E' la paura del diverso, quello con la barba, col velo in testa, con la pelle più scura.
La paura che nasce dal rendersi conto di quanto siamo vulnerabili.
Nelle stazioni, nella metropolitana, nei luoghi che frequentiamo tutti i giorni.
A questa paura, instillata tutti i giorni, dai giornali, dai talk, dalle dichiarazioni dei leader politici da salotto televisivo, si reagisce come i lemming. Si segue la massa, tutti assieme, fino al dirupo.
Così nasce la psicosi degli attentati, gli allarmi per le bombe. Un atteggiamento irrazionale che nasce dalla massa di informazione che ci cade addosso, senza controllo.
Così, uno, sfogliando i giornali, legge che a Roma non ci sono tutti i giubbotti antiproiettile necessari, che gli amministratori di Finmeccanica non si preoccupano di dove finiscono le armi, che i lavori per i Giubileo sono in ritardo e manca il decreto ..
Capisci tutta l'irrazionalità del momento.
Andiamo in guerra, basta solo decidere chi bombardiamo.
Armiamo i combattenti di terra, sperando che poi gli amici di oggi non diventino i nemici di domani.
Intercettiamo tutti, ma poi non avremo le risorse e il tempo per analizzare la mole di dati.
Chiudiamo le moschee, cacciamoli via, chiudiamo le frontiere.
Ma i soldi e le armi gireranno lo stesso. E i terroristi già all'interno (o gli aspiranti tali o quelli che si lasciano sedurre dal male) rimarranno liberi di circolare. E queste restrizioni, questo clima di sospetto faciliterà l'arruolamento nelle fila del terrore.
Da una parte chiediamo il carcere per tutti e dall'altra abbiamo approvato norme per rendere più difficile la carcerazione.
E norme per rendere più difficile la tracciabilità del soldi.
E la psicosi monta.
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