20 marzo 2019

Le parole di Sara, di Maurizio De Giovanni



E guardalo, allora.Osserva il suo profilo, non appena la vista si è abituata alla lieve luminescenza che, obliqua, arriva da un lampione giù in strada, luce giallastra mossa dal vento. Riconosci dalla penombra la linea della fronte e la curva del naso, uno skyline che ti spacca il cuore; riconosci la dolcezza e l'incanto e l'immensa tenerezza che sai nascondergli così bene.Ora che dorme, non aver paura di tradire quel sentimento impronunciabile, nato e cresciuto tuo malgrado, quando ormai non ci pensavi più, quando ti credevi al sicuro e immaginavi la tua anima come un deserto, come il dorso screpolato di una brulla collina spiata da un drone

In tanti aspettavano il secondo capitolo di De Giovanni della serie con Sara, la donna invisibile, la donna che osserva senza essere osservata, la donna capace di carpire sussurri appena pronunciati, di leggere in controluce piccoli gesti, piccoli tic che il nostro corpo compie involontariamente.
.. quando il suo lavoro consisteva nel decifrare sussurri rubati da microfoni inaffidabili, o esaminare le immagini sgranate delle telecamere di sorveglianza. Il massimo dell'operatività era accomodarsi in un cinema per spiare, da quattro o cinque file di distanza, due tipi che fingevano di non conoscersi.

Sara lavorava all'interno di un'unità dei servizi di cui in pochissimi erano a conoscenza, di sicuro non l'opinione pubblica.
Sara aveva abbandonato il marito, il figlio, per inseguire l'amore, quello che arriva una volta sola nella vita e a volte mai. Un amore assoluto quello con Massimiliano, il capo della sua unità, consumato fino alla fine, fino a quando non è arrivato il momento di ritirarsi.
Il tramonto di Sara, il primo libro della serie, si apre con una donna solitaria seduta su una panchina, una donna che nessuno noterebbe, coi suoi capelli bianchi, gli abiti poco vistosi.
Ma non è ancora tempo per rassegnarsi al tramonto: l'incontro con la fidanzata del figlio, morto in un incidente, e un caso da seguire, avevano aperto in lei una nuova fase nella sua vita, dandole una nuova speranza.
Le parole di Sara comincia con l'immagine di una donna che spia il suo uomo, che ancora dorme nel suo letto, chiedendosi se quello che sta provando è vero amore.
E' Teresa, la bionda, la collega e amica di Sara, la mora, rimasta dentro quell'unità segreta dei servizi e diventata poi il capo, con la morte di Massimiliano.
Quel ragazzo molto più giovane di lei, Sergio Minucci, ufficialmente ricercatore universitario, è uno stagista nel suo ufficio, ed era diventato qualcosa di più di un'avventura di una sera, qualcosa di più pericoloso: è ora però sparito da quella mattina in cui ha lasciato casa sua, senza lasciare alcuna traccia.
Teresa chiede così all'amica Sara di aiutarla nella ricerca, per capire se gli è successo qualcosa e perché.
E per capire, e questa è la cosa più importante, se quel ragazzo è finito nel suo letto per una ragione diversa dai sentimenti.

Si rimette in moto la squadra non ufficiale, con Sara, l'ispettore Davide Pardo, sempre alle prese col suo bovaro, e Viola, che ha reso Sara nonna di un bambino che si chiama Massimiliano, come il “suo” Massimiliano.

Perché – si domanda Sara – Teresa, una persona così fredda, che sembrava incapace di provare emozioni, si è rivolta proprio a lei: il suo sguardo, i suoi gesti tradiscono una tensione che dice più delle parole non dette tra di loro.
Perché le parole di Sara sono come le parole di Teresa: sono “parole che abitavano nel silenzio”.
Chi è questo Sergio Minnucci? Indagando sulle persone a lui vicine, la madre, la fidanzata, vengono fuori due figure completamente diverse del ragazzo: metodico e fedele per la fidanzata, incline al tradimento, viaggiatore e indipendente per la madre e anche per le persone dell'università, secondo cui era anche raccomandato da un politico regionale.
Sergio doveva, all'interno dell'Unità, spiare le mosse di un politico regionale in forte ascesa, Salvatore Tarallo, grazie alle sue politiche aggressive contro gli immigrati.

