Incipit
La donna invisibile sedeva sulla penultima panchina, la seconda a uscire dal pomeriggio e a entrare la sera.Alla sua sinistra aveva preso posto una coppia di ragazzi, impazienti di pomiciare in libertà. Aspettavano che l'ombra diventasse più fitta e che i bambini smettessero di giocare e rientrassero nelle loro stupide casa, lasciando il campo a chi aveva faccende più serie da sbrigare.
Benvenuta Sara, la nuova
protagonista dei romanzi di Maurizio De Giovanni, che passa a pieni
voti questa prova dell'esordio: convincente nella sua particolarità,
nel suo essere sfuggente e allo stesso tempo magnetico, convincente
la trama e il mistero in cui ci si trova invischiati.
In questo romanzo lo scrittore
napoletano che ci ha accompagnati a spasso per la sua Napoli delle
contraddizioni, dei palazzi dove vive la povera gente e delle ville
dove vive la ricca borghesia elitaria, che vive di relazioni e
amicizie, ha fatto una scelta drastica: mettere in secondo piano la
città e i suoi luoghi caratteristici per puntare il faro sulla
protagonista.
Sara. La donna invisibile.
È lei la luce che illumina la scena,
dall'inizio alla fine: una donna che non esiste, abituata a
mimetizzarsi nell'ambiente, consapevole di quanto sia facile oggi non
farsi notare, con un abbigliamento poco appariscente, con lo sguardo
basso.
“In senso stretto la donna non poteva essere definita invisibile. Se qualcuno si fosse concentrato, se avesse scrutato con insistenza proprio dalla sua parte, forse l’avrebbe notata. Ma la concentrazione in quella città era tanto rara da poter affermare che sì, la donna invisibile era davvero invisibile. Minuta, i capelli grigi che sfioravano le spalle pettinati in maniera anonima, le scarpe basse, il vestito scuro, una giacca leggera, una borsa morbida in grembo, sedeva sul bordo della panchina, coprendo le ultime lettere di una scrittura in vernice che comunque sarebbe stata incomprensibile. La testa era protesa in avanti, verso il vuoto. Non guardare nessuno, e nessuno ti guarderà.”
Ex poliziotta appartenente ad una
sezione speciale dei servizi (di cui era “risorsa preziosa”),
attiva dagli anni della lotta al terrorismo, un'unità che nemmeno
esiste ufficialmente, custode dei segreti dello Stato, nella quale ha
potuto mettere all'opera la sua capacità di decifrare i segni delle
persone, interpretare il labiale, i dialoghi catturati a distanza.
«Qual era il tuo lavoro, di preciso?»La donna ci pensò su prima di rispondere:«Accontentati di quello che ti posso raccontare. Ero in polizia, come sai. Ma non in strada, non mi occupavo di delinquenza comune. Ero … un'amministrativa, in un certo senso. Stavo in ufficio, insieme ai miei colleghi. Noi interpretavamo, cercavamo di decifrare i segni».La ragazza corrugò la fronte, sforzandosi di comprendere:«Che cosa significa “decifrare i segni”?»
“Vaticano” ti ripeto. Stammi a sentire, maledizione. Ha detto “Vaticano”, non “andiamo”. La trascrizione è sbagliata e cambia il senso! Il movimento delle labbra è diverso, vedi?
Un dono, ma anche una maledizione a
volte.
Una maledizione come anche sopravvivere
all'amore di una vita, di quelli per cui sei disposta ad abbandonare
tutto della tua vita, perfino un marito ed un figlio. Un amore
scoppiato a prima vista, quello tra Sara e il suo responsabile dentro
questa unità segreta, i cui ricordi affiorano a brandelli, per dare
un filo di luce ad una esistenza solitaria, passata ai margini del
mondo, cercando di sfuggire ai fantasmi della notte.
Che ne sai, dottore, dei fantasmi? Li riconosci, li hai mai visti arrivare di soppiatto, appena ti addormenti, a rinfacciarti il respiro? O a sollevarsi dalla terra dove giacciono per venire a rimproverarti gli anni felici della tua vita?
Ma la vita, o il destino, hanno deciso
per Sara, questo il nome della donna invisibile, di darle una seconda
possibilità.
Che arriva prima con la scoperta della
maternità della compagna del figlio, Giorgio, morto da poco in un
incidente. Si chiama Viola, questa ragazza, giovane ed ostinata, che
si avvicina a questa donna che fa di tutto per nascondersi, per non
farsi vedere, per conoscere qualcosa del padre di quell'essere che
porta in grembo e che forse non è ancora pronta a far nascere.
Amore mio, se potessi rivelarti quanto è duro in realtà il mio mestiere .. Io e te stiamo gomito a gomito, ma tu scorgi solo la punta dell'iceberg. Di sotto, nel mio schedario, ci sono segreti che sconvolgerebbero l'idea di Stato e di quello che ci circonda..
Ma non è solo Viola a dare una
scossa alla sua vita: da un lavoro come quello che ha svolto per i
servizi non ci si libera mai, anche ora che ufficialmente Sara è in
pensione.
