Prima puntata di una serie di 4 di
Presadiretta in prima serata, il sabato sera: quella di ieri sera si
intitolava “attacco al cervello”
PresaDiretta ha affrontato un viaggio nel cervello umano, che sempre più spesso subisce l’azione dei contaminanti ambientali.Un affascinante reportage sulle sostanze chimiche che incrociamo continuamente, che ormai affollano le nostre giornate e che potrebbero avere conseguenze tossiche per adulti e bambini. Si chiamano interferenti endocrini e sono molecole capaci di agire sullo sviluppo del cervello fino a compromettere il quoziente intellettivo.
Gli inquinanti chimici sono attorno a
noi, nei cibi che mangiamo, nei vestiti e nell'acqua: sono inquinanti
che interferiscono al processo di sviluppo del nostro cervello.
La puntata di questa sera si occuperà
dunque di questi interferenti endocrini e degli effetti
sull'uomo.
Presadiretta si era occupata già nel
2016 dell'inquinamento del PFAS nel nordovest: questa sostanza
era usata per le pentole antiaderenti ed è stata sversata nelle
acque.
Dal 2013 la regione sta filtrando
l'acqua con filtri che si devono cambiare ogni due anni: i filtri
sono a carico del pubblico anche se ad inquinare è un privato ed è
costato 2 ml di euro.
Gli inquinanti sono ora finiti nei
corpi delle persone che oggi sono a rischio di malattie, come quelle
a livello tiroideo.
Le mamme no-pfas hanno incontrato il
ministro Costa chiedendo che venga messo un limite zero per la
presenza del pfas nelle acque: l'Italia da sola non è in grado di
dire no – è stata la risposta del ministro.
Philippe
Grandjean, professore aggiunto all'Università di Harvard, è
stato intervistato da Lisa Iotti: sappiamo che ci sono sostanze che
possono influire sul nostro cervello, il costo dell'esposizione a
queste sostanze chimiche è stato stimato in 142 miliardi di euro.
E' il costo dei
danni ai bambini che rischiano malattie come l'autismo, come la
riduzione del quoziente intellettivo.
Se si abbassa il
quoziente intellettivo aumentano del 60% i bambini con disabilità
intellettive.
Barbara
Demeneix è una endocrinologa che studia gli effetti di queste
sostanze sullo sviluppo del cervello: l'intelligenza delle future
generazioni è in gioco – racconta alla giornalista.
Faremo tutti la
fine degli uomini del film Idiocracy (del 2006)?
Per capire cosa
sta succedendo bisogna spingersi al nord dell'Europa: l'allarme
sull'abbassamento del quoziente intellettivo è stato fatto in
Norvegia, dove i ragazzi dagli anni 50 hanno svolto dei test durante
il servizio militare.
Il loro
quoziente, dicono i test, è in discesa dagli anni 80-90: Ole
Rogeberd è un ricercatore di Oslo che ha analizzato questi dati,
scoprendo che dopo gli anni 90 il quoziente intellettivo è in calo.
Edward Dutton,
Università di Oulu ha mostrato un grafico che mostra il nostro
vocabolario: sta andando giù. Più sei intelligente più hai un
vocabolario ricco di parole, conosci molte parole precise e oggi ne
conosciamo sempre meno.
Le persone oggi
fanno fatica a capire le istruzioni delle medicine, perché non siamo
più in grado di capire la complessità.
Questo ha a che
fare col crollo del quoziente intellettivo.
Lei pensa che
stiamo diventando più stupidi? - la domanda di Lisa Iotti.
Non è che lo lo
penso, è un fatto: siamo più stupidi di 100 anni fa e siamo anche
più stupidi di cinque anni fa.
Confrontando i
tempi di reazione, la velocità con cui rispondiamo ad uno stimolo,
uno studio ha dimostrato che avremmo perso 14 punti di quoziente
intellettivo.
Studi analoghi
sono stati fatti anche in Inghilterra.
I tempi di
reazione sono correlati con la velocità con cui il cervello elabora
le informazioni: l'endocrinologa francese pensa che sia colpa degli
effetti sull'ormone tiroideo dalle sostanze chimiche con cui siamo in
contatto.
Lisa Iotti è
andata a Milano all'istituto di neuropsichiatria infantile:
negli ultimi dieci anni i bambini con questi problemi sono
raddoppiati, sono bambini che hanno difficoltà ad apprendere, ad
imparare.
Da Milano alla
California: qui Lisa Iotti ha incontrato la dottoressa Irva
Hertz, che ha raccontato dell'aumento delle malattie infantili,
come l'autismo che è aumentato dagli anni '90.
