Il primo lo ammazzarono a bastonate perché aveva citato Spinoza durante un talk show. In effetti da parte del professor Giovanni Prospero era stata un'imprudenza aggravata dal fatto che si era presentato in studio indossando un golfino di cachemire color aragosta.
Immaginatevi per un momento se
l'ignoranza non fosse più un difetto, un qualcosa di cui
vergognarsene (o di cui non andarne fieri), ma invece una virtù da
mostrare e di cui esserne fieri.
Immaginatevi poi se fossero le persone
che hanno studiato, passato tempo sui libri, quelle che si devono
nascondere, perché messe all'indice, indicate come “nemici del
popolo” (sventurato il paese che ha bisogno di eroi e di amici del
popolo).
“Anche gli intellettuali sono il popolo!”.
La regia tornò sul ministro, che sorrise con accondiscenza.
“Il popolo non vive negli attici,” disse, “e non indossa maglioni di cachemire, mio caro. Il popolo lavora e non ha tempo da perdere!”.
Una caccia alle streghe, che porta ad
una vera caccia quando qualcuno passa dalle parole ai fatti: il
professor Prospero è il primo, ucciso a botte sulla porta di casa,
per aver citato Spinoza e aver risposto al ministro dell'interno,
nonché primo ministro dell'interno
Che fare?
Nascondersi, scappare, manifestare apertamente contro questo clima di
odio su cui il ministro, anzi primo ministro dell'Interno getta
benzina tutti i giorni?
La soluzione è creare una lista degli
intellettuali, i radical chic, da proteggere: un censimento che
consenta loro di essere protetti, certo non a costo della
collettività. Saranno loro stessi ad autotassarsi per pagarsi la
protezione dello Stato.
“Certo che è una bella seccatura..”.
L'altra scosse la testa con tristezza: “All'inizio se la sono presa coi clandestini, poi con i rom, dopo è venuto il momento dei raccomandati e degli omosessuali, e ora si mettono ad attaccare gli intellettuali..”.
“Sì, Anna, ma noi che fastidio gli diamo?”
Si, che fastidio danno gli
intellettuali?
Se lo chiede la figlia del professor
Prospero, Olivia, che ha abbandonato gli studi per dedicarsi alla sua
passione di chef a Londra.
Che fastidio davano e danno gli
intellettuali, perché vengono chiamati radical chic? Il padre poi,
la prima di una serie di vittime tra insegnanti e intellettuali, non
era né chic né tantomeno radical.
Inizia così una sua indagine, andando
a frequentare gli amici del padre, alcuni dei quali sì, radical
chic, con la loro insopportabile spocchia. Dai ricordi del passato
emerge anche quel bambino, grasso e sgraziato, che veniva a casa sua
a studiare. Quel bambino che oggi è diventato un potente ministro di
un governo che ha deciso di portare avanti la lotta alle élite e ai
professoroni, rivendicando in modo sinistro perfino la paternità di
quei delitti
“Al cospetto di questa Assemblea e del popolo italiano, dichiaro che io assumo, io solo, la responsabilità politica, morale, storica di tutto quanto è avvenuto. E' tempo di proclamarmi francamente ignorante. Ho sempre detto: prima il popolo italiano. E' forse una colpa? Ma il problema, cari signori dell'élite, è che è stato il popolo, prima ancora che lo dicessi io, a dire 'Basta! La misura è colma'. E' stato il popolo a dire basta con le provocazioni dei radical chic. Il popolo pretende che che i suoi rappresentanti, quelli che elegge e stipendia, parlino chiaro e in modo semplice”.[Dal discorso alla Camera del ministro dell'Interno nonché primo ministro]
Al censimento degli intellettuali, a
cui solo in pochi si sottraggono, seguono altri provvedimenti sul
filone della lotta alla complessità:
La complessità impedisce la verità.La complessità umilia il popolo.La complessità frena l'azione...
A Milano, la città
di Olivia, dove c'erano teatri, ora sorgevano supermercati del cibo
italiano:
La gente mangiava a strafogarsi, poveri e ricchi, erano tutti più interessati a ciò che entrava in bocca rispetto a ciò che ne usciva sotto forma di parole. Perché per mangiare pensare non serve. Forse c'entrava anche questo con l'odio verso gli intellettuali: la cultura non può essere consumata, mentre oggi quello che ha valore deve essere divorato fino alla distruzione ..
Viene istituita una commissione per
togliere dalla lingua italiana i termini complessi, all'interno di un
nuovo ministero della semplificazione: ministero che viene definito
dell'ignoranza, che ha il potere di cancellare dal parlato comune le
parole.
Quelle parole che consentono di
esprimere i nostri pensieri, quello che siamo, quello che abbiamo
vissuto, quello che conosciamo..
Perché questa esigenza di
semplificare, togliere, attaccare la complessità? Perché senza
quelle parole, senza quel “ragionare” (per citare Sciascia),
viene meno il raziocinio, la ragione e così l'uomo diventa schiavo
delle emozioni. Come gli animali che si muovono in sciami, soggiogati
dalla magia di un “pifferaio” che li fa muovere come lui stesso
decide:
"Lei lo sa perché gli intellettuali sono così importanti?".
Lo psicologo non lo sapeva, ma sapeva che era una domanda retorica e che non doveva rispondere.
"E lo sa perché sono così pericolosi?"
Lo psicologo non aveva mai pensato che potessero esserlo. La voce flautata del ministro riprese a vagare per la stanza.
"Perché le emozioni sono facili, elementari. Se impari i trucchi, le puoi governare, mentre i pensieri rimangono liberi, vanno dove dicono loro e complicano le cose. Dove comanda la ragione, la statistica muore".
I romanzi distopici, come quelli di
Orwell (1984) o di Bradbury (Fahrenheit 451) ci raccontano di un
futuro prossimo, un futuro possibile, che di solito è il peggiore
dei mondi possibili.
Quello delle libertà che vengono tolte
un pezzo alla volta, della conformità dei comportamenti, del
livellamento dei pensieri e dei ragionamenti delle persone.
Di felicità a basso prezzo o che viene
ricercata divorando cibo.
Il racconto di Giacomo Papi si muove
leggero nel racconto di questo scenario, usando l'arma dell'ironia e
del grottesco.
Le domande di Olivia, che osserva
sconsolata questa desolazione, sono quelle che ci dovremmo porre
anche noi, che in questo libro ritroviamo tanto del nostro presente:
come siamo arrivati a questo?
Perché gli intellettuali sono così
odiati dalle democrazie distorte, democrazie dell'uomo solo al
comando?
A cosa servono i libri, perché è
importante tramandare, generazione dopo generazione, le nostre
storie, le nostre vite?
La risposta la troverete a fine lettura: per non essere schiavi dello stregone di turno ...
La scheda sul sito di Feltrinelli
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