Teresa Pandolfi, una vecchia collega,
la avvicina per affidarle un incarico non ufficiale: dovrebbe
indagare in modo discreto sulla confidenza che un ispettore di
polizia ha fatto (e che è arrivate alle orecchie giuste), circa la
salute di una bambina, Bea, figlia di una ragazza condannata per
l'omicidio del padre, un finanziere molto famoso, Andrea Molfino.
Un delitto che l'ispettore Davide Pardo
ha concluso in fretta: Dalinda, la figlia di Molfino, trovata accanto
al cadavere, sporca di sangue, che non ricordava nulla e che aveva
ammesso l'omicidio. Ma che ora in carcere teme per la salute della
sua bambina, finita in custodia agli zii.
Perché questo scrupoli, perché questo
incarico?
«Capita che degli innocenti finiscano in galera, o che un colpevole la faccia franca. Danni collaterali, certo. E noi dobbiamo rimanere concentrati su un altro, seguendo le nostre priorità. Ma queste conseguenze secondarie alla lunga diventano insopportabili e qualcuno chiede di affrontarle in modo non convenzionale. Per agire in questo senso, però, serve gente in gamba. Anonima. Intelligente. Esperta.»«Sacrificabile» aggiunse Sara sottovoce.
Ecco, Sara è una
persona sacrificabile che saprà fare le scelte giuste quando e se
scoprirà se questa bambina è veramente in pericolo.
Sara, l'anonima
Sara, la camaleontica Sara, capace di apparire dal nulla, di sfuggire
all'occhio delle persone, capace di ascoltare e comprendere una
discussione a metri di distanza (quanto rivela di noi il nostro
corpo!), si troverà nuovamente in azione, assieme proprio
all'ispettore Pardo (e al suo enorme cane, Boris) e alla nuora,
Viola.
Una squadra
investigativa molto poco affiatata, forse.
La freddezza di
Sara, la goffaggine (e anche un po' di pregiudizi) di Davide, il
pancione di Viola.
Ma anche
l'esperienza di Sara, la sua capacità di comprendere se una persona
mente o dice la verità dall'analisi dei gesti.
Il fiuto e il
mestiere dell'ispettore Pardo, che magari sarà anche maschilista, ma
sa come si fanno le domande alle persone.
Infine Viola, che
trova in questa indagine uno slancio per affrontare al meglio la
nascita dell'Alien che si porta dentro (e anche la pesantezza di una
madre snob e assillante).
Un'indagine al
contrario, perché non partirà dal cercare i fatti, ma dal capire se
i fatti noti sono veri:
«I fatti questa volta
li abbiamo e per certi versi tutto quadra. Quello che non torna è
nelle parole e negli atteggiamenti, proprio i segni che io sono
addestrata a interpretare. Perciò devo incontrarli uno a uno, devo
sentirli parlare, meglio ancora se li vedo interagire, i protagonisti
di questa faccenda. Lei mi dovrà accompagnare in un giro turistico,
ispettore. Faccia per faccia, espressione per espressione.»
Un'indagine che sarà un viaggio per i
tre protagonisti della storia: un viaggio dentro questa famiglia, i
Molfino, di cui dominus era una volta il morto, finanziare con pochi
scrupoli e tanti nemici.
Dentro il mondo della finanza e forse
anche dentro la famiglia.
Un viaggio dentro la Napoli della ricca
borghesia, che è un po' una casta chiusa governata dai soldi e dove
chi a chi sta fuori non è concesso entrare e accedere ai suoi
segreti, alle sue relazioni.
Ma è anche un viaggio per conoscersi e
scoprirsi, per Sara, Davide e Viola.
Che metterà a frutto le sue doti di
fotografa, il suo occhio per le immagini.
Sara al tramonto era diversa.Sara al tramonto aveva nel cuore una porta aperta in cima ad una scala a chiocciola, e quella porta era la sua debolezza.
Dimenticatevi Napoli, la Napoli dei
bassi, delle ville dei signori sul Vomero: se non per un accenno ad
una statuetta della Sirena Partenope, nemmeno si capirebbe che la
storia di svolge qui.
Questa volta De Giovanni ha voluto
stupirci con un romanzo dove i sentimenti sono portati quasi
all'estremo, da un eccesso all'altro.
Sara che nasconde la sua bellezza,
celandola al mondo.
Sara e il suo amore assoluto per
Massimiliano, l'uomo della sua vita.
Sara che forse ora avrà la sua seconda
possibilità di redimersi, per non essere stata una vera madre.
Vincere la rassegnazione e salire quella scala a chiocciola.
Ma c'è anche spazio per tutto
l'arcobaleno dei sentimenti che già conosciamo dagli altri romanzi
dello scrittore napoletano: non solo l'amore, ma anche l'odio, il
rancore, la vendetta.
Dentro questo magma s dovranno cercare
le cause dell'assassinio, perché, come racconta il commissario
Ricciardi, si uccide per fame e per amore.
“Sara al tramonto” è un romanzo
prepotentemente femminile, femminile per quella forza che porta
dentro: la forza della speranza, la forza che spinge le persone a
dover fare i conti col proprio passato, per poter guardare in faccia
il futuro.
Benvenuta Sara, è stato un piacere averti conosciuto, spero di rincontrarti!!
La scheda del libro sul sito
dell'editore
Rizzoli
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