Un giudizio sulla manovra del governo
da parte del neo segretario della CGIL Landini: le misure saranno
efficaci per spazzar via le nuvole della recessione?
E poi, un viaggio dentro il mondo della
povertà italiana: la povertà non è uno scandalo in sé?
Il reddito di cittadinanza è la
risposta giusta al problema della povertà?
L'intervista a Maurizio Landini
Non è un momento per il mondo del
lavoro: qual è lo stato del paese, per quanto riguarda
l'occupazione?
Nel mondo dell'edilizia abbiamo perso
posti di lavoro, altrettanto nel settore dell'auto. Paghiamo il
prezzo per ritardi strutturali, quando siamo cresciuti siamo
cresciuti meno, perché si è investito meno in ricerca e sviluppo.
Qui stanno venendo dei nodi al pettine:
abbiamo migliaia di persone in cassa integrazione e per loro non c'è
il dopo.
In questo paese sono aumentate le
disuguaglianze, nel paese tra nord e sud e non c'è una visione del
paese e di rilancio degli investimenti.
Dopo trimestri di crescita del PIL, le
stime sono in ribasso. Il governo è ottimista perché hanno numeri
che non conosciamo?
Forse danno i numeri. Il tema da
affrontare è quello della disuguaglianza, servono investimenti e
nuovi modelli di sviluppo.
Modelli sostenibili dal punto di vista
sociale e ambientale.
Mancava una politica industriale una
volta e manca ancora: questa manovra non affronta i nodi più
profondi e sabato prossimo i sindacati andranno in piazza a
manifestare contro una manovra miope.
Manca la ripresa di investimenti e di
visione industriale, non si combatte la corruzione, non si prendono i
soldi dove ci sono. Nell'evasione e nella corruzione.
Oggi si è poveri anche lavorando.
Oggi potremmo investire in ospedali e
asili chiedendo poi che questi soldi siano scorporati dal debito,
cercando anche alleati con altri paesi europei.
Oggi si chiudono i porti quando poi
sono di più i giovani che se ne vanno all'estero rispetto ai
migranti che arrivano.
Queste critiche le abbiamo fatte ai
governi precedenti: non si risolvevano col jobs act e con la facilità
del licenziamento.
Questo governo non ascolta quando deve
prendere una decisione: abbiamo incontrato Conte due volte, domani
incontreremo in commissione il governo per parlare di povertà e
porteremo le nostre proposte.
Questo paese ha bisogno di opere nel
territorio, dobbiamo riaprire i cantieri, non solo la TAV.
Un pensiero sul reddito di
cittadinanza: le risorse del governo sono state spostate sul reddito
di cittadinanza e su quota cento. Perché non dovrebbero funzionare?
Ci sono miliardi per combattere la
povertà, che è un problema serio. Ma le proposte sono un ibrido,
sono un contrasto alla povertà e anche forme di facilitazione di
ingresso nel mondo del lavoro. Il lavoro non lo creano i centri per
l'impiego, dove si assumono persone precarie.
Non si possono dare incentivi alle
aziende che assumono e basta: servirebbe dare soldi alle aziende che
assumono e investono anche.
I sindacati rappresentano 12 milioni di
persone che vogliono essere ascoltate: il governo deve aprire un
tavolo di trattativa e deve comprendere che servono anche le nostre
idee, quelle dei lavoratori e quelle dei precari.
Poveri noi
La povertà è veramente un destino che
passa di padre in figlio?
Di cosa hanno bisogno le persone
povere?
4 settembre 2018: lo sgombero di un
edificio a Sesto, a pochi giorni dalla circolare di Salvini in cui si
chiedeva di applicare con severità la norma sugli sgomberi.
Persone residenti a Milano, in lista di
attesa di una abitazione: il sindaco ha proceduto con lo sgombero
immediato, fatto da un battaglione di polizia in assetto anti
sommossa.
