Se nella nostra scuola troviamo delle
eccellenze, è per la buona volontà dei docenti, dei presidi che
sono stati capaci di inventarsi un nuovo modello educativo.
Dove, cioè, al centro ci sono i
ragazzi, che diventano protagonisti nell'apprendimento, nel
costruirsi il materiale su cui studiare, nell'inventarsi nuove forme
di scolastica (le aulee, i banchi..).
Non c'entrano niente i progetti dei
governi che si sono succeduti: dalle tre I di Berlusconi alla
#buonascuola di Renzi.
Presa diretta domenica sera ha mostrato
queste realtà.
A Labriola, il progetto Dada ha
trasformato la scuola superiore come un college, dove gli studenti
seguono dei percorsi formativi, spostandosi di aula in aula.
Collegamenti wifi, una app realizzata dagli studenti per
l'ottimizzazione nella gestione delle aule.
Questo progetto è nato grazie ai
contributi delle famiglie e a trasformato la scuola come una
struttura di tutti.
Il preside Fattorini ha spiegato come
sia proprio il movimento che attiva il cervello.
A Brindisi all'istituto Majorana sono
arrivati alla maturità i primi studenti del percorso “Book in
progress”: qui i libri sono scritti dai professori assieme agli
studenti, come fossero dispense universitarie. Un libro costa 5 euro
alle famiglie e viene stampato internamente: l'idea ha preso piede e
altri istituti hanno abbracciato il progetto e messo in rete il
materiale.
Gli studenti apprendono così in modo
attivo, producendo loro stessi il materiale.
Non ci sono banchi ma le lezioni qui si
fanno su tablet. La passione che gli insegnanti ci hanno messo è
stata contagiosa: le iscrizioni al Majorana sono aumentate da 650 a
1350 alunni in pochi anni.
La pioniera della scuola digitale è
però un'insegnante (non più giovane) di Latino: Dianora Bardi,
dell'Istituto Lussana di Bergamo. Il focus qui è il protagonismo
dei ragazzi, sono loro a decidere come e con chi lavorare, in una
sorta di autodeterminazione.
Renzi ha voluto la professoressa Bardi
nel progetto “La buona scuola”: ma l'insegnante spiega come non
siano sempre necessari i soldi pubblici per fare buona didattica,
basta ottimizzare le risorse a disposizione.
Qui i ragazzi usano i loro stessi
tablet o computer.
E se le risorse non ci sono? E se le
scuole non sono sicure? A norma? Se i soffitti cadono a pezzi?
Il sottosegretario all'istruzione Reggi
ha stimato in 12 miliardi i soldi necessari per mettere in sicurezza
le nostre scuole. Il governo ne ha messi sul piatto 1 solo, diviso in
tre aree di interventi.
Le scuole belle, le scuole sicure e le
scuole nuove.
La maggior parte dei soldi sono finiti
nella prima parte, per piccoli interventi di abbellimento.
Il problema è che i soldi sono stati
distribuiti non valutando caso per caso, ma in base alle dimensioni
dell'istituto.
Alcuni contributi sono finiti a scuole
che non ne avevano bisogno, mentre altri sono stati penalizzati.
A Roma, alla scuola Carducci,
all'istituto Duca D'Aosta (dove i bambini si rifiutano di andare in
bagno). Qui i lavori dentro le aule li fanno i genitori.
Perché i soldi non bastano e
servirebbe un'anagrafe delle scuole: le persone del sito
cittadinanzaattiva.it chiedono che almeno i soldi per il filone
“scuole belle” siano dirottati su quello di scuole sicure. Servirebbero più soldi, non si fanno le nozze coi fichi secchi ...
Prima che succeda la tragedia (sulle teste dei ragazzi in aula) che, fino
ad oggi, è solo stata sfiorata.
A Milano, a Sesto s Giovanni o a Napoli
all'Umberto I.
Ma forse per un certa politica è
meglio aspettare la tragedia, per fare i soliti lavori in emergenza,
per dare appalti agli amici.
Insomma, ad oggi, la scuola cambia
verso anche senza aspettare le slide di Renzi: ma fino a quando le
famiglie potranno supplire alle carenze dello Stato?
Settimana prossima Presa diretta si
occuperà di Expo: la grande opera che segnerà il cambiamento dei
nostri destini, questo ci dicono.
Lo slogan doveva essere: “nutrire il
pianeta”. Ad oggi, hanno solo nutrito le tasche dei manager, delle
aziende che si sono spartiti in deroga ai regolamenti gli appalti
pubblici.
La Corte dei Conti ha stabilito una
perdita per Expo spa di 7,5 ml di euro e ancora dobbiamo iniziare.
46 società sono state esclude dalle
gare, dal prefetto, per irregolarità.
1600 ettari di terreno sono stati
coperti dal cemento, per delle opere inutili come la TEM o la
Brebemi.
Inutili.
Dove sono i poveri in Expo? Che spazio
hanno in Expo i contadini italiani? E la difesa del made in Italy?
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