22 novembre 2015

Lo strumento dei voucher, i money transfer e gli investimenti in oro

“Il voucher è un grande strumento perché finalmente legalizza il lavoro nero, oppure lo legittima. Dipende da come lo usi. Quest'anno ne sono stati venduti 81 milioni, come sono stati usati?”

Dipende da come li si usa, spiega Milena Gabanelli nel promo del servizio che andrà in onda questa sera: dove l'oggetto della frase sono i famosi voucher, i buoni del lavoro per pagare lavori accessori, introdotti nel 2008 e che in questi ultimi anni hanno visto incrementare il loro utilizzo.
1 ora di lavoro 10 euro, di cui 7,5 finiscono al lavoratore e il resto sono tasse e spese per il gestore del servizio. Si comprano nelle tabaccherie e si incassano nelle tabaccherie. Hai bisogno di un cameriere per qualche ora? Prendi due buoni ed è fatta. Semplice.
Servivano originariamente a far emergere le situazioni di lavoro nero ma, come racconterà Bernardo Iovene, spesso costituiscono una forma di lavoro nero legalizzato.
Specie nei settori del commercio e della ristorazione. L'inps di Boeri aveva lanciato l'allarme ad ottobre, su questa proliferazione incontrollata dei buoni lavoro:
MILANO - Il presidente dell'Inps, Tito Boeri, ha da tempo alzato il livello di guardia nei confronti dei voucher, che sono stati da lui stesso definiti "la nuova frontiera" del precariato e dell'irregolarità nel mondo del lavoro. E la dimensione del fenomeno è in crescita: proprio l'Istituto oggi pubblica una rilevazione secondo la quale sono oltre un milione i lavoratori pagati con voucher nel corso del 2014.
Secondo quanto ha comunicato l'Inps, sono 212,1 milioni i buoni lavoro per la retribuzione delle prestazioni di lavoro accessorio venduti da quando sono stati introdotti, nell'agosto del 2008, al 30 giugno 2015. La vendita dei voucher è progressivamente aumentata nel tempo, registrando un tasso medio di crescita del 70% dal 2012 al 2014 e del 75% nel primo semestre del 2015 rispetto all'analogo periodo dell'anno precedente. In costante aumento è anche il numero dei lavoratori retribuiti con i buoni lavoro, che nel 2014 ha superato il milione (1.016.703).
La tipologia di attività per la quale è stato acquistato il maggior numero di voucher è il commercio (18%) seguita dai servizi (13,7%) e dal turismo (13%). Il ricorso ai buoni lavoro è concentrato nel nord del paese, e in particolare nel nord-est, che con 82 milioni di voucher venduti incide per il 38,7%. La Lombardia, con 37,5 milioni, è la Regione in cui sono stati venduti più buoni lavoro, seguita dal Veneto (29,9 milioni) e dall'Emilia Romagna (26,3 milioni).
 
"Al crescente aumento della diffusione dei voucher", spiega ancora l'Inps, "oltre all’estensione degli ambiti di utilizzo del lavoro accessorio, ha contribuito anche l’ampliamento delle modalità di acquisto. Inizialmente infatti i buoni lavoro erano reperibili solo presso le sedi Inps o tramite la procedura telematica. Successivamente si è allargato il numero dei luoghi dove possono essere acquistati, prima mediante le convenzioni con l’associazione dei tabaccai (FIT) e con le Banche Popolari, e infine con la possibilità di comprare i voucher presso tutti gli uffici postali".

E' il caso della ragazza che lavora in un locale, con tanto di laurea, sette giorni a settimana, pagata attraverso i voucher.
E' il caso del muratore che, dopo aver subito un infortunio, scopre di non essere in nero ma di essere stato assunto coi voucher (con tanto di coperture nel caso di infortuni), ma la sua impresa non glielo aveva detto.
Come con la legge Biagi del 2003, si giustifica questo sistema, con l'aumento dell'occupazione nel paese: ma è una forma di occupazione sana oppure ci troviamo di fronte ad una forma di sfruttamento coperta dalla legge?