In Italia
abbiamo dati inferiori – ha commentato la dottoressa Calamandrei:
non è legato all'esposizione ad una singola sostanza, ma c'è una
notevole probabilità che le sostanze chimiche a cui siamo esposti,
concorra alle malattie di neurosviluppo.
Abbiamo immesso
nell'aria tonnellate di sostanze chimiche e l'Europa è il secondo
produttore dopo la Cina: così succede che troviamo il mercurio anche
dentro il tonno che ci mangiamo, sempre sotto le soglie per legge, ma
se si tiene conto della quantità di tonno (o di altri alimenti
analoghi) che mangiamo, si supererebbero le dose raccomandate.
Il mercurio
è solo uno dei metalli che entra nel nostro corpo: Lisa Iotti ha
analizzato le sostanze presenti nel suo corpo trovando arsenico,
antimonio, piombo..
Anche diossina e
PCB, due sostanze vietate da trent'anni: succede quando si mangia
prodotti che vengono da diverse parti d'Italia.
Il PCB
era un colorante presente nelle colle e in altri prodotti, molto
persistente con gli anni: sono sostanze tossiche pericolose come
sanno bene a Brescia, i cui terreni e l'acqua sono stati
inquinati dalla Caffaro.
Un quarto della
città ha ancora il PCB, tanto è persistente: queste sostanze
influiscono sullo sviluppo del cervello e sull'ormone tiroideo.
Il dottor
Zoeller ha fatto studi sul PCB partendo dai topi: molti dei
disturbi di apprendimento che stiamo vedendo è dovuto a questo mix
di sostanze chimiche attorno a noi.
Stiamo
sacrificando una generazione di bambini – la drammatica conclusione
del dottor Zoeller.
Bambini
contaminati ben prima di nascere: passano nove mesi nella pancia
della mamma, alle prese con questo cocktail di sostanze i cui effetti
sul cervello non sono ancora del tutto noti.
L'endocrinologa
Demeneix sta studiano questi effetti partendo dagli studi su dei
girini, perché il loro ormone tiroideo è lo stesso di quello
dell'uomo: ha fatto un test per evidenziare le molecole che
perturbano la tiroide.
A Parigi hanno
analizzato diverse sostanze, prodotti della nostra vita quotidiana,
dal sapone al dentifricio: come il triclosan è un antibatterico che
troviamo nei dentifrici, nei disinfettanti.
Come il
disfenolo A, la pellicola che ricopre i barattoli di latta, nei
sigillanti per la carie dei bambini.
Hanno mescolato
queste sostanze con altri contaminanti come il DDT: qui hanno
dimostrato che questo mix, alle stesse concentrazioni che si trovano
nel liquido amniotico, interferisce con l'ormone tiroideo e danneggia
lo sviluppo del cervello.
Modificano il
numero dei neuroni, nella taglia, si modifica il cervello nei girini.
Philippe Grandjean, professore
di salute ambientale ad Harvard: per dodici sostante chimiche posso
dire che ci sono prove evidenti che stanno alterando lo sviluppo del
cervello dei bambini, e sto parlando di prove sugli uomini, non sugli
animali.
Conosciamo poi altre duecento sostanze
capaci di creare danni alle funzioni celebrali negli adulti e penso
che queste sostanze possano essere tossiche anche per lo sviluppo del
cervello dei bambini, ma noi non le stiamo regolamentando.
Infine
conosciamo mille sostanze che sono tossiche per il cervello degli
animali e tutte queste prove non ci hanno fatto agire: ci sono molte
prove, pronte lì per essere utilizzate, dobbiamo prenderci le nostre
responsabilità nei confronti dei cervelli delle prossime
generazioni.
Dobbiamo agire
sulla base di quello che già sappiamo, non dobbiamo aspettare di
avere la prova perfetta. Perché se aspettiamo quella prova perfetta
molti bambini soffriranno.
E' già successo
col piombo, abbiamo aspettato prima di bloccarlo: il piombo di oggi
sono i pesticidi, su cui non dobbiamo aspettare oltre per mettere dei
paletti.
In studio Iacona
ha intervistato Gemma Calamandrei, esperta in disturbi nel
neurosviluppo, una categoria che comprende diversi disturbi, che in
comune hanno l'effetto di compromettere i rapporti del bambino col
mondo.
Molti scienziati
hanno lanciato un grido d'allarme per l'aumento di queste malattie:
non siamo ancora in emergenza, una parte di questi disturbi non sono
spiegabili se non considerando anche l'ambiente e il suo inquinamento
– ha commentato la dottoressa.
Sono malattie
complesse, difficili da studiare, in cui ci sono diversi geni che
possono essere compromessi anche dall'inquinamento ambientale e
l'esposizione a mix di sostanze chimiche nei primi mesi di vita.
