o no tale definizione?«Direi che la rifiuto perché la qualifica uomo-di-destra in Italia non viene data in Italia per collocare una persona ,a per metterle il piombo sotto la sella, per crearle degli ostacoli. Il nominalismo è un'altra malattia degli italiani e v'è una tale ipocrisia nelle parole “destra” e “sinistra”. Preferisco che mi chiamino conservatore. In molti sensi, e sia pure in termini di preoccupazione democratica, sono un conservatore. Mi accorgo che, quando si vogliono cambiare le cose, si finisce quasi sempre per cambiarle in peggio. Quindi è meglio tenersele così come sono. Del resto credo di averle già detto che non ho mai vuoto tentazioni socialiste. Neanche in gioventù. Uhm... Non si capisce bene cosa uno intenda per socialismo. Le riforme? Se sono buone, piacciono anche a me, ma spesso sono chiacchiere e basta. Ottengono solo id peggiorare le cose, come la riforma ospedaliera, o di lasciare il tempo che trovano. Io posso anche fare una riforma perché lei diventi regina d'Inghilterra. Ma poi non lo diventa».L'intervista si chiude con la celebre frase citata anche nel film Il divo:
Guardi che se lei mi fa arrabbiare, io accendo la sigaretta.«E io accendo la candela»D'accordo, Tanto il mal di testa le viene lo stesso.«No, no. Sono meno delicatino di quanto sembri. Sembro delicatino perché ho il torace stretto. Infatti per via del torace stretto, non mi fecero fare l'allievo ufficiale. Pensi, da giovanotto non raggiungevo neanche il minimo di circonferenza toracica. IL maggiore che mi visitò disse: “Lei non durerà sei mesi”. Eh! Eh! Quando diventai ministro della Difesa, cercai subito quel maggiore. Volevo prendermi il gusto di invitarlo a colazione per dimostrargli che ero vivo. Ma non fu possibile. Era morto lui».Ci avrei scommesso.
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