Nel suo romanzo, Frederick Forsyth ci racconta di come il regime è riuscito a controllare questo paese di 20 ml di abitanti.
Alla base della sconcertante docilità dei nordcoreani c'era la totale ignoranza di quanto accadeva nel mondo esterno. L'isolamento del paese da qualunque cosa era, a suo dire, totale. Non avevano radio da cui ascoltare trasmissioni straniere, né TV, né IPAD. Dal mattino alla sera e dalla sera al mattino erano bombardati dalla propaganda filogovernativa. Privati di un metro di paragone, erano convinti che le loro esistenze fossero normali, e non potevano invece rendersi conto di quanto fossero grottesche e distorte.Su ventitré milioni di abitanti, uno soltanto era composto da privilegiati di Stato che vivevano ragionevolmente bene. Costoro non pativano le periodiche carestie che producevano cumuli di cadaveri nelle strade perché i sopravvissuti erano troppo deboli per seppellire i morti.Era il prezzo che il popolo pagava per la sua assoluta, totale lealtà alla dinastia dei Kim. Il venti per cento circa dei cittadini, bambini compresi, era costituito da informatori, spalleggiati da circa un milione di uomini della polizia segreta, sempre pronti a cogliere il minimo sospetto di eversione o disobbedienza.Sarebbero potuti cambiare – sarebbero cambiati – se qualcuno avesse potuto spiegare loro quant'era bella la vita in libertà. Il suo dovere era cercare di informarli.[..]Sir Adrian si ricordò della storia che aveva sentito a proposito del defunto Kim Jong-il e del suo segreto timore di un “momento Ceausescu”, quando il popolo smette di acclamarti e, uno dopo l'altro, i cittadini cominciano a fischiarti.[La volpe, Frederick Forsyth]
Altri spunti- La guerra al cyberterrorismo- I tre pilastri del potere in Russia
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