Gli sgomberati hanno poi occupato uno
stabile alla periferia della città di Milano: sono 25 mila le
persone senza casa a Milano, tra queste Gianluca che, perso il
lavoro, ha perso la casa in affitto.
Ha dormito in tenda per mesi, ha
vissuto nella vergogna, nascondendosi, resistendo alla tentazione di
rubare.
Il comune ha finanziato diversi
progetti per gestire persone e famiglie in difficoltà: oggi la
soglia di povertà si sta allargando, coinvolge anche famiglie
italiane.
Milano è il primo comune in Italia per
investimenti contro la povertà – spiega l'assessore Majorino, ma
oggi dovranno affrontare i nuovi senza tetto frutto del decreto
Salvini.
Nei dormitori, come quello presso la
stazione della metrò di Centrale, ci sono persone che raccontano le
loro storie: le storie degli ultimi, che avrebbero voglia di
camminare con le loro gambe, non ricevere solo un pasto.
Il reddito di cittadinanza potrebbe
essere la risposta al problema della povertà: sono 9 milioni gli
italiani in situazione di povertà assoluta e relativa (cioè due
persone con un reddito inferiore a mille euro).
La prima cosa di avrebbero bisogno le
persone in difficoltà è una casa: servono politiche pubbliche per
dare a tutti una casa dignitosa a prezzi calmierati.
A Roma ci sono migliaia di
persone che aspettano una casa, in assegnazione, da anni.
Anche chi ha avuto una casa, deve fare
i conti con le case occupate, col racket, con la malavita. E
l'amministrazione comunale scarica i costi dello sfratto e dello
sgombero sul cittadino.
Ogni anno si assegnano 500 edifici
pubblici e altrettanti sono occupati: quando accedi ad una casa
scopri che sono inagibili, da ristrutturare.
Avere una casa è diventata una guerra
tra poveri: i più fortunati vengono dirottati in residence,
strutture fatiscenti che costano anche al comune.
L'ex sindaco Marino nel 2013 voleva
chiudere i residence, con un risparmio di 12 ml di euro l'anno:
saranno sostituiti da altri alloggi privati, che però non sono
sufficienti per tutti.
13mila famiglie sono in attesa di una
casa
1200 famiglie vivono in un residence
5000 sono le famiglie che occupano uno
stabile
L'emergenza abitativa dovrebbe essere
inserita nell'agenda dei politici romani: in piazza manifestano
contro il comune, come gli sfrattati dalle case pubbliche di Roma,
persone che verranno sfrattate per far posto ad altre famiglie in
cerca di una casa.
Enrico Puccini, dell'osservatorio casa,
ha proposto di razionalizzare gli appartamenti, frazionandoli per le
famiglie di oggi, più piccole di una volta.
Un professore di Architettura ha
mappato gli edifici abbandonati e inutilizzati (come lo stadio
Flaminio) per il progetto CIRCO: realizzare case e servizi, alloggi
gratuiti per persone in difficoltà e alloggi da affittare per i
turisti.
Cosa ne pensano sindaco e vicesindaco?
Ancora aspettano una risposta, manca ancora una politica abitativa a
Roma e non solo.
Non si costruiscono case popolari in
Italia e nel programma di governo non c'è nulla per quanto riguarda
le politiche abitative: si parla solo di sgomberi e di campi rom –
racconta il segretario nazionale del sindacato inquilini.
Teresa Paoli è andata a Firenze,
vicino la piazza di Santa Croce: nel complesso delle Murate una volta
c'erano le suore, poi il carcere. Oggi è un palazzo usato per
edilizia popolare: una bella esperienza perché in centro città si
danno case per persone bisognose.
Alle Murate l'affitto va da 40 a 200
euro: accoglieranno 70 famiglie. Attraverso l'edilizia popolare si
riesce a dare nuova vita a palazzi pubblici abbandonati, risolvendo
un problema sociale a carico del comune.
