14 febbraio 2019

Non è democrazia

In Parlamento ieri si finalmente discusso, in modo pubblico, del TAV in Val di Susa: i membri della commissione trasporti hanno potuto porre domande alla commissione che ha redatto il rapporto costi benefici sul TAV.
Questa è democrazia: non basta dire abbiamo il voto e tirare in ballo il popolo in ogni frase. Democrazia è anche trasparenza degli atti che devono anche essere discussi in Parlamento dalle persone che noio abbiamo mandato a rappresentarci.

Cosa diversa da quanto sta succedendo ora con la richiesta delle regioni del nord, non solo quelle leghiste anche l'Emilia Romagna, per avere maggiore autonomia da parte dello Stato centrale.
Le regioni leghiste parlano di maggiore efficienza, perché più vicine alle persone, ma gli scandali e le inchieste di questi anni hanno dimostrato il contrario.

Ma il punto è che non si può far approvare questa autonomia nel silenzio generale, senza una vera discussione in Parlamento, solo perché questa secessione dei ricchi è in un contratto di governo (e questa autonomia è nel programma di un partito che ha preso il 17% dei voti).

Purtroppo questa autonomia piace anche a qualche governatore del PD e questo la dice lunga sulle differenze tra maggioranza e opposizione, specie su questioni di principio come l'autonomia.
Perché il Veneto dovrebbe prendersi le ferrovie statali pagate da tutti i cittadini?

Scrive Gianfranco Viesti su Il Mulino

L’Italia potrebbe essere investita a breve da un profondo cambiamento nell’organizzazione e nel finanziamento di gran parte dei suoi servizi pubblici, con il decentramento ad alcune regioni tanto di estese competenze quanto di risorse finanziarie assai ingenti (sottratte conseguentemente a tutte le altre). Ma questo tema, di fondamentale importanza e su cui è indispensabile una approfondita discussione culturale e politica, è avvolto nel più totale silenzio.
È comprensibile che la Lega, promotrice e sostenitrice di questo processo, preferisca perseguirlo silenziosamente: sta cercando infatti di acquisire consensi al di là delle sue tradizionali regioni di insediamento, e certo una discussione pubblica non le gioverebbe: farebbe emergere un consistente travaso di risorse finanziarie a favore di Lombardia e Veneto in particolare e a danno di tutte le altre. Quel che colpisce è il totale silenzio degli altri partiti. Di quelli di opposizione, in particolare del Partito democratico: evidentemente incapace di prendere una posizione pubblica; segno, anche questo, della profondissima crisi politica e di valori di riferimento che ne sta paralizzando l’azione. E dei 5 Stelle: che pure dalle regioni del Centro Sud che sarebbero pesantemente penalizzate da questo processo hanno tratto una parte decisiva del loro consenso. Allo stesso modo, totale è il silenzio dei grandi mezzi di informazione, a stampa e radio-televisivi.

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