Presa diretta si è occupata nel servizio di ieri delle culture intensive, dello
sfruttamento dei terreni, del settore biologico in crisi per colpa dei
residui che vengono ritrovati nel fieno che si da alle bestie.
Vogliamo nutrire il pianeta ma non
sappiamo più prenderci cura dei terreni, non sappiamo più
rispettare gli equilibri della terra, che non può essere sempre
sfruttata in nome del profitto.
Raffaella Pusceddu è andata in
Trentino, nelle zone della mela Doc: qui la monocultura della mela ha
portato ai filari degli alberi fino in cima alle colline.
Per spingere al massimo la produzione i
contadini del consorzio usano pesticidi, che i sindaci della zona
hanno poi vietato.
A Malles è stato un referendum ha
bloccare l'uso delle sostanze chimiche, che non sono finivano
nell'aria, ma anche nel cibo, con tutti i problemi per la salute
delle persone. Anche per i figli dei produttori di mele.
Nonostante le minacce, le pressioni, il
76% dei cittadini qui ha detto no: da una parte l'associazione dei
produttori di mele che ha cercato di rassicurare le persone. Ci sono
protocolli da rispettare, non è vero che si rilevano residui di
pesticidi. La APOT garantisce l'ecosistema e che i loro associati
usano i fitofarmaci al minimo indispensabile.
Dall'altra parte la filiera del
biologico, che rischiava di chiudere: in una valle ventosa, come fai
ad essere sicuro che i prodotti usati su un versante, non arrivino
dappertutto?
Bisogna trovare una via tutti assieme,
diceva uno di questi allevatori. Anche puntare sulla monocultura è
rischioso, anche se profittevole nei tempi brevi. Che succede se la
domanda di mele crolla all'improvviso?
Stesso discorso per le monoculture di
mais, che impoveriscono i terreni.
Le monoculture stanno facendo morire
la terra: sono terreni stanchi, che perdono la loro fertilità
per colpa di culture intensive associate a fertilizzanti e pesticidi.
Per aumentare la produttività dei terreni. Per ripristinare i
terreni servono anni, dice un professore dell'università della
Tuscia, il prof. Valentini. Quale è il PIL della terra?
Tutto questo è valutato in 50000
miliardi di dollari, un valore confrontabile coi 70000 mila miliardi
del PIL di ricchezza mondiale.
La biodiversità ha un valore, anche
per l'industria alimentare, ma di questo non si tiene conto nelle
finanziarie dei governi.
Serve un piano nazionale di difesa
del suolo agricolo: i terreni che andiamo a toccare sono già
poveri e se noi distruggiamo questo valore, perderemo anche l'altro
pil economico.
Gli schiavi della terra a Latina.
L'agricoltura è anche una scena dove
vengono violati i diritti di migliaia di persone: nel 2015 a pochi km
da Roma ci sono storie come quelle raccontate da Antonella Pusceddu.
Sono le storie dei braccianti indiani,
indispensabili nella produzione del cibo: persone che prendono 40
euro ogni 1000 ravanelli raccolti a mano.
Nei campi a raccogliere la verdura, si
trovano per lo più sono stranieri campi, ma ci sono anche delle
italiane.
I braccianti, per contratto, dovrebbero
lavorare massimo sei ore, invece lavorano anche dieci ore, per 3 euro
all'ora.
Uno di questi ha raccontato la sua
giornata alla giornalista: a fine giornata ti senti morto, vieni
insultato e siccome lavoro non c'è, devi accettare tutto. Anche le
umiliazioni del caporale, che si trattiene un terzo della paga.
Mezz'ora di pausa, padroni che
schiavizzano i lavoratori: siamo tornati agli anni '50, coi foglietti
scritti a mano compilati dal padrone.
Ci sono anche buste paga false, perché
indicano molte meno ore di lavoro.
I 12000 indiani sick sono un serbatoio
di lavoratori che nemmeno vengono pagati: uno sfruttamento da schiavi
da parte dei padroni. Che fine han fatto gli ispettori del lavoro, i
sindacati?
I braccianti sono considerati come
animali: in una intercettazione due padroni dicevano che gli
anziani vanno lasciati a casa e i giovani vanno sfruttati per due
anni al massimo.
Mercato di Fondi: è uno dei più
grandi d'Italia, ma qui la domanda è crollata e così anche i prezzi
per il contadini. La crisi interna ha messo in ginocchio le aziende
agricole che qui facevano la fortuna. E ora è finito tutto con la
crisi.
I broccoli nemmeno conviene
raccoglierli, perché si vendono a 30 centesimi, nemmeno conviene
prenderli.
E anche questo è lo specchio
dell'agricoltura in Italia, con cui vorremmo nutrire il pianeta.
La nuova stazione della TAV a
Firenze.
Presa diretta si era occupata della
stazione
di Firenze nel 2013, con l'arresto della Lorenzetti
di Italferr: ma sono passati due anni e il cantiere sotto
Firenze è rimasto fermo.
La Lorenzetti premeva sulla commissione
del ministero dell'ambiente, per far si che la terra dei cantieri non
fosse considerata terra da trattare, con un bel risparmio per le
aziende.
La talpa è ferma da un anno e mezzo,
perché dopo l'inchiesta il ministero ha sospeso il piano per le
terre, perché serve capire dove mettere la terra in sicurezza.
Ma nonostante il fermo, i costi sono
saliti di altri 528 ml euro e non si è costruito quasi nulla.
Il presidente di FS Elia ha rassicurato
il giornalista Danilo Procaccianti: vedremo se pagare questi milioni a Nodavia.
Il lavoro del CNR sarà completo a
giugno, entro settembre ottobre si ripartirà coi cantieri.
Moretti, l'ex presidente (ora in
Finmeccanica) si era preso l'impegno con Rossi, il presidente della
Toscana, di finire i lavori entro il 2014.
Il presidente della regione è furioso,
perché i treni dell'AV fanno da tappo per i treni dei pendolari: si
sono spesi tanti soldi per l'AV, qualcosa non ha funzionato.
Sono le forme contrattuali il
problema: spingono a far durare il più possibile i lavori per
prendere più soldi, c'è tanta corruzione dietro gli appalti. L'AV è
una delle opere più costose in Italia: 61 ml al chilometro, mentre
in Francia siamo a 10 ml.
L'intervista a Riccardo Fusi e la
storia dell'appalto a Firenze: è stato condannato per l'appalto
per la scuola marescialli a Firenze, dove è stato considerato uno
degli imprenditori della cricca della protezione civile di Bertolaso.
Fusi chiamava Verdini, per gli appalti,
anche se non ne ha mai vinto uno: perché, come ha spiegato al
giornalista, chi ha l'amico più potente e che fa parte del sistema,
vince.
Come a Venezia col Mose: dove
trovavi certi uomini che rispondevano alla politica, che decidevano a
chi dare l'appalto.
Fusi accusa il mondo della cooperativa
rosse, spiegando che questo sia un sistema protetto: ci sono sempre
nei grandi appalti. Poi non lamentiamoci se le opere durano tanto e
costano sempre di più.
Si vincono gli appalti costruiti su
misura con gare al minimo ribasso, e poi si mettono in progetto delle
varianti supplettive per sistemare il prezzo.
E sono opere che si mangiano i terreni
su cui dovremmo coltivare il cibo per l'uomo. E il problema è sempre
lo stesso.
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