A Firenze hanno recuperato anche un
complesso industriale, ristrutturato tenendo conto delle nuove
tecnologie, come i pannelli fotovoltaici sul tetto, che consentono un
risparmio nella spesa per l'energia elettrica.
Edifici intelligenti con sensori che
leggono il calore che passa dalle pareti: un modello abitativo che
potrebbe essere applicato anche in altri edifici.
Ma come fare se oggi i soldi non ci
sono più nei comuni?
Altre capitali europee stanno
muovendosi nella direzione del social housing: il comune di Parigi è
il maggior proprietario nella capitale, in Francia si investe
nell'edilizia popolare tenendo calmierati i prezzi degli alloggi in
centro.
A Ravenna si dice “prima la
casa”: il progetto del comune è stato raccontato da Nicola, un ex
senzatetto che ora ha una casa, ottenuta grazie al progetto “housing
first”. Basta con dormitori nelle stazioni, ai senzatetto si deve
dare una casa, per ridare dignità e speranza a queste persone.
In strada sono finite persone passate
attraverso diverse difficoltà: difficoltà affettive, fallimenti
dell'impresa che conducevano.
Oggi questo progetto è sperimentato in
diverse città, dal 2015 è inserito nel piano nazionale povertà:
ridando dignità alle persone attraverso il contesto domestico, si dà
loro modo di ripartire.
Dietro c'è una cooperativa che fa da
garante coi proprietari delle case: ma è un investimento sul
capitale umano che ha un ritorno. Le persone in questo progetto hanno
cambiato vita e ora riescono a pagare l'affitto come persone
qualunque.
Housing first cosa meno rispetto agli
investimenti in dormitori, emergenza freddo: sono investimenti che
ridanno valore alle persone. Perché non farlo dappertutto?
L'ascensore sociale che si è rotto.
Dopo la casa, la
scuola: per uscire dalla povertà, che spesso si tramanda di padre in
figlio, servirebbe quell'ascensore sociale che una volta erano le
scuole.
Per Don Milano la
scuola già negli anni sessanta era un ascensore rotto: chi nasce
povero, rimane povero. Tra gli ostacoli alla mobilità sociale sono
l'istruzione, il titolo di studio: su cento figli di persone con la
licenza elementare, solo 10 prenderanno la laurea. Di cento figli di
laureati, in 76 prenderanno la laurea.
A Bari hanno
mappato in una banca dati la povertà e la mobilità sociale: i soldi
rimangono attaccati alla famiglia, le persone se nascono nel posto
sbagliato hanno meno possibilità di uscirne fuori.
Succede allo Zen
di Palermo: qui c'è il più alto tasso di dispersione scolastica, il
fondo per finanziare le aree a rischio (che dovrebbe essere usato per
queste aree) era pari a 23 milioni (dimezzato rispetto agli anni
passati) così oggi non ci sono soldi per creare nuove scuole o per
sistemarle come scuole moderne.
In questi
quartieri il diritto allo studio non è garantito e non per colpa dei
insegnanti e presidi: l'assenza di strutture (palestra, campi per
calcetto, una biblioteca) è ormai accettata come normale dalle nuove
generazioni che sanno che da lì non se ne esce.
Anche al CEP
mancano le strutture per i giovani: mancano scuole e manca lo Stato,
in questo territorio, dove sono presenti solo le associazioni per
aiutare i ragazzi.
A Bari è Save the
children che aiuta i bambini e i ragazzi in famiglie in condizioni di
povertà: con la dote abitativa si danno contributi per comprare
libri e mettersi alla pari coi coetanei più fortunati.
In Italia si
investe sulla famiglia pari al 5% del PIL, quando la media europea è
pari all'8%: in momenti di crisi si dovrebbe investire ancora di più
in scuola, nella povertà educativa, per aiutare i ragazzi che
crescono in contesti sfortunati.
