Mentre si discute di Sanremo e
dell'esportazione della democrazia in Venezuela e della guerra italo
francese, qui in Italia stanno succedendo cose dagli effetti forse
irreversibili, di cui sarebbe bene discutere.
Per esempio l'uscita infelice del
ministro dell'istruzione Bussetti sugli insegnanti e sulle scuole al
sud: infelice perché esce in un momento in cui le regioni del nord
stanno ottenendo da questo governo (e anche con la complicità
dell'opposizione col loro silenzio assenso mi sembra) nuovi poteri e
nuove risorse.
Mi riferisco alle centrali idroelettriche (di cui buona parte al nord) la cui proprietà passerà
dallo Stato alle regioni.
Regioni che ora gestiscono già sanità
e trasporti e che nel futuro chiederanno anche l'autonomia scolastica
(ovvero le assunzioni degli insegnanti e magari i programmi), un
pezzetto di sicurezza.
E' questo il modello di Stato e di
regioni che vogliamo? Trenord non si è mostrata più efficiente di
Trenitalia, lo dico da pendolare.
C'è poi tutto il capitolo del mondo
del lavoro, dei lavoratori poveri e della riforma sul reddito di
cittadinanza (di cui ci ha parlato Presadiretta lunedì scorso senza suscitare molte reazioni, purtroppo).
Come nel passato, le persone andate ieri a Roma per la manifestazione unitaria dei tre sindacati sono stati accusati (in rete) di essere stati
pagati per farsi una gita. E' dai tempi di Berlusconi che sento queste battutine ..
Peccato che la questione povertà, che si intreccia in
modo disgiunto con la questione lavoro (che non c'è o che comunque
non è ben pagato o sicuro), sia tremendamente importante, è una bomba
sociale che deve essere affrontata con rispetto da tutti.
Questa formula di reddito di
cittadinanza cerca di colmare i due problemi ma partirà tra mille
difficoltà.
Il lavoro non si crea dando incentivi
ma puntando anche su investimenti pubblici (oltre che su istruzione e
ricerca, ma abbiamo capito che i soldi al sud forse non arriveranno).
Significa che non esiste solo il TAV
tra le grandi e piccole opere.
Significa che dovremmo alzare lo
sguardo e pensare a tutto il paese.
Giorgio Meletti oggi sul FQ raccontadella Torino Lione tirando in ballo la macchina del tempo: sentiamo
cioè ripetere oggi le stesse frasi di venti anni fa, pari pari.
Eppure il mondo è cambiato, la linea Lisbona Kiev non si è fatta e
la Francia è cresciuta più di noi.
Colpa del TAV che non si è fatto? O
colpa del fatto che in Italia un gruppo di cinquanta sessantenni
ripetono le stesse fesserie sentite tanti anni fa. E il mondo va
avanti.
Ma se il mondo va avanti, pare che
certe istituzioni di garanzia, Consob e Bankitalia, debbano rimanere
sempre ferme.
Inutile ripetere che sulle crisi
bancarie entrambi gli enti, assieme ai nostri banchieri, abbiamo
delle colpe enormi.
Inutile ripetere che sono enti di
garanzia che dovrebbero rimanere distanti dai pariti (che pure hanno
flirtati coi banchieri di cui sopra).
Ma mi sembra ipocrita sentir parlare di
attacco senza precedenti oggi, quando già Visco (Bankitalia) era
stato attaccato da Renzi che aveva presentato una mozione
parlamentare. E poi Visco rimase al suo posto.
E mi sembra ipocrita da parte di DiMaio e Salvini accontentarsi della testa di Signorini nel direttorio
di Bankitalia e poi accettare la nomina di Savona (con le
incompatibilità del caso) alla Consob.
Forse erano tutti timorosi che Minenna
avrebbe portato ad una vigilanza più efficace?
Infine due parole sulla sparatoria a
Roma che ha coinvolto il nuotatore Manuel Bortuzzo, che con le sue
parole ha dimostrato una forza e un coraggio incredibile.
Non si può rischiare la pelle (e il
rischio di non camminare) perché due criminali si sono sbagliati.
Anche questa dovrebbe essere sicurezza,
non solo lo sbarco dei migranti o le ong accusate di connivenza coi
trafficanti.
Ps: venerdì scorso il giudice emerito
della Consulta Gustavo Zagrebelsky era ospite a Propaganda Live, dove
ha parlato del governo. Prendendosi, dai rancorosi abitanti dei
social, l'accusa di aver favorito e sostenuto questo governo, per il
suo sostegno al no alla riforma costituzionale del governo Renzi.
Ha proprio ragione Meletti, molte
persone vivono come nel film “Il giorno della marmotta”.
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