La scheda del servizio: Nero a metà di Bernardo Iovene
I voucher sono la nuova forma di retribuzione e contribuzione del lavoro accessorio. Dal 2012 la possibilità di utilizzarli è stata allargata a tutti i settori produttivi e così la cifra del loro impiego è passata dalle poche migliaia nel 2008 ai 70 milioni del 2014 e ai cento milioni previsti del 2015. Ma il meccanismo di attivazione permette ai datori di lavoro più furbi di praticare il trucco del nero a metà: in pratica ti pago un’ora con il voucher, il resto in contanti. Il risultato è il contrario di quelle che erano le buone intenzioni del legislatore che ha introdotto i “buoni lavoro” proprio per far emergere il lavoro nero. Invece, paradossalmente, il voucher può addirittura diventare la foglia di fico di alcune forme di sfruttamento. Sono tanti gli esempi: nel lavoro domestico, nella ristorazione, nel turismo nell’edilizia e in agricoltura. Abbiamo fatto un confronto con l’utilizzo dei voucher in Francia, a cui l’Italia si era ispirata quando nel 2008 li ha introdotti. Oltralpe sono limitati al lavoro domestico e hanno effettivamente dato un sostegno alle famiglie e regolarizzato circa due milioni di lavoratori che prima venivano pagati in “nero”. Infine siamo stati in Inghilterra per capire come viene regolato il lavoro occasionale.

Qui potete vedere l'anteprima su Reportime

Il giornalista intervisterà il ricercatore dell'Ires del Friuli Alessandro Russo
«La notevole diffusione dei voucher, soprattutto nelle regioni del Nord – spiega Russo –, indica che questo strumento ha consentito l’emersione di rapporti di lavoro che altrimenti sarebbero rimasti sommersi. È verosimile ipotizzare anche un crescente utilizzo del lavoro accessorio al posto di altre tipologie contrattuali, come i rapporti parasubordinati, si pensi solo alla parallela flessione delle collaborazioni a progetto a seguito della riforma Fornero. Si possono invece esprimere perplessità sul ricorso ai voucher in settori come l’industria e soprattutto l’edilizia, che pongono ad esempio serie problematiche relative alla sicurezza sul lavoro».


L'inchiesta sui Money Transfer:
La settimana scorsa il servizio di Sigfrido Ranucci aveva raccontato di come spesso ad armare i terroristi siamo noi occidentali e anche noi italiani. Alla faccia dei tanti proclami sulla sicurezza e i richiami alla guerra.
Il servizio di Giorgio Mottola tocca ancora il tema della sicurezza: come vengono controllati i flussi finanziari che passano attraverso le società di money transfer? Non è che c'è un buco proprio sotto i nostri occhi?
Ci sono delle soglie massime, sui soldi che si possono trasferire, ma è così facile aggirarle: “500 euro in una volta non si può fare .. ma basta trovare cinque persone ..”.
Oppure, come ammette l'italianissimo gestore di gestore e tabacchi money transfer a Roma, basta fare più transazioni.
Un ufficiale della GDF racconta al giornalista come il 43% dei controlli sui MT abbia rilevato delle irregolarità.

La scheda: Tanti e subito di Giorgio Mottola
Dopo gli attentati a Parigi, una delle prime misure adottate dal Governo italiano è stata aumentare la sorveglianza dei money transfer. Negli ultimi anni, infatti, molti soldi destinati a finanziare il terrorismo internazionale sono passati attraverso questo canale, che consente di inviare e ricevere denaro in modo veloce, semplice ma soprattutto spesso incontrollabile. Nel 2014 dai money transfer italiani sono stati partiti oltre 5 miliardi di euro. Per lo più si tratta dei risparmi inviati alle proprie famiglie dagli immigrati residenti in Italia, ma un controllo vero non c’è, e in molti sportelli il limite di 999 euro a settimana viene aggirato con facilità. Il risultato è che oggi nessuno può dire con esattezza quanti soldi facciano entrare o uscire dal nostro Paese.

Infine una storia di investimenti in oro e di una società che trasforma i risparmi in lingotti, trasportati poi in Germania al riparo dal fisco italiano:

E' oro quello che luccica? di Sigfrido Ranucci
Ci siamo imbattuti per caso nel mondo dorato della Gsg Evolution, acronimo della Gold Sweet Gold, una società che ha i manager che vivono a Verona e che si occupano di fare formazione su piani di investimento in oro. Gira da due anni gli alberghi di tutta Italia e, nel corso di presentazioni effettuate rigorosamente a numero chiuso, informa i risparmiatori italiani sulla convenienza a investire in oro e nei preziosi di una società tedesca di nome Auvesta, di cui la stessa Gsg è partner. Il sistema di investimento di cui parlano è questo: il risparmiatore investe i suoi risparmi versandoli su un conto della banca di Trento e Bolzano del gruppo Intesa. Auvesta poi prende i soldi e li porta in Germania e li trasforma in lingottini, che vengono stipati in un caveau e secondo i promotori non sarebbero aggredibili dal fisco italiano. Grazie ai promoter Auvesta ha già raccolto decine di milioni tra i risparmiatori. Ma è tutto oro quello che luccica?

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