01 settembre 2020

Chi troppo vuole, di Leonardo Palmisano



Una scoperta improvvisa
Alle sette del mattino, una ruspa affondava la sua mascella dentata nella terra. Liquefatte dagli idranti dei pompieri, con un tonfo le zolle ricadevano e si appiccicavano alle scarpe degli uomini in divisa. Stecchi d’erba bruciata e fili fusi della corrente elettrica si confondevano in un groviglio fumante di plastica e fango.

Se volete comprendere le dinamiche della quarta mafia, la Sacra Corona Unita, in Puglia, le guerre tra i clan, i rapporti con i calabresi delle ndrine e con la politica locale e nazionale, dovete leggere i noir di Leonardo Palmisano.
Quest'ultimo, chi troppo vuole, è il terzo della serie: potete anche leggerlo da solo, l'autore ha messo dei rimandi ad episodi del passato per aiutare il lettore a non perdersi col passato dei personaggi. Ma vi invito a partire dal primo, “Tutto torna”, per passare poi a “Nessuno uccide la morte”.
Tutti e due, con questo, hanno come protagonista un criminale, un bandito vero e proprio, Carlo Mazzacani.
Imponente, gira con una Porsche con cui di certo non passa inosservato, specie con quella sua pelata e i due baffoni spioventi.
Carlo Mazzacani, assieme al suo compare Luigi Mascione, “il gigante”, è stato a capo di una banda chiamata dei “santisti”, staccata e indipendente dai sacristi e per questo avversati.
Attraverso le sue vicende, l'autore di porta dentro le faide tra i boss sacristi, le gelosie dei boss per la conquista del potere, tra criminali senza scrupoli e con tanta voglia di arrivare in cima, poliziotti “sporchi”, ma anche uomini dello Stato “puliti”.

Questo nuovo capitolo della serie comincia col ritrovamento di cinque cadaveri, in una baraccopoli nel foggiano dove sopravvivono (perché vivere sarebbe troppo) dei nigeriani sfruttati nei campi. Baraccopoli a cui qualcuno ha appiccato un incendio.
Cinque cadaveri di cui quattro sono uomini, da identificare. E poi c'è anche il cadavere di una donna, una ragazza dalla pelle ambrata, con accanto un sacco. Dentro, una testa.
E' quella di un altro boss sacrista, Gianni Palano, un uomo del capo della sacra corona Antonio De Guido, ora in carcere. Era stato ucciso in una delle tante faide tra famiglie: il cadavere era stato già trovato, ma mancava proprio la testa.

Cosa significa quel ritrovamento?
E' un segnale che qualcuno sta mandando a qualcun altro?
Se lo chiede alla direzione dell'antimafia regionale, la dottoressa Buonamica, cresciuta in quel territorio, di cui conosce la pericolosità delle mafie (pericolosità passata spesso sotto silenzio, ci si accorge delle mafie solo quando fanno rumore).
Se lo chiede il Questore, se lo chiede perfino il giovane e rampante ministro dell'interno, che è nato proprio a Foggia e che alle forze dell'ordine ha dato una precisa direttiva contro la criminalità: quella della ruspa per abbattere baraccopoli, focolai di criminalità e di illegalità.
Se lo chiede anche il boss della zona di Manfredonia, Filippo Giordano, detto il Tricheco, che proprio in quella baraccopoli “aveva impiantato una florida centrale per lo spaccio di marijuana e una decina di bordelli di ragazze nigeriane.”

Ma la notizia non fa in tempo a raffreddarsi che succede un altro delitto. Un delitto che fa rumore:
La mano del barbone si contrasse sulle guancette di legno della .38 Special. Il calpestio di un paio di scarpe da uomo coprì lo scatto del tamburo. I passi si avvicinavano e il barbone alzò la pistola puntando alla tempia del bersaglio. L’eco del colpo rimbombò nel portico esterno del Consiglio della Regione Puglia.

Un killer uccide il presidente della regione, nonché candidato alle prossime elezioni. Si chiama Marcellino Danza, una lunga carriera di politico alle spalle. E un proiettile in testa, ora.
Assieme al ritrovamento dei cinque cadaveri, oltre quello della ragazza, quello di Danza è un delitto destinato a scuotere le acque.
Perché ora il partito che governa la regione deve trovare un nuovo candidato. E questo significa nuovi giochi di corrente, giochi dentro cui una grande influenza sembra averla la sorella del morto, la contessa Danza, proveniente da una famiglia di massoni. Capace di spostare voti, anche a Roma:
.. il ministro era stato eletto nel collegio nord della Puglia con un’ottima percentuale ed era stato gratificato con un ruolo di prestigio nel governo, proprio grazie all’intercessione della famiglia Danza.

Per capirci qualcosa, la procuratrice chiede aiuto, ancora una volta, ai due banditi, Mascione e Mazzacani. Due criminali, certo, persone che hanno sparato, ucciso, ma che hanno anche un loro codice di comportamento. Due criminali che sono rimasti due cani sciolti, né sacristi, né affiliati ad altre famiglie e nemmeno alla 'ndrangheta, sempre più egemone nelle province pugliesi.

E quel cadavere, quella ragazza trovata morta, racconta qualcosa ai due: si chiamava Paula, era un rumena che era vissuta per anni in un campo rom e che poi aveva iniziato a prostituirsi.
Ma è quel segno lasciato sulla testa che dice qualcosa a Mazzacani:
Grigore è turnato”, disse Mazzacani fissando un punto lontano all’orizzonte.
Cosa vuoi fare?”, domandò il suo secondo. “Prima lu circamu, prima lu citimo.”

Si tratta di un killer che ha lavorato per la famiglia di De Guido e contro cui Mazzacani ha un conto aperto.
Quella di Mazzacani, con l'aiuto del suo amico Mascione, sarà una vendetta contro questo assassino, ma dovranno anche sciogliere il rebus che sta dietro a quelle morti.
Perché dietro il cadavere eccellente del candidato governatore, dietro quei morti fatti trovare nella baraccopoli c'è qualcuno che sta cercando di sparigliare le carte, negli equilibri interni alle famiglie mafiose, per prendersi tutto.
E, come dice il proverbio, “chi troppo vuole..”
Dottoressa, chi troppo vuole...”.
Nulla stringe”, completò la procuratrice e assentì convinta. Mazzacani si grattò la pelata e distolse lo sguardo dalla Buonamica.

C'è dentro tutto il dramma del sud (e forse non solo del sud) in questo romanzo, in cui farete fatica a destreggiarvi tra intrighi, doppiogiochisti, assassini senza scrupoli, una politica capace solo di coltivare il suo giro clientelare che non si fa problemi a raccattare voti anche dove non dovrebbe.
Un mondo senza eroi, nemmeno Mazzacani e Mascione lo sono. Un mondo dove i pochi eroi, come la giornalista di una testata locale, deve rischiare la pelle perché vuole raccontare la realtà criminale che sta attorno.
Quale società non ha bisogno di eroi?”, domandò il medico legale ricordando con un po’ di tristezza una celebre battuta di Brecht.
Teresa Buonamica alzò un sopracciglio e rispose: “Non questa”.

Gli altri libri con protagonista il bandito Mazzacani

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon
La scheda sul sito di Fandango

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