Incipit
Doveva essere fuori di sé, il portiere, se Chave, nonostante la distanza che li separava - una porta, una scala, un corridoio -, potè sentirlo gridare al telefono:«Ma è sul palcoscenico, gliel'ho detto!»E magari fosse stato solo il portiere e per quel telefono insistente, che fin dall'inizio continuava a squillare! .. Ma poi, perché il portiere, invece di sgolarsi in quel modo, non staccava la cornetta?
Sicuramente l'eco degli eventi storici
ha influenzato Simenon nella scrittura di questo romanzo
caratterizzato da una pressione che si avverte fin dalle prime
pagine.
Il sospettato è stato pubblicato nel
1938, l'anno dell'annessione dell'Austria da parte di Hitler e delle
leggi razziali in Italia: al centro del romanzo c'è un attentato che
un gruppo di anarchici francesi ha organizzato a Parigi. Far
esplodere una bomba in una fabbrica di aerei e, per portare a termine
questa carneficina, è stato scelto un giovane, il "ragazzino"
Robert.
Di questo attentato arriva voce,
tramite una lettera anonima, la polizia francese, che si mobilita fin
da subito. E anche qualcuno all'interno di questo gruppo, contrario a
queste forme di violenza, che avvisa Pierre Chave, anche lui
anarchico, anche lui francese, scappato dal suo paese per rifugiarsi
in Belgio, a Schaerbeek assieme alla moglie e al figlio.
«.. Pare che Roberto abbia ricevuto l'incarico di far saltare una ..»
Chave era scattato in piedi, minaccioso.
«Una cosa?»
«Una fabbrica, a Corbevoie.. Non mi hanno saputo dire di preciso quale, ma penso che si tratti di una fabbrica di aerei .. E' per questa settimana .. Non so altro ..»
«Roberto? .. Il "ragazzino"?»
«Si ...»
Chave, che ora fa il direttore del
palcoscenico, scrive ancora qualche ospuscolo che poi viene fatto
arrivare a Parigi: conosce molto bene Robert, per averlo ospitato a
casa e soprattutto, comprende l'inutilità di questo attentato
barbaro, che cerca di fermare andando di persona a Parigi per
dissuadere il giovane.
Sa di rischiare molto: non solo è
schedato come anarchico, e si ritrova sotto casa un personaggio
ambiguo come “Il barone”, che si è portato dietro la polizia.
Chave quando è scappato ha pure
disertato dall'esercito, di cui non sopportava più le regole:
attraversare la frontiera, sotto la pioggia, cercando di non farsi
notare dai doganieri, è molto rischioso.
Il romanzo di Simenon a questo punto,
si divide in due: una parte a Schaerbeek, nella casa di Chave, e una
parte per le vie parigine.
Da una parte assistiamo ai tentativi
della polizia belga, avvisata dai colleghi francesi, di convincere la
moglie di Chave, Marie, a farsi dire dove sta il marito.
Avrebbe pianto volentieri, di preoccupazione, di rabbia. Passando davanti allo specchio, tuttavia, non mancò di riavviarsi i capelli e di togliersi il grembiule a quadretti, che gettò in un armadio.
Una donna molto tenace, Marie, pur non
sapendo nulla della missione del marito, è consapevole del fatto che
Pierre abbia in odio qualsiasi azione violente: quando il commissario
le spiega che è imminente un attentato a Parigi, lei risponde
«Meglio così…Se Pierre è davvero a Parigi non ci saranno attentati…».
A
Parigi, seguiamo i movimenti di Pierre lungo che vie che costeggiano
questa fabbrica, in un quartiere che costeggia la Senna.
Era lì per impedire che una bomba scoppiasse e facesse quasi sicuramente numerose vittime. E invece si fermò sul lungosenna, davanti a una grossa chiatta a motore la cui cabina era illuminata, e si mise a pensare alla gente che, all'interno, si stava vestendo in tutta fretta e prendeva il caffè.
Deve guardarsi le
spalle, deve preoccuparsi di ogni sguardo che si soffermi sulla sua
figura troppo a lungo: sa che la polizia ha i nomi di tutti gli
anarchici, sa anche quanto stia rischiando, in anni di carcere, con
una moglie e un figlio malato a casa.
Ma
Pierre Chave è un puro idealista, diventato un leader di questo
gruppo di anarchici dove tutti lo ascoltavano “perché
sapeva parlare meglio di tutti quanti e riusciva a tradurre in frasi
incisive quel che loro pensavano in modo confuso”.
Perché Chave non era capace, anche lui, di fermarsi, di fare come gli altri, di vivere senza pensieri, invece di essere assillato senza sosta dalle sue idee che gli toglievano ogni gioia?
Deve a tutti i
costi fermare Robert, il giovane Robert, sa che è stato plagiato dal
polacco, da K, un misterioso membro del gruppo di origine serba: ma
così si troverà stretto in mezzo alla morsa della polizia, che sta
sorvegliando tutte le strade attorno alla fabbrica, e anche dagli
anarchici dietro la bomba, che non si fidano più di lui.
Era preso in un ingranaggio. A malapena si ricordava come vi fosse caduto dentro, e la recita in teatro, con il tight in grigio e gli scatti d'ira dell'attore francese, gli sembrava lontana.
Si vive una sensazione di perenne
tensione e di continuo movimento, in questo romanzo, che dura lo
spazio temporale di pochi giorni e con un protagonista che è un uomo
con una missione da compiere, guidato da una ostinazione e una
volontà ferrea.
La scheda del libro sul sito
dell'editore Adelphi
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