La consuetudine e, purtroppo, l'abitudine alla mafiosità, allo ndranghetismo.
Al doversi rivolgere a quel don per un problema e non ai carabinieri.
Al dover chinare il capo se ti arriva una richiesta da quella persona vicina agli uomini d'onore.
Al dover rinunciare a tutta quella bellezza che Dio, o il fato magnanimo, ha regalato alla Calabria. Che poi tanto magnanimo non è stato quando si è trattato di scegliere la classe dirigente di questa regione.
«Bello, sì. Ma a che serve?» rispose Giorgio. E rimuginò tra sé che da lì si riconosceva il degrado, l’inciviltà, l’inettitudine. Li avessero avuti altrove posti così, miniere d’oro e benessere per tutti. Invece, solo i paesani a saziarsi gli occhi.
Era pure diventato un immondezzaio quel miracolo della natura dove il monte - con i castagli, le querce, i pini - e il mare convivevano in armonia.
Cosimo arrivò nella stradella e gli porse la mano. Il figlio restò su e si mise a piantare un paletto in ferro a colpi di mazza.
«Qua turisti non ne arriveranno mai» disse Marro proseguendo sul filo della condanna.
E allargandola a Cosimo. Gente come Cosimo li teneva lontani. E aveva guastato la città, impedito che progredisse. Ce l’aveva in pugno. La schiacciava in una morsa da cui schizzava il peggio. Politici compresi. Organici, asserviti. Al meglio, succubi. E di un'ignoranza ..
Durante i consigli comunali veniva da scrosciare un applauso appena azzeccavano un congiuntivo.
[Marzo per gli agnelli - Mimmo Gangemi]No, la condanna del sud non è colpa del caso o di un Dio capriccioso.
E' colpa anche della rassegnazione di chi vede passare governi, quelli regionali e quelli a Roma, e poi non vede cambiare niente.
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