I pesticidi
in Italia
L'Italia è la
terra promessa dei pesticidi: 116mila tonnellate l'anno, pari a 57
mila tonnellate di principi attivi. Siamo i terzi consumatori in
Europa: una superficie pari ad un terzo del paese è potenzialmente
esposta a questi trattamenti, non c'è nessuna legge che vieti i
pesticidi vicino ai centri abitati, così ce li ritroviamo vicino
alle case.
Come le case
vicine ai vivai, dove si fa uso di pesticidi e diserbanti.
Antiparassitari,
fungicidi, disinfettanti, spray contro mosche e zanzare, spesso hanno
gli stessi principi attivi dei pesticidi che usiamo in agricoltura.
E dai terreni e
dalle case questi pesticidi finiscono nelle acque: più della metà
delle acque di superficie e un terzo di quelle sotterranee è
contaminata da pesticidi, come l'Ofanto, dentro cui hanno trovato
residui di DDT, vietato in Italia da almeno 30 anni, ma è una
sostanza molto persistente.
Ma la cosa più
grave sono i 259 principi attivi che Ispra ha trovato nelle acque: un
mix di cui nessuno può conoscere la potenziale tossicità, perché
la legge fissa i limiti sulle singole sostanze e non sulle miscele.
Spiega sempre la
dottoressa Calamandrei:
“Il
problema delle misture è il vero problema oggi: non abbiamo modo
oggi modelli efficaci che ci aiutino a capire che cosa può fare un
mix di sostanze. Sulla base di studi sperimentali e sulla base di
evidenze di popolazioni esposte a queste sostanze noi sappiamo che
l'impatto sullo sviluppo dell'organismo e sullo sviluppo del sistema
nervoso può essere significativo”.
Cosa troviamo
sulla frutta e la verdura che mangiamo tutti i giorni?
Ciliegie,
fragole, uva: in questi campioni analizzati da Arpa Puglia sono stati
trovati residui di principi attivi pericolosi, pesticidi, fungicidi.
Tra questi, uno
che ricorre spesso si chiama Clorpilifos, un insetticida che
troviamo dentro di noi e che è estremamente pericoloso: danneggia
soprattutto il neurosviluppo.
E' un pesticida
del gruppo organo fosfati: questi appartengono alla stessa famiglia
chimica dei gas tossici, come il Sarin, quello usato per l'attentato
del 1995 alla metropolitana di Tokio.
Il Clorpilipos è
prodotto dalla stessa industria che ai tempi della guerra in Vietnam
produceva l'agente arancio e che causò diverse malattie
alle persone esposte al gas: il Clorpilipos è stato usata
per anni nelle nostre case per uccidere formiche e altri insetti,
finché non è stato vietato, ma solo nelle case e non nei campi.
La quantità di
Clorpilipos che è arrivata in Italia è un segreto commerciale: il
commercio va sopra ai rischi per la salute e per l'ambiente.
A New York la dottoressa Virginia Rauh ha fatto uno studio per comprendere gli effetti sul cervello di diversi
bambini che erano stati esposti al Clorpilipos: i bambini studiati,
contaminati dagli spray domestici (e dai pesticidi nei campi) avevano
dei cambiamenti nel cervello, differenze volumetriche nella corteccia
celebrale.
Differenze nelle
zone dedicate al controllo del comportamento e nella memoria al breve
termine: la dottoressa Rauth (che ha condotto gli studi) si domandava
quanto pesticida è ancora presente nei cibi e nell'aria.
LA dottoressa
Hertz-Picciotto ha fatto studi sull'autismo (e di disturbi nel
neurosviluppo) correlati all'esposizione col Clorpilipos, in
California: le donne che vivevano vicino a campi trattati con questo
pesticida avevano rischi tre volte più grandi.
I suoi studi
sono stati respinti sia dalla DOW (l'azienda produttrice) che
dall'ente per la sicurezza ambientale che di fatto non ha vietato
l'uso di questo pesticida nei campi (e su questo ha pesato anche la
scelta del presidente Trump).
Anche in Europa
si è deciso di prorogare il Clorpilipos per un altro anno: una
cattiva scelta che non è colpa dell'Europa ma dei vari governi
europei, come anche il nostro.
L'Italia ha
votato in modo favorevole al Clorpilipos, nascondendosi da una
decisione dell'EFSA che tarda ad arrivare.
Pesano ancora
molto i dossier delle aziende chimiche, i dossier indipendenti non
sempre trovano peso, non sempre vengono presi in considerazione, ha
raccontato un funzionario del ministero dell'Ambiente.
Chi ha ragione
e chi ha torto? Gli scienziati come Grandjean o l'EFSA? O i dati
della DOW?
