E basta anche coi lavoratori discriminati, quelli di serie a e quelli di serie b (che non possono avere figli): con la riforma del lavoro, diceva il presidente del consiglio, avremo più tutele per tutti.
E via i co co pro e i co co de ...
"In direzione Pd lunedì dirò che cancelliamo i co.co.pro. e tutte quelle forme di collaborazione che hanno fatto il precariato": così diceva il premier twittatore, il narratore dell'ottimismo a Che tempo che fa.
Fesso chi ci ha creduto.
I co co pro? Cambiano solo di nome, e nel decreto attuativo verrà solo specificato meglio la loro prestazione d'opera. Questo è quello che emerge dall'incontro tra i sindacati e il ministro Poletti.
Dice un sindacalista presente , che il governo individuerà “una nuova modalità di prestazione d’opera a metà strada tra lavoro subordinato e autonomo, ma non si capisce come sarà e il ministro non è stato chiaro su quando lo faranno”.
Perché (sempre il ministro mungitore di mucche) "tirare una riga su questo contratto (le collaborazioni a progetto, ndr) è molto complicato".
Forse è un po' più complicato continuare a vivere per questo mezzo milione di persone, che oggi prende uno stipendio da fame, non ha tutele e domani si ritroverà con una pensione da miseria.
E' questa la svolta buona?
Il modello FCA? Quello della cassa integrazione coi soldi pubblici e delle continue promesse di investimenti e posti di lavoro.
Salvatore Cannavò sul FQ parla della situazione di Melfi:
“A Melfi come schiavi”. Ma Renzi è “gasatissimo”IL PREMIER LODA I “PROGETTI DI MARCHIONNE”: ASSUNZIONI INTERINALI E METÀ DELLA FORZA FIAT IN CASSA. GLI OPERAI: “TURNI MASSACRANTI”Sono gasatissimo dai progetti di Marchionne”. Matteo Renzi sceglie l’iperbole per commentare la visita fatta ieri a Mirafiori invitato da Sergio Marchionne e John Elkann. Da Melfi, però, nello stesso giorno arrivano le lamentele degli operai che rivelano: “Qui ci fanno schiattare”. Situazioni opposte, pareri opposti.TANTA ENFASI da parte di Renzi, rappresenta la volontà di rinsaldare l’intesa che lo lega all’amministratore della Fiat Chrysler Automobiles come ora si chiama la Fiat.Il presidente del Consiglio è stato accolto allo stabilimento di Mirafiori dal presidente di Fca, John Elkann e dall’amministratore delegato della società, che lo hanno accompagnato nella visita al Centro Stile e allo stabilimento vero e proprio. I due hanno così potuto mostrargli in anteprima i modelli che saranno lanciati sul mercato prossimamente, in particolare il primo Suv Maserati, Levante. Simbolo della nuova strategia di posizionamento nella fascia alta di mercato abbandonando la centralità del segmento medio-piccolo che ha fatto la fortuna del Lingotto.Oltre a Mirafiori, e oltre ai funerali di Michele Ferrero, Renzi ha anche parlato al Politecnico di Torino dove ha ribadito la convinzione che la ripresa sia alle porte e che “il meglio deve ancora venire”. Uno studente gli ha consegnato un cappello da giullare ma è stato prontamente allontanato.Lo stabilimento di Mirafiori al momento non è proprio gasatissimo. La maggior parte dei suoi 3711 addetti si trova in cassa integrazione. Circa 1300, infatti, lavorano 6-7 giorni al mese ai vecchi scampoli della Mi-To, mentre 1471 non lavorano dal 2012. Gli altri sono stati smistati nel torinese e in particolare allo stabilimento della Maserati di Grugliasco.La Fiat si fa forte proprio dello stabilimento della ex Bertone dove su 2900 addetti circa 1500 provengono da altri stabilimenti. Quella fabbrica, del resto, sembrava persa e quando Marchionne decise di rilevarla anche gli operai della Fiom, la stragrande maggioranza del vecchio insediamento, decise di firmare il contratto modello Pomigliano.
OGGI, QUELLA SCELTA , rivendicata a gran voce da uno dei sindacati firmatari, la Fim-Cisl, viene presentata come giusta e decisiva per ridare una sterzata alla produzione di automobili in Italia e smentire, così, i critici che allora si opposero al “modello Marchionne”.La scommessa della fascia alta, però, deve ancora essere giocata anche se Fca è convinta che i primi risultati emersi dallo stabilimento di Melfi, in Basilicata, le diano ragione. In quello che negli anni 80 fu definito il “prato verde”, perché costruito letteralmente da zero, oggi lavorano 5950 addetti e la Fca si appresta a integrarne altri 1500. Mille con contratti di lavoro interinali (ma per ora sono stati solo 300), in attesa delle nuove regole del Jobs Act, e 500 provenienti da altri stabilimenti. A dare loro lavoro è l’andamento della Jeep Renegade e della 500X. Se questo dato sia da considerare un dato stabile e se, soprattutto, possa tradursi in una tendenza di tutto il gruppo è però ancora da verificare. Anche perché, come rivela la ricerca trimestrale della Fiom sulla Fca, dei 21600 addetti impegnati nei 6 stabilimenti Auto (esclusa Ferrari) a fine 2014, 9224 erano interessati da misure di Cassa integrazione o da contratti di solidarietà.
POI CI SONO I PROBLEMI legati ai carichi di lavoro. Proprio da Melfi, ieri, è giunta la protesta, resa pubblica da Basilicata24.it , degli operai che lamentano ritmi di lavoro massacranti. Il quotidiano lucano ha raccolto diverse testimonianze: “La velocità della linea è aumentata, non riesco più a stare al passo”; “Solo il tempo di montare una vite o un bullone e girarmi e mi trovo fuori postazione”. Oppure: “Ci stanno schiattando il fegato”, sono le parole riportate.Se si parla con i sindacati le versioni sono opposte. Per i quelli che hanno firmato le intese con Marchionne, le cose stanno procedendo nel verso giusto. “Ora tutti vedono i risultati positivi di quelle scelte difficili e plaudono agli investimenti, ai nuovi modelli e all’occupazione che riprende”, commenta il segretario nazionale Fim Cisl, Ferdinando Uliano. “Nel 2011 si promise lavoro e più salario ma invece oggi vediamo solo aumenti dei carichi di lavoro e buste paga più leggere” risponde Michele De Palma della Fiom.
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