01 luglio 2018

Eravamo popolo ora sono solo - la deriva a sinistra

Non è colpa della paura
Si dà la colpa alla paura, ma io non credo che c’entri la paura. In Ungheria, in Turchia, in Austria, forse anche in Francia, e ora anche qui in Italia sono la maggioranza, che motivo hanno di avere paura? Secondo me non c’entra neanche la povertà, non in maniera decisiva, né la cosiddetta arretratezza socio-culturale: sia i ragazzi alla festa di Roma che questi di Ventotene mi sono parsi tutt’altro che arretrati. E allora cosa? Ci ho pensato a lungo, poi è successo che ho vinto un premio. Nella mia città, Trieste. «Come personalità che più si è distinta nell’anno, in una visione transfrontaliera e multirazziale, tipica dell’opera di Fulvio Tomizza» recitava a un certo punto la motivazione. Forte di ciò, e dell’amore per lo scrittore a cui il premio è dedicato, nel discorsetto non ho potuto evitare di ricordare che oggi i profughi istriani come Tomizza, o come mia madre, all’epoca richiedenti asilo pur essendo già in gran parte italiani, sarebbero finiti nei centri di semidetenzione invocati dal sindaco di Trieste e dal neogovernatore del Friuli Venezia Giulia nelle interviste di quei giorni. Al termine della cerimonia una signora con tre cognomi mi ha fatto sapere a mezza bocca che la gente non ne poteva più di tutti questi che ciondolano per strada con telefonini da cinquecento euro. Ecco di nuovo la gente, la gente che ero stato e non ero più. Ora apparteneva a loro. La maggioranza silenziosa era passata di là e non stava più in silenzio. A cena l’assessora ha tenuto a dirmi che suo nonno aveva fatto la marcia su Roma e che lei era fiera di sentirsi fascista e leghista. Al che — sì, lo ammetto — temo che la situazione mi sia un po’ sfuggita di mano, e me ne scuso. Però ho capito una cosa. La gente con cui mangiavo la pizza a Roma o a Ventotene o a Trieste non è diventata più paurosa, né più povera o più ignorante. È solo orgogliosamente egoista. Al tempo dei comunisti e dei democristiani sarebbe stata una vergogna, ora è un diritto. Sono stati proprio gli altri a liberarci dall’altruismo. Essere altruisti richiede un passaggio mentale complicato che nessuno è più disposto a sostenere, essere egoisti invece viene naturale, è facile e non costa nulla. Per aiutare il prossimo occorre credere in un progetto comune, condividere un ideale. Ci era rimasta la nazionale, ma poi abbiamo visto com’è andata.
Mauro Covacich, "Io ero il popolo ora ho scoperto che sono solo" - Corriere del 30 giugno 2018

Ventotene, l'isola del manifesto di Altiero Spinelli.
Un gruppo di persone fuori da un ristorante che si rallegra del calo degli sbarchi, del nuovi ministro degli interni, che basta con queste ONG, con questa invasione di immigrati (che a Ventotene non ci sono), che è finita la pacchia.
Gente che sta bene, che non ha problemi e che se parla così non è per paura. Né perché è di destra.
Ma perché alla fine, oggi abbiamo stato sdoganato l'egoismo.

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