Per un principio
di precauzione dovremmo almeno limitare l'uso di queste sostanze.
Perché ad oggi,
se conosciamo gli effetti singoli di questi interferenti, non si
conoscono gli effetti del mix di questi sul nostro organismo e sullo
sviluppo del cervello.
Possiamo anche
rispettare le soglie minime (che per il piombo nemmeno dovrebbe
esserci), ma che succede quando siamo esposti a più di uno degli
interferenti?
Nel 2017
Presadiretta si era occupata di altri effetti sui bambini di queste
sostanze chimiche che interferiscono sull'attività ormonale:
l'esposizione del feto durante la gravidanza agli
interferenti
endocrini può trasformare aspetti esteriori del corpo, si chiama
intersessualità: maschi che sviluppano il seno o bambini che
non si capisce se hanno un pene o un clitoride.
In l'Europa si
sente ancora il peso delle lobby dell'industria chimica: dal 2016
oltre al principio della precauzione esiste anche il principio
dell'innovazione.
Si deve per
esempio considerare gli effetti di un prodotto sullo sviluppo:
l'industria mette in atto diverse azioni e muove molti soldi per
influire sulle scelte dell'Europa.
Sull'imballaggio
delle lattine per la Coca Cola, ad esempio: “il nostro
obiettivo è far conoscere anche il nostro punto di vista” - è la
risposta dell'azienda.
A Taranto
l'istituto superiore della Sanità ha portato avanti uno studio sui
bambini per capire gli effetti dei metalli pesanti: arsenico e
manganese sono presenti in concentrazione maggiore sulle scuole più
vicine alle aree industriali.
Anche il Piombo
è presente e dovrebbe avere livello zero.
E' stato
analizzato anche il quoziente intellettivo: avvicinandosi alle
aree industriali diminuisce, mentre aumentano i disturbi
sull'attenzione e altre patologie.
Il campione è
basso per essere veramente significativo: ma questi test ci dicono
che sono i bambini i primi a pagare, specie i bambini più poveri,
ovvero quelli che si possono curare di meno: se sei povero dunque
mangi peggio e sei costretto a vivere in zone disagiate, è più
probabile che avrai meno capacità cognitive.
Anche a Taranto non c'è un solo colpevole, non è facile individuare
una sola causa del problema.
Purtroppo
avremmo bisogno di persone più intelligenti per salvare il pianeta:
la generazione futura è la nostra futura società, fallire nel
proteggere il cervello dei bambini è criminale.
Cosa possiamo
usare per curare il nostro cervello, in attesa delle scelte della
politica?
La parola magica
è iodio: una carenza di iodio può influire sul feto e sul
suo sviluppo e allora va somministrato alle mamme in gravidanza. Lo
iodio si mangia o si beve, non si respira – racconta il dottor
Vermiglio endocrinologo a Messina, che in Sicilia ha studiato gli
effetti delle malattia della tiroide nelle zone dell'interno della
Sicilia.
Il dottor
Vermiglio aveva studiato il cretinismo, una malattia una volta
diffusa, sia sui bambini sia sulle madri: i bambini nati da madri
ipotiroidee avevano sintomi di cattivo apprendimento, erano madri che
per esempio mangiavano più pesce perché abitavano vicino alle
coste.
Questo studio è
stato confermato da altri fatti dalla rivista Lancet: lo iodio
è importante nella gravidanza ma molte donne non ne sono a
conoscenza.
In Italia almeno
il 50% nascono con carenze di iodio: eppure basterebbe poco per
curarsi, usare il sale iodato.
Dovremmo
assumerne almeno 150 microgrammi, la quantità assunta dal cibo è
insufficiente: sugli scaffali dovremmo trovare solo sale iodato, per
una legge del 2005.
L'altro sale
dovrebbe essere presente solo su richiesta: succede invece che sugli
scaffali dei supermercati si trovano entrambi.
Quante cose che
si imparano a Presadiretta!
L'inchiesta di Lisa Iotti è stata molto complessa e non è stato facile raccontarla: ad ogni modo, tutti i documenti e gli studi citati dalla giornalista sono disponibili qui, sulla pagina Facebook
- lo studio di Thomas Zoeller
- lo studio di Irva Hertz-Picciotto
- lo studio di Virginia Rauh sui bambini di New York
- il lavoro di Philippe Grandjean
La puntata si è
conclusa con l'esperimento fatto a Torino di coesione sociale:
un esempio di buona amministrazione come ce ne sono tante.
Sono giovani che
vivono nel quartiere di Mirafiori che fanno coabitazione solidale, si
fa baratto in cambio di attività solidale fatta per tutta la
comunità.
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