Come funziona il reddito di
cittadinanza
Il rdc abolirà la
povertà racconta il ministro Di Maio: a spiegare la riforma è stato
il professor Tridico, padre della riforma.
Si sono messi
tante risorse, 7 miliardi quest'anno e 8 a regime: ci sono centri per
l'impiego per aiutare il disoccupato a trovare lavoro, i navigator
che seguiranno queste persone, il personale per i centri per
l'impiego.
Il governo
Gentiloni aveva creato il REI per contrastare la povertà: uno
strumento che aveva dimostrato tanto problemi, per la carenza di
personale nelle agenzie per il lavoro e per assistenti sociali.
Al sud poi, molte
persone sono state assunte da agenzie interinali, con contratti a
pochi mesi: in Calabria la spesa per l'assistenza sociale è la più
bassa nel paese, qui aspettavano una riforma in questo settore dei
servizi sociali da anni.
A Reggio ai
dipendenti dei servizi sociali del comune veniva chiesto di lavorare
gratis: il comune ha ricevuto 7000 richieste per il REI, ma senza
assistenti, serve a poco, diventa solo un assegno di poche centinaia
di euro senza alcun supporto per trovare un lavoro.
Cosa succederà
ora in Calabria col reddito di cittadinanza?
Mission
impossible, dice il direttore del centro per l'impiego di Reggio..
Tridico, padre
della riforma, è consapevole che la riforma non crea posti di
lavoro: sono gli investimenti, quelli che metterà in pista Tria, che
li creeranno.
Il lavoro a nero,
i furbetti del reddito saranno controllati dall'Inps, sono previste
pene molto alte.
I paletti al
reddito esistono in altri paesi: la riforma è l'equilibrio migliore
che il governo poteva trovare per aiutare le persone a reinserirsi
nel mondo del lavoro.
Boeri parla di
altre cifre rispetto ai beneficiari: non sappiamo quanti sono i
poveri in Italia, si parla di 2,5 o 3 milioni di persone dice Boeri.
Massimo Baldini è
un economista che insegna a Modena: la povertà non si risolve dando
il posto di lavoro, quando lo si trova e dove c'è.
I poveri e i
disoccupati sono sovrapposti, ma ci sono poveri che non possono
lavorare, disoccupati che non sono poveri: forse sarebbe stato meglio
partire dal REI, estenderlo come platea, mettendo più risorse, anno
dopo anno.
Serviva tenere
separati i due piani, la lotta alla povertà e le politiche per il
lavoro, molte delle famiglie molto povere hanno problemi diversi
dalla mancanza del lavoro.
L'esperimento della città senza
poveri.
Quando sei povero,
trascuri tutto il resto, limita le tue possibilità, la tua visione,
le tue capacità cognitive: lo racconta un test di un professore di
Princeton.
La povertà è
anche una tassa sulla mente: la soluzione a questo problema è dare
soldi ai poveri, un reddito minimo per esempio, senza paletti.
Bregman è uno
scrittore americano che ha esposto le sue teorie al World Economic
Forum: dare a tutti un reddito di base, denaro gratuito in mano alle
persone.
Gli esperimenti
hanno dimostrato che le persone usano quei soldi per uscire dalla
povertà: sono i politici ad essere scettici nel dare denaro gratis
ai poveri.
Con un reddito di
base le persone lavoravano, i figli venivano incentivati a studiare,
le persone non diventavano pigre ma si impegnavano col volontariato,
per aiutare gli altri.
Oggi la povertà è
un costo: ha un costo per la criminalità, per la polizia, per la
giustizia.
Il problema con
questo reddito di cittadinanza è che oggi non abbiamo risorse per
dare un vero reddito di base anche in Italia – spiega Baldini.
Sui bambini
potremmo dare dei soldi ai bambini, incondizionati e tassabili, così
una parte tornerà allo Stato: una proposta che potrebbe partire fin
da subito.
Nessun commento:
Posta un commento