Attorno a questa indagine si muovono strani e sinistri personaggi: Lembo, un uomo dei servizi, che ha consolidato il suo potere grazie all'arma dei segreti, con cui tenersi a galla ad ogni cambio di stagione.
C'è un uomo in tuta che va a correre nei parchi e che sperava che l'operazione su quel ragazzo si concludesse in modo meno cruento …
In questa storia non è facile capire chi è il nemico da cui guardarsi: non siamo più negli anni passati in cui l'unità si occupava di terroristi e criminalità organizzata “anni in cui era facile individuare il nemico, era colui che piazzava bombe, uccideva magistrati, giornalisti scomodi, politici..”.

A proposito di anni difficili, le pagine del presente si intrecciano con pagine del passato, quando Teresa e Sara, bionda e mora, appena entrate nell'unità, erano entrate in una indagine in cui si erano imbattute in strani incontri tra estremisti di destra e mafiosi. Per fare cosa? Vincendo lo scetticismo dei colleghi maschi, Sara aveva spiegato, in modo freddo cosa si stavano dicendo quelle persone nel bar
«Cosa nostra» mormorò la donna bruna nel buio. 
Tacquero tutti. 
Lei aggiunse: 
«Ci sarà un attentato a Firenze. E il terzo soggetto è Cosa nostra».

Cosa nostra, le bombe della sua stagione stragistica dei primi anni 90.
Personaggi dell'estrema destra che oggi si sono ricostruiti una verginità politica come persone nuove o come imprenditori di successo.
E persone come Lembo, vecchio arnese del mondo dei servizi, con una sua teoria personale secondo cui la crisi delle istituzioni, del paese, sarebbe colpa dei sondaggi:
Si chiama democrazia. Be', avrebbe risposto Corrado, la democrazia è davvero sopravvalutata. Poteva andar bene quando il popolo si esprimeva in libere elezioni, e aveva il tempo di formarsi idee e opinioni e cambiarle in attesa di esercitare il diritto dovere del voto.Adesso, invece, un ragazzetto di ferma per strada con un questionario e tu, incazzato perché non hai i soldi per l'ultimo modello dello smartphone, lo tratti male; e l'indomani un politico tremebondo taglia i fondi per la difesa

Una vecchia inchiesta dei servizi che oggi torna a galla, un politico di destra che cavalca la paura dell'immigrazione, strani personaggi che si muovono attenti attorno alle mosse degli investigatori sulla morte di Sergio: ma in che razza di intreccio era finito dentro, questo ricercatore il cui corpo viene trovato morto, abbandonato per strada?

Le parole di Sara ha superato tutte le remore e i dubbi che mi erano rimasti dal precedente, Sara al tramonto: molto più maturo, molto più complesso come racconto, affronta alcuni temi di stretta attualità, tra cui l'immigrazione e l'industria del crimine che sfrutta di queste persone. Come nel precedente, ci sono momenti in cui De Giovanni si lascia andare cliché e alla commedia all'italiana, momenti perfettamente inseriti nel contesto narrativo.
Ma poi ci sono pagine dove si parla di quel peso che ci portiamo dentro, i sentimenti, i ricordi del passato: il passato di Sara, l'amore che ha vissuto in modo intenso nella sua vita precedente e la sua solitudine, oggi.
Solitudine da cui Massimiliano l'aveva messa in guardia, perché doveva rimanere viva, anche dopo di lui, perché muoiono le persone, non l'amore:
Perché quel giorno scoprirai anche tu di aver bisogno di lei. E in qualche modo mi terrai ancora tra le braccia: e sentirai che muoiono gli uomini, ma non l'amore. L'amore no.Stringimi, Sara. Ho freddo. Tanto freddo.Ed è così buio.

I precedenti romanzi di De Giovanni con Sara
- Sara che aspetta (dalla raccolta Sbirre)

La scheda del libro sul sito di Rizzoli
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