09 febbraio 2015

Lo stato della nostra scuola (sul servizio di Presa diretta)

Se nella nostra scuola troviamo delle eccellenze, è per la buona volontà dei docenti, dei presidi che sono stati capaci di inventarsi un nuovo modello educativo.
Dove, cioè, al centro ci sono i ragazzi, che diventano protagonisti nell'apprendimento, nel costruirsi il materiale su cui studiare, nell'inventarsi nuove forme di scolastica (le aulee, i banchi..).
Non c'entrano niente i progetti dei governi che si sono succeduti: dalle tre I di Berlusconi alla #buonascuola di Renzi.
Presa diretta domenica sera ha mostrato queste realtà.
A Labriola, il progetto Dada ha trasformato la scuola superiore come un college, dove gli studenti seguono dei percorsi formativi, spostandosi di aula in aula. Collegamenti wifi, una app realizzata dagli studenti per l'ottimizzazione nella gestione delle aule.
Questo progetto è nato grazie ai contributi delle famiglie e a trasformato la scuola come una struttura di tutti.
Il preside Fattorini ha spiegato come sia proprio il movimento che attiva il cervello.

A Brindisi all'istituto Majorana sono arrivati alla maturità i primi studenti del percorso “Book in progress”: qui i libri sono scritti dai professori assieme agli studenti, come fossero dispense universitarie. Un libro costa 5 euro alle famiglie e viene stampato internamente: l'idea ha preso piede e altri istituti hanno abbracciato il progetto e messo in rete il materiale.
Gli studenti apprendono così in modo attivo, producendo loro stessi il materiale.
Non ci sono banchi ma le lezioni qui si fanno su tablet. La passione che gli insegnanti ci hanno messo è stata contagiosa: le iscrizioni al Majorana sono aumentate da 650 a 1350 alunni in pochi anni.

La pioniera della scuola digitale è però un'insegnante (non più giovane) di Latino: Dianora Bardi, dell'Istituto Lussana di Bergamo. Il focus qui è il protagonismo dei ragazzi, sono loro a decidere come e con chi lavorare, in una sorta di autodeterminazione.
Renzi ha voluto la professoressa Bardi nel progetto “La buona scuola”: ma l'insegnante spiega come non siano sempre necessari i soldi pubblici per fare buona didattica, basta ottimizzare le risorse a disposizione.
Qui i ragazzi usano i loro stessi tablet o computer.

E se le risorse non ci sono? E se le scuole non sono sicure? A norma? Se i soffitti cadono a pezzi?
Il sottosegretario all'istruzione Reggi ha stimato in 12 miliardi i soldi necessari per mettere in sicurezza le nostre scuole. Il governo ne ha messi sul piatto 1 solo, diviso in tre aree di interventi.
Le scuole belle, le scuole sicure e le scuole nuove.
La maggior parte dei soldi sono finiti nella prima parte, per piccoli interventi di abbellimento.
Il problema è che i soldi sono stati distribuiti non valutando caso per caso, ma in base alle dimensioni dell'istituto.
Alcuni contributi sono finiti a scuole che non ne avevano bisogno, mentre altri sono stati penalizzati.
A Roma, alla scuola Carducci, all'istituto Duca D'Aosta (dove i bambini si rifiutano di andare in bagno). Qui i lavori dentro le aule li fanno i genitori.
Perché i soldi non bastano e servirebbe un'anagrafe delle scuole: le persone del sito cittadinanzaattiva.it chiedono che almeno i soldi per il filone “scuole belle” siano dirottati su quello di scuole sicure. Servirebbero più soldi, non si fanno le nozze coi fichi secchi ...
Prima che succeda la tragedia (sulle teste dei ragazzi in aula) che, fino ad oggi, è solo stata sfiorata.
A Milano, a Sesto s Giovanni o a Napoli all'Umberto I.
Ma forse per un certa politica è meglio aspettare la tragedia, per fare i soliti lavori in emergenza, per dare appalti agli amici.

Insomma, ad oggi, la scuola cambia verso anche senza aspettare le slide di Renzi: ma fino a quando le famiglie potranno supplire alle carenze dello Stato?

Settimana prossima Presa diretta si occuperà di Expo: la grande opera che segnerà il cambiamento dei nostri destini, questo ci dicono.
Lo slogan doveva essere: “nutrire il pianeta”. Ad oggi, hanno solo nutrito le tasche dei manager, delle aziende che si sono spartiti in deroga ai regolamenti gli appalti pubblici.
La Corte dei Conti ha stabilito una perdita per Expo spa di 7,5 ml di euro e ancora dobbiamo iniziare.
46 società sono state esclude dalle gare, dal prefetto, per irregolarità.
1600 ettari di terreno sono stati coperti dal cemento, per delle opere inutili come la TEM o la Brebemi.
Inutili.

Dove sono i poveri in Expo? Che spazio hanno in Expo i contadini italiani? E la difesa del made in Italy?

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